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Liberiamoci dal debito

di Richard C. Cook

(Traduzione di Marco G. Pellifroni)

A proposito di debito eterno, Richard C. Cook ha pubblicato su Globalresearch* un articolo che merita di esser divulgato, e avanza due proposte per liberarcene, che riecheggiano quanto scritto a più riprese su queste stesse pagine. Ne riporto la traduzione, quasi integrale.



Richard C. Cook

Il budget per il 2010 del Presidente Obama ha attirato molta attenzione. 1.75 trilioni di dollari? Non si tratta di spesa pubblica, ma di nuovo debito pubblico!

Un buon misuratore della politica tributaria sono le entrate fiscali del governo federale. Si prevedono introiti nel 2010 pari a $ 2.19 trilioni, il 13% in meno dell’anno prima, a causa della recessione. Con i titanici salvataggi bancari e il programma di stimolo all’economia di $ 787 miliardi, le uscite nel 2010 sono stimate sui $ 3.94 trilioni: un incremento del 33% rispetto al 2008.

In aggiunta c’è l’interesse che i contribuenti devono pagare sul debito pubblico, che raggiungerà probabilmente i $ 600 miliardi nel 2010 [in Italia siamo sugli € 80 miliardi]. Per inciso, quasi il 100% del nuovo debito pubblico è finanziato da stranieri, specie dalla Cina.

Ma non preoccupatevi, il programma di stimolo avrà successo, e l’economia riprenderà a crescere. L’HA PROMESSO IL GOVERNO! Il budget di Obama prevede un forte  rilancio dell’attività economica entro la fine del 2009, con una crescita del PIL dell’1%. […]

Il budget prevede una crescita senza interruzioni, con proiezioni sino al 2019, quando il PIL sarà di $ 22.86 trilioni, ossia il 61% più alto del 2008. Torneranno giorni felici!

Perciò dormi tranquilla, America. È ufficiale. La recessione in cui ora ci troviamo finirà presto e sarà l’ultima.

Questo significa che la finanza sarà presto messa a posto, un sacco di nuovi posti di lavoro saranno disponibili, i mutamenti climatici e la siccità saranno vinti, il budget governativo avrà la giusta dimensione e sia l’America che il mondo saranno contenti e in pace. Tutto questo grazie alle decisioni che l’amministrazione Obama sta prendendo, con l’approvazione del Congresso nel corso di queste critiche settimane.

Ma si profilano parecchie nuvole all’orizzonte. Ne menzionerò un paio.

La prima è che, secondo Thomas Ferguson, economista dell’Università del Massachusetts, che ha parlato lo scorso weekend a New York alla Conferenza Nazionale sull’Economia, i salvataggi bancari di Bush e Obama da soli causeranno un aumento permanente degli interessi sul debito pubblico di $ 100 miliardi l’anno per sempre. Vale a dire che ogni americano pagherà, nel corso della sua vita, oltre $ 20.000 per riscattare le banche dai loro cattivi prestiti. Se mettiamo questa cifra in prospettiva, ciò equivale a 2½ anni di rette universitarie in un’università statale, che saranno invece devolute al governo cinese o a qualche altro investitore straniero.

Sì, America, questo è proprio ciò che il governo eletto ha appena deciso che voi farete.

La seconda nuvola è che gli USA non hanno avuto praticamente nessuna crescita dell’economia dai primi anni ’70, in quanto è da allora che noi viviamo in un’economia di bolla. Infatti, la maggior parte del la nostra produzione industriale è rimasta piatta o è declinata. Intere industrie, come quella dell’acciaio, sono oggi l’ombra della loro passata grandezza. L’industria dell’automobile è tenuta in vita artificialmente. Abbiamo importato enormi quantità di capitali cedendo in cambio i nostri immobili e le nostre aziende.

Fino all’anno scorso la maggior crescita industriale è stata quella della finanza, che ha prodotto profitti per oltre $ 500 miliardi nel solo 2006. In sostanza, gli USA hanno sostituito al lavoro per vivere la manipolazione del denaro e l’estrazione di interesse, sia prestandolo che affidandone il prestito e l’investimento al brokeraggio straniero. Per arricchirsi, i finanzieri, col robusto appoggio del governo, hanno creato la bolla delle fusioni/vendite societarie negli anni ’80, la bolla di Internet negli anni ’90, e infine quella immobiliare, azionaria, degli hedge fund e dei derivati del presente decennio.

