Tirreno power
vado. Rinunciare a 800 milioni di investimenti e 300 posti di lavoro Â? diretti e indotti è una pillola troppo amara da mandare giù per un sindacato ogni giorno assediato da dipendenti che perdono il posto, precari che non sono confermati, giovani che aspettano il primo impiego. Così ieri, rompendo indugi durati tre mesi, Cgil, Cisl e Uil hanno "sposato" il piano Tirreno Power, che prevede la realizzazione di un nuovo gruppo a carbone da 460 megawatt nella centrale di Vado Ligure e l'incremento della capacità produttiva di energia da fonti rinnovabili in Liguria per altri 180 Mw di potenza (impianti idroelettrici, fotovoltaici, parchi eolici). "Tenuto conto della situazione economica e finanziaria in cui versa la nostra provincia, l'intero Paese e non solo - spiega Fulvio Berruti, segretario Filcem-Cgil -, credo che il sindacato non possa sottovalutare interventi di questo rilievo. Si tratta di affrontare ed approfondire i problemi nelle sedi opportune e con gli strumenti del confronto e della concertazione evitando iniziative isolate ed estemporanee che possono creare effetti contrari a quelli desiderati". Dichiarazione rivolta al segretario regionale dei metalmeccanici Uil, Antonio Apa, che nei giorni scorsi aveva definito "paradossale" l'attendismo dei sindacati savonesi.
L'appello di Berruti - comune a quanto affermato da Congiu (Uilcem) e Pollarolo (Flaei-Cisl) - ha tuttavia come primi destinatari la Regione e gli Enti locali, "a cui spetta, nella piena autonomia decisionale, e nei percorsi previsti dalle normative vigenti, verificare l'attendibilità e la sostenibilità economica ed ambientale del progetto, senza tralasciare nessun aspetto ma valutando la ricaduta occupazionale determinata e oggi sottoscritta da un accordo tra le parti". Enti locali finora impermeabili alla richiesta di "luce verde" inoltrata da Tirreno Power e confortata dal parere positivo con cui la commissione nazionale VIA ha concluso la procedura di valutazione dell'impatto ambientale del Progetto Vado.
"Il piano per la costruzione di una nuova unità a carbone - è la frase chiave del protocollo d'intesa siglato mercoledì e inserito come premessa nel testo di un accordo sulla riorganizzazione del lavoro in centrale - è legato a miglioramenti ambientali e strutturali sulle unità esistenti e ad importanti investimenti sul territorio ligure, in particolare nel settore fonti rinnovabili". Il sindacato, evocando la loro "piena autonomia decisionale", invita gli Enti locali a non rinchiudersi a riccio, ma ad accettare il confronto sui dati oggettivi del progetto, verificando se quanto sostenuto da Tirreno Power in merito ai "sostanziali miglioramenti ambientali" possa corrispondere alla realtà.
"Se mancasse questo presupposto - aggiunge Fulvio Berruti - saremo noi i primi a dichiarare chiusa la partita, ma non ci sembra costruttivo un rifiuto fine a se stesso, senza dare all'azienda la possibilità di dimostrare che si può produrre energia senza aumentare l'inquinamento. Senza contare che è inutile parlare di energia pulita se non si riescono a trovare le risorse per farla e per farne sempre di più. Risorse che Tirreno Power si impegna a rendere disponibili".
Missione impossibile? Come ogni primavera, ci sono le elezioni e l'argomento è di quelli da maneggiare con mille precauzioni. Nel frattempo i sindacati incassano da Tirreno Power una dichiarazione di stima ("si conferma l'alto profilo delle relazioni sindacali in atto") e alcune assunzioni. Si tratta di sei unità che, nell'ambito della conferma degli attuali livelli occupazionali in centrale, entreranno in organico entro il 2009, anticipando l'uscita di altrettanti dipendenti prevista per il prossimo anno.
sergio del santo