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Vado. Il "buco" scoperto dalla guardia di finanza di Cuneo
nella gestione della Fondazione "Giovanni e Ottavia Ferrero"
onlus potrebbe essere solo la punta di un iceberg.
L'inchiesta che ha portato all'arresto dell'amministratore
delegato Paolo Sacchetto, dell'ex presidente del consiglio
di amministrazione Michele Oreglia e del consigliere
Gabriella Costa potrebbe presto riservare altre sorprese.
A partire dalla posizione di altre due persone, al momento
solo indagate, che dovrebbero essere due stretti
collaboratori di Sacchetto. L'accusa che ha portato agli
arresti domiciliari i tre amministratori è la bancarotta
fraudolenta distrattiva e documentale: secondo gli
inquirenti dalla Fondazione sarebbero infatti stati
"dirottati" sui conti degli arrestati sei milioni di euro.
Secondo le ultime indiscrezioni il crac complessivo potrebbe
aggirarsi sopra ai quaranta milioni di euro.
Ma anche sul fronte vadese c'era stato il sentore che
qualcosa non funzionasse nella gestione amministrativa. Il
maxicomplesso di Vado, intitolato "Giovanna Amerio Ferrero",
era stato inaugurato solo due anni fa.
L'obiettivo era creare uno dei maggiori centri del nord
Italia specializzati in malattie geriatriche e morbo di
Alzheimer, in riabilitazione fisiatrica, postraumatica e
neurocardiologica, inglobando anche la casa di riposo
comunale.
Quando la gestione aveva dato i primi chiari segnali di
affanno, l'edificio (cinque piani per 67.800 metri cubi su
un'area di 28mila metri quadrati) era stato ceduto
all'immobiliare Cordea Savills Investment per circa 42
milioni di euro.
Un'operazione che aveva già destato dubbi. Per continuare
l'attività, la Fondazione aveva infatti stipulato un canone
di affitto di circa tre milioni di euro all'anno per cinque
anni.
A destare perplessità non era stata tanto la vendita, che
peraltro andava a coprire quasi tutto l'investimento
effettuato, quanto piuttosto il canone di affitto che la
Fondazione si era impegnata a pagare ogni anno.
All'epoca dell'accordo, nei corridoi della Fondazione era
circolata la stima secondo la quale neppure con tutti i
posti letto occupati si sarebbero potuti accantonare tre
milioni di euro all'anno per pagare l'affitto.
E infatti alla fine del 2008 la stessa Cordea Savills
Investment dovette adoperarsi per individuare, insieme al
Comune di Vado, una nuova società che potesse rilevare le
attività sociosanitarie della Fondazione Ferrero a Vado.
Il Gruppo Segesta, subentrato all'inizio dell'anno, ha
concordato un canone più accessibile.
Nel frattempo ad Alba erano partite le indagini sulla
gestione finanziaria della Fondazione Ferrero, che ha
portato all'arresto degli ex amministratori.
Loro respingono le accuse: «I miei clienti - spiega
l'avvocato Roberto Ponzio, che difende due dei tre accusati
- respingono l'accusa di aver distratto denaro della
Fondazione e confidano di poter chiarire la loro posizione,
fornendo una lettura diversa degli atti processuali.
Per quanto riguarda i compensi dei miei clienti, sono sempre
stati denunciati e su di essi sono sempre state regolarmente
pagate le tasse».
Intanto a Vado il complesso socioassistenziale da poco
rinominato "Centro Vada Sabatia di cura e riabilitazione" ha
ripreso la sua normale operatività sotto il controllo del
Gruppo Segesta.
Anche la statua di Ottavia Ferrero è stata rimossa dai nuovi
amministratori, quasi a voler eliminare ogni traccia della
travagliata gestione della Fondazione Ferrero.
Giovanni Vaccaro
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