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Abbiamo ricostruito cosa è accaduto da giugno ad oggi nella Baia del Sole

Melgrati fa lezione ad Avogadro?

I due galli, un solo pollaio

La piaga dei “vu cumprà” nasconde anche la lotta sul futuro scettro da sindaco

di Luciano Corrado



Alassio: due foto a confronto. La prima, il lungomare Ciccione, alle 10,45 di domenica primo febbraio 2009. Ambulanti abusivi, vendono, contrattano, offrono, espongono. Sotto, foto d'archivio L'Annuario del 1996. In azione il "duo Roberto", il primo a sinistra (Socco) ex assessore alla Cultura, ex leghista, ex alleato di Avogadro, senatore e sindaco. Significativo il titolone del manifesto: "La festa è finita". Si erano sbagliati. Ad Alassio la "festa continua".






Alassio  - La rappresentazione “teatrale” va in scena in uno dei periodi più drammatici e difficili del dopoguerra. La “crisi”, la recessione economica, rischiano di gettare sul lastrico un numero imprecisato di cittadini, di famiglie, di attività commerciali grandi e piccole, di aziende. I sacrifici di una vita di lavoro.

Ma il tema dominante, ad Alassio, è un altro: <L’ira di Melgrati contro la Lega>. E la minaccia, sempre a titoloni di giornale: <Faccio a meno del Carroccio nella mia maggioranza. Avogadro ritiri le critiche sui “vu compra”…Siamo il Comune in Liguria con il maggiore numero di sequestri di merce contraffatta, a testimonianza che combattiamo questo fenomeno con tutte le forze disponibili>.

La cronaca dei fatti. Il 4 marzo 2009, un due colonne, riportava la presa di posizione di  Roberto Avogadro con questo titolo: <Passeggiata invasa da abusivi>. Alcune righe: <La passeggiata Ciccione è diventata un suk multietnico – denuncia Avogadro - , si tratta per caso di un mercatino estemporaneo entrato a far parte del folklore locale? Sono costantemente dai dieci ai quindici venditori abusivi che allestiscono quotidianamente i loro banchetti in quel tratto di passeggiata, nella pressoché totale indifferenza delle forze dell’ordine. Le mercanzie variano dai capi di abbigliamento, ai giocattoli, ombrelli, borse, occhiali, orologi. Una situazione intollerabile – concludeva l’ex sindaco ed ex senatore della Lega Nord – perché in questo modo si calpesta le legalità, si tollerano comportamenti illegali, si lascia passare il messaggio che ad Alassio tutto è consentito, oltre ad essere una concorrenza sleale con i commercianti che lavorano onestamente, infine ne va di mezzo l’immagine turistica>.

Roberto Avogadro ha fotografato, senza particolare enfasi, la parte esteriore, visibile di una realtà quotidiana. Il mondo degli ambulanti abusivi e in estate pure dei massaggi abusivi sulla spiaggia. Il tutto si trascina da anni, ad Alassio più che altrove, per la semplice ragione che la stagione di lavoro è più lunga, c’è una clientela più qualificata. C’è più lavoro, reddito, anche per i “vu cumprà”.

Trucioli Savonesi, in almeno tre circostanze, aveva documentato, con un “viaggio”-inchiesta lungo spiaggia, cosa accadeva. Aveva ascoltato la testimonianza di alcuni bagnini che avevano descritto, non immaginando di parlare con un cronista, ciò che accade da tempo, chi sono i protagonisti, chi sono gli acquirenti.

Ora che ci avviciniamo ad alcune scadenze elettorali, che è tornato sulla scena pubblica e politica alassina un esperto di “crociate leghiste”, come Avogadro, interessato a riconquistare la carica di sindaco nel 2010, il megafono aumenta la potenza. C’è l’assalto all’arma bianca.

Avogadro ha lamentato, con un piccolo spazio di cronaca, un problema che esiste, si trascina irrisolto. Non l’ha approfondito in tutte le sue sfaccettature. Si è limitato a fotografarlo. E’ nel suo diritto. Perché dovrebbe tapparsi la bocca? Mettere la sordina. Non ha accusato tizio o caio. Ha messo il dito sulla piaga, nonostante Alassio sia la cittadina balneare che conti il maggiore numero di forze dell’ordine: comando compagnia carabinieri, commissariato di polizia, vigili urbani, Capitaneria di porto e fino a tre anni fa sede di Brigata della Finanza.

Oggi succede che le pattuglie in divisa – come è facile constatare – quando perlustrano il centro storico, il lungomare, evitano addirittura di percorrere la passeggiata Ciccione, per un motivo molto semplice. Evitare che il cittadino veda l’impotenza dello Stato.

