Musso si
ribella a Scajola:«Pugnalato alla schiena» |
l'intervista
«Mi vogliono in Europa per bruciare la candidatura a sindaco
di Genova» |
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IL
SECOLOXIX |
Genova. «Io un lavoro ce l'ho e potrei tornare a
farlo, magari anche presto, comunque può
capitare di peggio nella vita che andare a fare
il parlamentare europeo». A Enrico Musso,
docente universitario in aspettativa e senatore,
non è piaciuta per niente la candidatura in
diretta da parte del ministro Scajola agli stati
generali del Pdl, sabato scorso a Varazze. Non
l'ha ancora digerita, e si vede. Si dice
amareggiato.
Perché, senatore?
«Per tre motivi. Il ministro davanti a mille
persone e ai giornalisti dice cose lusinghiere
sul mio conto per spiegare i motivi della sua
scelta e poi di fatto aggiunge che sono inviso
ai dirigenti. Mi dicano un mio comportamento non
leale in questi mesi».
Secondo motivo.
«Faccio il capolista al Senato, lascio
l'università dove qualche riconoscimento lo
stavo ottenendo, lavoro sessanta ore alla
settimana al Senato mettendocela tutta e dopo
otto mesi mi dicono alzati e vattene. Sono
sincero, mi dispiace profondamente».
Terzo motivo.
«Tra le righe, nella scelta di questa mia
candidatura, si legge che io non sono più il
candidato sindaco di Genova nel 2012 come si era
sempre detto. Perchè mi ritroverei nella
condizione di Marta Vincenzi che noi criticammo
dicendo che lasciava a metà mandato il
parlamento europeo per candidarsi a Palazzo
Tursi».
E ora?
«I personalismi in politica devono essere messi
da parte, perchè si gioca in squadra, non sono
contento ma le amarezze, ripeto, le metto da
parte. Ho già chiesto un incontro al ministro
Scajola, al quale esprimerò tutte le mie
perplessità sulla sua scelta che mi riguarda».
Che tipo di perplessità?
«Intanto di tipo tecnico. Non ho una lira e qui
parliamo di una campagna elettorale da un
milione di euro. Io ne ho fatte due in due anni
e sono fuori di 100.000 euro, e non sono ricco,
visto che il mio ultimo stipendio da docente è
stato di 2.900 euro netti. Chi ce li mette i
soldi? E poi ci sono tre mesi di tempo per
battere un collegio di 13 milioni di persone
dove nessuno mi conosce e dove il sistema delle
preferenze necessita di arguzie politiche che
non fanno parte del mio bagaglio di capacità. E
infine la gente di Musso potrebbe anche
stufarsi».
Cosa significa?
«Non vorrei fare la parte del candidato a tutto,
Scajola ha fatto il miglior gioco di squadra
possibile e glielo riconosco, ma il rischio è
che gli elettori, perchè spesso si banalizza,
pensino che Musso non sia mai contento e che il
partito non abbia nessun altro da candidare, e
non è così. Occorre cercare tra la gente, come è
stato fatto con me, non è che all'inizio di
questa storia io mi sia presentato dicendo
voglio fare il candidato sindaco, me lo hanno
proposto loro».
Inviso ai dirigenti. Come se lo spiega?
«Mah, si dice che non siano piaciute le mie
posizioni sulla moschea a Genova. Ma io ho detto
semplicemente che la moschea si può fare con
tutta una serie di garanzie, proprio come è
scritto nella carta dei valori del Pdl. Sono io
fuori linea? C'è dell'altro, è chiaro».
Cosa?
«Qualcuno evidentemente è andato da Scajola a
chiedere la mia testa, peccato che il ministro
non sia certo uno che si fa condizionare,
l'amarezza è dovuta al fatto che chi mi ha fatto
dei sorrisi in faccia, poi mi ha pugnalato alle
spalle».
Si era parlato di lei anche per le regionali.
«Ho sempre spiegato che una candidatura di quel
tipo non esisteva, non vorrei andare ora in
Europa così come l'anno prossimo in Regione».
Eugenio Agosti
agosti@ilsecoloxix.it
03/03/2009
perplessità e accuse È una campagna
elettorale
da un milione
di euro. Non sono ricco: chi ce li mette i
soldi?
enrico mussosenatore Pdl
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