Vado ferrero base 1903
 
IL SECOLOXIX
Vado. Il "buco" scoperto dalla guardia di finanza di Cuneo nella gestione della Fondazione "Giovanni e Ottavia Ferrero" onlus potrebbe essere solo la punta di un iceberg.
L'inchiesta che ha portato all'arresto dell'amministratore delegato Paolo Sacchetto, dell'ex presidente del consiglio di amministrazione Michele Oreglia e del consigliere Gabriella Costa potrebbe presto riservare altre sorprese.
A partire dalla posizione di altre due persone, al momento solo indagate, che dovrebbero essere due stretti collaboratori di Sacchetto. L'accusa che ha portato agli arresti domiciliari i tre amministratori è la bancarotta fraudolenta distrattiva e documentale: secondo gli inquirenti dalla Fondazione sarebbero infatti stati "dirottati" sui conti degli arrestati sei milioni di euro.
Secondo le ultime indiscrezioni il crac complessivo potrebbe aggirarsi sopra ai quaranta milioni di euro.
Ma anche sul fronte vadese c'era stato il sentore che qualcosa non funzionasse nella gestione amministrativa. Il maxicomplesso di Vado, intitolato "Giovanna Amerio Ferrero", era stato inaugurato solo due anni fa.
L'obiettivo era creare uno dei maggiori centri del nord Italia specializzati in malattie geriatriche e morbo di Alzheimer, in riabilitazione fisiatrica, postraumatica e neurocardiologica, inglobando anche la casa di riposo comunale.
Quando la gestione aveva dato i primi chiari segnali di affanno, l'edificio (cinque piani per 67.800 metri cubi su un'area di 28mila metri quadrati) era stato ceduto all'immobiliare Cordea Savills Investment per circa 42 milioni di euro.
Un'operazione che aveva già destato dubbi. Per continuare l'attività, la Fondazione aveva infatti stipulato un canone di affitto di circa tre milioni di euro all'anno per cinque anni.
A destare perplessità non era stata tanto la vendita, che peraltro andava a coprire quasi tutto l'investimento effettuato, quanto piuttosto il canone di affitto che la Fondazione si era impegnata a pagare ogni anno.
All'epoca dell'accordo, nei corridoi della Fondazione era circolata la stima secondo la quale neppure con tutti i posti letto occupati si sarebbero potuti accantonare tre milioni di euro all'anno per pagare l'affitto.
E infatti alla fine del 2008 la stessa Cordea Savills Investment dovette adoperarsi per individuare, insieme al Comune di Vado, una nuova società che potesse rilevare le attività sociosanitarie della Fondazione Ferrero a Vado.
Il Gruppo Segesta, subentrato all'inizio dell'anno, ha concordato un canone più accessibile.
Nel frattempo ad Alba erano partite le indagini sulla gestione finanziaria della Fondazione Ferrero, che ha portato all'arresto degli ex amministratori.
Loro respingono le accuse: «I miei clienti - spiega l'avvocato Roberto Ponzio, che difende due dei tre accusati - respingono l'accusa di aver distratto denaro della Fondazione e confidano di poter chiarire la loro posizione, fornendo una lettura diversa degli atti processuali.
Per quanto riguarda i compensi dei miei clienti, sono sempre stati denunciati e su di essi sono sempre state regolarmente pagate le tasse».
Intanto a Vado il complesso socioassistenziale da poco rinominato "Centro Vada Sabatia di cura e riabilitazione" ha ripreso la sua normale operatività sotto il controllo del Gruppo Segesta.
Anche la statua di Ottavia Ferrero è stata rimossa dai nuovi amministratori, quasi a voler eliminare ogni traccia della travagliata gestione della Fondazione Ferrero.
Giovanni Vaccaro