Senza salire in cattedra, basterebbe un servizio preventivo in quella zona. Una pattuglia, un vigile in divisa che faccia da dissuasore, prima che quei poveri disgraziati, magari sfruttati da mafie varie ed organizzazioni criminali, italiane e straniere, possano depositare mercanzie.

Non serve attribuire colpe all’assessore di turno, al comando vigili, ai carabinieri, alla polizia. Si tratta di prendere atto, come ha fatto pubblicamente Roberto Avogadro, evidenziando la palese e pubblica illegalità.

E’ l’abitudine italiana di chiudere un’occhio, mentre in altre democrazie si rafforza la legalità come strumento di civiltà, di crescita sociale.

Il sindaco Melgrati avrà ragione quando fa presente l’alto numero di sequestri, ma cosa c’entra col fatto che l’abusivismo resta un poco invidiabile biglietto di visita, una concorrenza sleale, un moltiplicatore di illegalità? Avogadro doveva stare zitto? Ubbidire all’ordine di scuderia che i problemi “scomodi” non esistono, importante sono gli annunci? Apparire belli, i più bravi, i primi della classe.

Il dubbio è che la presenza di Roberto Avogadro cominci a dare fastidio. Anche con battute alla Melgrati del tipo: <Da otto anni è in Toscana, ha disimparato a fare politica>. E se fossero di troppo due galli nel pollaio? I loro duelli  del resto sono di vecchia data. La pacificazione fu di convenienza, già in allora, quando Melgrati era assessore ed il giovane Avogadro sindaco.

Avogadro non sarà maestro di “toni pacati” (Trucioli ha già documentato nelle settimane scorse le sue pirotecniche sortite parlando di Albenga, degli extracomunitari, persino della fede cristiana e mussulmana), ma su questa strada ha incontrato un Melgrati “invincibile”, fatica soltanto al cospetto di Angelo Vaccarezza. Per ora vincitore, da vero professionista della politica. 

Il muretto di Alassio - Altro - 2005 - Altro - Foto varie - Canon EOS 300D
Il muretto di Alassio


Il sindaco Melgrati alle selezioni dell'Isola dei famosi

Va di moda avere la memoria corta, o semplicemente dimenticare. Forse è utile riproporre un revival sul “problema abusivi”, ad  Alassio, dall’estate scorsa ad oggi.

Esordio con clamori da cronaca nazionale, Rai compresa, con la notizia: <Melgrati sulle orme di Cacciari (sindaco di sinistra a Venezia): stop agli ambulanti con borsoni>. E giù i dettagli: <Il Muretto di Alassio come San Marco ed il budello come le calli veneziane. Nelle prossime settimane Melgrati ad annunciato di adottare un’ordinanza del tutto simile a quella emanata dal sindaco Cacciari che vieta non soltanto il commercio ambulante nel centro storico, ma anche chi entra con in spalla un borsone pieno di mercanzia. Il sindaco Melgrati ha subito consegnato l’ordinanza al comandante della polizia muncipale Fabrizio Pampararo>.

Era seguita una dichiarazione dall’assessore al Bilancio, Fabrizio Calò: <La situazione ad Alassio è diventata intollerabile e penalizza fortemente i commercianti, oltre ad infastidire i cittadini. Non possiamo tollerare un protarsi di cose di questo tipo>.

La sincera conferma dei reportage di Trucioli Savonesi, su spiaggia e lungomare. <Siamo arrivati al punto – rincarava Il Secolo XIX – che alcuni extracomunitari girano per le spiagge e la passeggiata con vere e proprie bancarelle dotate di ruote, tanto che la commissione di sicurezza ha suggerito di multare pesantemente anche i clienti>.

Tra l’altro, a Trucioli erano pervenute foto che ritraevano il primo cittadino sulla spiaggia di levante, in costume da bagno, mentre “osserva” venditori e massaggiatrici al lavoro. Non era il caso di farne uso, perché non era sicuramente il solo pubblico amministratore di Alassio a trovarsi in quella condizione ed era pretestuoso metterlo alla “berlina”.

Semmai se alla pratica degli annunci-spot, roboanti, seguisse un po’ più di coerenza e risultati concreti, o magari pubbliche ammissioni di impotenza, non guasterebbe; ne guadagnerebbe la ormai ridotta ai minimi credibilità della politica.

Altro motivo di cronaca e di zuffe spettacolari. Il 29 giugno 2008, esplodono, non solo ad Alassi, le polemiche sull’esplosione dell’abusivismo commerciale, lungo gli arenili e nei centri storici. Arrivano puntuali i titoli. La Stampa: <Via alle retate di vu cumprà- Piano della prefettura con polizia, carabinieri, guardia di finanza, vigili urbani in prima linea. Giro di vite in tutta la provincia. Controlli sistematici su spiagge e litorali. Alassio in prima linea con Melgrati…>.