In tutti questi anni, li governo federale e le varie amministrazioni statali e locali hanno cercato di tenersi a galla tassando qualunque transazione finanziaria su cui potevano metter le mani, inclusi gli aumenti delle tasse di proprietà sui valori gonfiati delle case familiari. Ma oggi, con lo sgonfiamento dell’ultima bolla, la base della tassazione sta svanendo. Così i governi, insieme al settore privato dell’economia, che ha vissuto di capital gains in assenza di redditi da lavoro, sono finiti a terra anch’essi.

Il piano di rilancio dell’economia del Presidente Obama, insieme al budget appena annunciato, è un tentativo di sostituire una bolla del governo federale a quelle private recentemente scoppiate. Al pari di quelle private, anche questa è una bolla basata sul debito. Ciò in quanto il debito è l’unico strumento che tutti negli USA riescano a immaginare quando si tratta di emettere denaro nazionale. Non se ne discosta neppure la banca federale di $ 5 miliardi per le infrastrutture proposta dal Presidente per prestiti ai governi statali e locali. Questa banca offrirà probabilmente tassi di interesse più bassi dei bond, ma costituirà comunque un debito.

C’è stato un tempo nella storia degli USA in cui erano note altre forme di creazione del denaro; ad es. durante la Guerra Civile, quando il Congresso autorizzò il Presidente Lincoln ad emettere direttamente i Greenbacks [dollari governativi, anziché privati]. Le banche odiavano i Greenbacks, naturalmente, cosicché esse riuscirono a convincere il Congresso a promulgare i National Banking Acts del 1863-64, che furono il preludio al Federal Reserve Act del 1913. Oggi, la creazione di fondi mediante moneta del tipo dei Greenbacks a disposizione del governo federale è uno dei primi dettami dell’American Monetary Act stilato dall’American Monetary Institute (www.monetary.org).

Un’altra strada per introdurre denaro libero da debito è mediante un dividendo, come l’Alaska Permanent Fund, che nel 2008 ha versato ad ogni residente la somma di $ 3.269, esentasse, ricavati dalle entrate statali sull’estrazione di materie prime. Non c’è nessuna ragione per cui un analogo dividendo non possa essere pagato da ogni stato o dal governo federale.

I Greenbacks e programmi come quello dell’Alaska fan parte di quella che io chiamo Economia dei Dividendi. Per questo ho proposto il “Piano Cook”, che consiste in un sistema di voucher per i bisogni primari in ragione di $ 1000 mensili per ogni adulto che ne faccia richiesta. Per i bambini il voucher dovrebbe essere di importo ridotto. […]

In questo modo verrebbero messi in circolo oltre $ 2,5 trilioni liberi da debito durante il prossimo anno, in quanto con il “Piano Cook” il dividendo sarebbe pagato direttamente dal Tesoro senza doverselo far prestare, e sarebbe esentasse. Non avrebbe neppure effetti inflazionistici, in quando andrebbe a sostituire il denaro prestato dalle banche e corrisponderebbe a nuove merci e servizi prodotti all’interno del ciclo economico USA. Come risultato, assisteremmo ad una rinascenza delle attività economiche locali e regionali che alla fine trasformerebbero anche l’economia nazionale.

Potreste chiedervi: non staremmo forse “regalando soldi”? La mia risposta è che se le banche possono creare denaro dal nulla per darlo in prestito, non si vede perché il governo non possa crearne direttamente per la gente. Lo stesso vale per i trilioni di dollari che il governo sta prendendo in prestito per pagare le banche al fine di rigonfiare la bolla economica. Li si dia alla gente, invece. Guardate al piano di stimolo economico di Obama: equivale a $ 225.000 per ogni nuovo posto di lavoro che spera di creare e che probabilmente non creerà. Anche questi soldi, distribuiteli alla gente. Lasciate che la gente usi i soldi come un dividendo con cui vivere durante questa emergenza, creando al tempo stesso nuova occupazione.

 

                                                                                                                  2 marzo 2009

 

* Richard C. Cook è stato analista del Governo federale. È autore di un libro sulla riforma monetaria e può esser visitato sul sito www.richardccook.com.