L’opinione/ Dietro il nuovo simbolo di “Sinistra e
Libertà”…
CRISI ECONOMICA E CRISI POLITICA
di Franco Astengo |
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Nel giorno della presentazione del simbolo di
“Sinistra e
Libertà”, lista elettorale che si presenta come novità per la
prossima competizione elettorale europea e con qualche propensione a definirsi
quale soggetto propedeutico per una nuova rappresentanza politica della sinistra
italiana, vale la pena di fare il punto della situazione in atto, magari
ripetendo cose già dette e scritte, ma cercando di sintetizzarle in una pretesa
(probabilmente mal riuscita!) di ragionamento politico: |
1)
La crisi finanziaria avviata ormai da molti mesi a
livello globale, si è ormai trasformata in crisi economica. Una crisi
economica che aggredisce la produzione reale, l'occupazione, la condizione
di vita di milioni e milioni di donne e di uomini in tutti i continenti.
Molti osservatori hanno parlato di fine del ciclo
“liberista” apertosi all'inizio degli anni'80. Forse non è il caso di essere
così drastici, ma è certo che avremo una profonda modificazione della
struttura capitalistica così come l'abbiamo conosciuta negli ultimi decenni.
Si invocano interventi pubblici e ricette stataliste,
anche a livello sovranazionale come nel caso europeo (concorso di una
pluralità di entità statuali diverse attorno ad obiettivi comuni? Insomma,
di nuovo l'Europa “delle Patrie” di memoria gaullista?), e si discetta di
“colbertismo” da un lato, e di riferimenti al
“new deal”.
La sinistra dovrebbe ricordare, a questo proposito, il
ristrutturarsi ferreo delle condizioni di classe, scegliere i propri
riferimenti sociali con grande precisione, attrezzarsi di una progettualità
che attualizzi la parte migliore delle propria storia: dalla programmazione
pubblica dell'economia, al welfare state, all'internazionalizzazione dei
progetti di ammodernamento degli apparati produttivi e delle infrastrutture,
alla pace quale presupposto decisivo per un nuovo ciclo di crescita, alla
difesa dell'ambiente non inteso semplicemente quale valore
post-materialista, alla proprietà pubblica delle grandi
“utilities”;
2)
Il tentativo di concludere l'iter di trasformazione
della democrazia italiana, avviato nei primi anni '90 con il passaggio alla
legge elettorale mista maggioritario/proporzionale, attaccando direttamente
la Costituzione Repubblicana nei suoi gangli vitali dell'assetto
parlamentare: è questa la direzione in cui si muove pesantemente l'attuale
governo, al di là delle battute di cattivo gusto sul voto riservato ai soli
capigruppo, attraverso la modifica dei regolamenti del Senato, l'uso dei
decreti – legge, la modifica del rapporto dialettico Governo/ Parlamento in
una relazione Governo, Maggioranza/Minoranza tale da ridurre le Camere a
solo luogo di ratifica, il definitivo passaggio alla personalizzazione della
politica (che il
PD
avalla attraverso l'utilizzo di un meccanismo di “Primarie
all'Italiana”, complessivamente negativo).
A questo stato di cose l'opposizione non può
rispondere adeguatamente se non risolverà quel problema che, sulle colonne
di “Repubblica”,
Nadia Urbinati
riassume definendo la sinistra come “invertebrata”.
Senza risolvere, cioè, il tema dell'impossibilità di un compromesso sul
terreno della democrazia parlamentare e rappresentativa;
3)
Tutto questo richiede la presenza di una soggettività
politica adeguata, ponendo alla sinistra italiana la questione, appunto, del
“raddrizzare la schiena”. Il
PD
sta tentando, attraverso gli annunci del suo nuovo segretario, di recuperare
almeno rispetto ai disillusi ed ai potenziali astensionisti.
La
sinistra deve, prima di tutto, misurarsi sul merito attraverso proposte
concrete riguardanti la crisi economica e la condizione materiale di vita
dei cittadini (la proposta di sussidio a chi perde il lavoro non è né ”elemosina
di Stato”, né “incentivo al licenziamento”) ma era necessario
analizzarla meglio, riempirla di contenuti, farla diventare strumento di
pressione reale avviando una seria mobilitazione di massa attraverso la
quale accompagnare, anche, il discorso relativo al sindacato ed al tentativo
di isolamento della
CGIL,
verso la quale stabilire relazioni di sicuro confronto politico.
Questo è soltanto un esempio, perché l'idea di una
nuova soggettività politica passa, soprattutto, attraverso il rifiuto di
tentazioni radical - girotondine, movimentiste, facilmente e stupidamente
post – materialiste e l'approfondimento di un recupero della dimensione ad
integrazione di massa, da realizzarsi attraverso lo sviluppo di un progetto
che raccolga la nuova centralità dell'antica frattura “capitale / lavoro”,
intrecciando attorno ad essa le nuove
“issues” emerse dalla divisioni, dalle segmentazioni, dagli
sfrangiamenti derivanti da una società individualistica, consumistica,
dominata da una velocità di comunicazione capace di spazzare via, a tempo di
record, ideali e valori che invece è necessario conservare, arricchire,
rinnovare, non relegare semplicisticamente in una dimensione fatalista-
storicista, ma trasformandoli in opzioni concrete, punti di una grande
battaglia politica da ingaggiare subito.
Savona, 16 Marzo 2009
Franco Astengo
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