Ero convinta che la chiave della
democrazia fosse l'argomentazione e invece puoi argomentare
finchč vuoi, che nessuno si preoccupa nemmeno di ascoltarti o di
smentirti. La realtā urbana che ci circonda non č impastata col
pensiero, l'immaginazione, un'idea che la tenga insieme ma fatta
di pezzi assemblati, fatti per accontentare Tizio e Caio o per
soggiacere al ricatto di Sempronio. Non c'č regia. E non ci sono
mai responsabili. Credo che per sovvertire il sistema occorra
partire dal dove e dal chi. Qualcuno disse che la politica si fa
nei corridoi ed č qui che comincia lo sfascio. Nč corridoi, nč a
mezzavoce, nč con trattative separate, dove si dice a Tizio che
verrā accontentato contro Caio e a Caio che verrā accontentato
contro Tizio e a Sempronio si dice che sia Tizio che Caio sono
degli imbecilli ma imbecilli votanti e bisogna dargli un
contentino ma il vero vincitore della faccenda sarā proprio lui:
Sempronio, a patto che finanzi la campagna elettorale. E chi
perde č la cittā. Insomma, si crede e si fa credere che mediare
tra le parti si faccia prendendole sottobraccio una a una e non,
come buon senso vorrebbe, radunandole tutte in un luogo, che non
potrā essere un corridoio, e lė dare la stura al confronto
pubblico, trasparente, diretto. Cosė deve funzionare una
mediazione virtuosa, diversamente č solo drammaticamente e
dalemianamente inciucio.
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