TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni

Seconda puntata/ Loano, Pietra e Borghetto: cosa cambia con i binari a monte

Modifiche al tracciato (e unica stazione)

per scongiurare Sanremo bis

L’Italfer dice: non dipende da noi, ma dalla politica. I danni dei viadotti, non penalizzare il S. Corona e la nuova zona alberghiera. Ecco le alternative possibili  

                  di Filippo Bonfiglietti     

 

Anche quest’articolo è particolarmente indirizzato all’attenzione del ministro Claudio Scaiola, nella speranza che lo legga e che possa aiutare a risolvere i piccoli problemi locali che andremo a descrivere. E questa volta riguarda solo il raddoppio della ferrovia, inclusa la futura stazione di Loano.

La popolazione locale, su questo tema, sembra piuttosto poco informata: qualcuno crede ancora che la stazione resterà dov’è, che il raddoppio sarà fatto nella sede attuale. Qualcuno crede persino che, per lasciare la stazione dov’è, sia possibile far passare la ferrovia sotto il mare, forse memore di un’antica dea che invece di semplificare le cose ha fatto sognare stranezze. Dunque vale la pena di parlarne - e magari di trovare un’alternativa al progetto attuale - prima che il risveglio popolare avvenga in modo troppo brusco.

La premessa coincide con la conclusione dell’articolo precedente: a Loano si devono far fermare tutti i treni, la dimensione del bacino d’utenza lo impone. E’ inevitabile, tanto è vero che accade in aree molto più piccole come Alassio e Finale: se negli ultimi anni questo non è successo, è solo a causa di un errore da correggere quanto prima.

In più, la futura stazione deve essere per quanto possibile baricentrica: per essere raggiungibile a piedi o in bicicletta dalla maggior parte della popolazione. Perché, altrimenti, occorrono mezzi pubblici e automobili. Ma i mezzi pubblici, per servire a qualche cosa, devono percorrere una parte cospicua del territorio ed essere molto frequenti: almeno ogni quarto d’ora, altrimenti non servono a nulla. Quindi un servizio del genere non potrà mai essere organizzato perché i treni, anche quando fermeranno tutti, non saranno mai abbastanza frequenti da consentire agli autobus un numero di passeggeri sufficiente a non viaggiare in perdita. Mentre “molte automobili” equivalgono a “molto traffico” e “molto parcheggio”.

Tutto ciò sembrerebbe logico. E, invece, no: perché il progetto del raddoppio ferroviario, nella Piana di Loano, prevede una stazione e una fermata, ma entrambe decentrate, periferiche e fuori mano: la stazione di Loano all’estremo ponente, vicina al casello autostradale di Borghetto; la fermata di Pietra quasi all’estremo levante, a più di un chilometro dal centro e, per giunta, in cima a un ponte.

La stazione di Borghetto/Loano non accontenterà neppure Loano, né Borghetto - i più favoriti, - perché sarà distante da entrambi. In compenso, Pietra Ligure e Borgio saranno addirittura più vicini a Finale: dove, peraltro non c’è nemmeno l’ombra di un parcheggio disponibile. La fermata di Pietra sarà quasi inutile perché, destinata com’è solo ai pendolari e ai viaggiatori di corto raggio, è tanto lontana dal centro abitato da allungare i tempi di percorrenza oltre ogni logica. Al Santa Corona e al porto si potrà andare solo in taxi. Col risultato di un decadimento del servizio e, per le Ferrovie, di una perdita di clienti e d’immagine: se questo è l’obiettivo …

Ma siccome per noi l’obiettivo è invece l’opposto, allora ci permettiamo di fare una proposta diversa: quella di trovare, alla stazione della Piana di Loano, una posizione migliore. E forse l’abbiamo trovata proprio dietro agli ospedali di Santa Corona, a cavallo tra Loano e Pietra Ligure, a pochi passi dal nuovo porto, dalla vecchia stazione di Pietra, dallo svincolo dell’au­tostrada e dalla zona alberghiera di Loano: una zona alberghiera sempre prevista dai piani regolatori di Loano, mai realizzata finora, ma forse rivitalizzabile dalla futura stazione, se sarà qui.

La stazione potrà essere realizzata all’aperto, in trincea o parzialmente in galleria ma, in ogni caso, semplicemente modificando il percorso del tunnel di Castellaro.

Così la ferrovia potrà essere portata a sfiorare le pendici del Bosco del Principe, (vedere disegno) e fuoriuscire dalla collina per la lunghezza necessaria alla stazione. In una zona pianeggiante e poco costruita, dove potranno essere realizzati anche ampi parcheggi al servizio delle zone meno vicine.

Per essere sicuri di non fare proposte cervellotiche, abbiamo disegnato noi stessi un tracciato possibile, rispettando i parametri delle curve (raggio minimo 2000 metri) e delle pendenze (max 3 per mille), accertandoci che la ferrovia possa passare sotto il Nimbalto e verificando persino le curve di livello. E abbiamo anche sottoposto la nostra proposta all’Ital­ferr di Genova, senza avere nessun riscontro negativo.

Non solo: abbiamo presentato anche un'altra soluzione che, senza cambiare il percorso da noi proposto in zona stazione, suggerisce di modificare il tracciato fuori delle due uscite del tunnel Castellaro, facendo passare la ferrovia in ulteriori gallerie anziché su viadotti, per evitare inutili danni alle zone abitate e coltivate. Ve lo risparmiamo per non complicare le cose. 

Ma la faccenda più strana è che, sebbene tutti coloro ai quali abbiamo mostrato la nostra proposta - inclusi alcuni sindaci - si siano dichiarati d’accordo con noi, nulla è andato avanti: neanche fosse una delle tante fantasie che il Potere finge di appoggiare solo per non deludere chi si è battuto per una causa.

Il direttore delle Ferrovie a Genova ci ha detto che la faccenda è in mano ai politici, ma questi non ci risulta abbiano fatto nulla. Quasi che il progetto approvato soddisfi chissà quali oscuri interessi: dei quali, peraltro, non abbiamo avuto alcun sentore.

A questo punto non avremmo nulla da obiettare, se qualcuno ci avesse dimostrato che la nostra idea non è tecnicamente proponibile: ma nessuno si è preso la briga di farlo, anzi.

Intanto il progetto approvato continua a procedere per la sua strada, per quanto possa essere sbagliato, come se fosse altrettanto difficile da modificare quanto lo è un’opera costruita: quasi che i progetti non fossero fatti solo di carta, proprio per approfondire ogni situazione. Proprio per evitare errori tanto costosi quanto irreparabili.

 Il progetto approvato continua a procedere per la sua strada come se fosse perfetto, come se l’aver costruito a Sanremo una stazione troppo bella, troppo costosa e troppo faticosa da raggiungere non avesse insegnato nulla a nessuno. Come se nessuno - delle persone che contano - abbia mai pensato di fare un viaggio prima a Sanremo e poi a Montecarlo, per constatare di persona la differenza fra una stazione sbagliata e una centrata. A meno che qualcuno l’abbia fatto e non abbia capito la differenza: sarebbe davvero una tragedia. Una tragedia, in ogni caso, meno seria di quella che sovrasterà gli abitanti della Piana di Loano - ma non soltanto di Loano: strano che non si capisca - quando si accorgeranno di essere stati trattati da cittadini di serie B. Chissà perché.

Filippo Bonfiglietti