Ad Agosto scoppia una feroce ritorsione nei confronti di uno “sconosciuto” esponente alassino di Alleanza Nazionale.

Ci pensa Roberto Socco, presidente del Circolo Adelasia di Alleanza Nazionale. Socco spara cannonate contro Fabio Lucchini, ingenuo cittadino che credeva che in Italia si possa sempre dire la verità. <Lucchini si ritenga esautorato dal rappresentare An nella Commissione sicurezza del Comune di Alassio – sanciva Socco>. Motivo? <Lucchini fa parte di una commissione nominata da me. Consegnando le firme della petizione popolare al prefetto ha sfiduciato non solo il sindaco, ma anche i vertici di carabinieri e polizia>.

Il sindaco Melgrati calcava la mano: <Se Lucchini ha manie di protagonismo (ad Alassio sarebbe interessante stilare la classifica tra i “campioni del protagonismo”  ndr) si presenti alle prossime elezioni>. E il leghista della prima ora Corrado Barbero: <Ci dissociamo dalla raccolta di firme, pur restando vigili, attenti, sul problema dell’abusivismo commerciale che è esteso a tutte le città balneari…>.

Il Secolo XIX del 12 agosto 2008, appena un colonna: <Cinquecento firme contro gli abusivi>. Riconoscendo: <Si sia trattato di un successo plebiscitario quello raccolto da Fabio Lucchini, vice presidente della Commissione Consulta Extraconsiliare “Sicurezza Ordine Pubblico e contrasto al Commercio Abusivo>.

Tra i firmatari albergatori, bagni marini, commercianti, esercenti, delusi ed esasperati <a fronte di lecite attese di tutela che ormai sono da troppo tempo disattese>.

Era vero o era falso ciò che esprimevano i sottoscrittori alassini? A chi dava fastidio la semplice verità? Chi temeva il malessere ed il malumore?

Ci sono le firme di Biagio Murgia, responsabile sicurezza di An e di Roberto Socco. Cosa dicevano? Lucchini ha agito a titolo personale. Le 500 firme non sono inventate, non sono apocrife. Tutto esatto, ma Lucchini ha sbagliato a presentare l’iniziativa come attivista di Alleanza Nazionale. Ha sbagliato a non premettere che, scriveva Murgia <ad Alassio c’è un vasto territorio ed un numero limitato, insufficiente di uomini e di mezzi, come tutti sappiamo, comunque l’impegno profuso da tutti contro il commercio abusivo  presto dara nuovi frutti nell’interesse e nel bene della collettività>.

Più duro Socco. Il problema abusivismo è davanti agli occhi di tutti, da anni, ma Lucchini è  colpevole  di <aver carpito la buona fede dei firmatari, perciò si ritenga immediatamente esautorato da rappresentante di An nella Commissione di sicurezza del Comune di Alassio. La mancata assegnazione di uomini e mezzi impone di essere tutti grati agli sforzi compiuti fino ad oggi da carabinieri, polizia e vigili urbani>.

Fabio Lucchini messo alla berlina anche da altri componenti della commissione di sicurezza e con pubbliche dichiarazioni di disistima da parte di Aldo De Michelis (Lega Nord), Franco Verdello (Forza Italia). Sono seguite chilometriche righe di accuse, contraccuse, polemiche dove si parlava di “artate inesattezze”, di “abile astuzia”, di “notizie imprecise e dovere morale”, di “azione diffamatoria e denigratoria”, di “ricatti politici”, di “prepotenze”, di “farneticanti dichiarazioni”.

Fino all’ultimo spartito del melodramma alassino, assai poco spartano. Con la sconfitta della legalità, il dilagare dell’abusivismo sulla Passeggiata Ciccione e non solo. La medicina più efficace è far tacere Avogadro? Non far sapere…

Le solite facce estive di “vu cumprà” ti fermano, offrono, contrattano, insistono. Non accade solo ad Alassio. Finale ha un altro primato. Con l’esploit di Sanremo, nel centralissimo corso Roma, quello del Festival, delle dirette televisive, del Casinò.

Illegalità come cancro  sempre più profondo della società italiana, alla stregua dell’evasione fiscale, della cecità di una casta che pensa prima di tutto a conquistare poltrone per arricchirsi, mentre milioni di cittadini sono costretti a tirare la cinghia. Mentre crescono le ingiustizie, grandi e piccole, che ci pongono tra i fanalini di coda nelle classifiche mondiali. Ecco perché sono “utili” le distrazioni!

Luciano Corrado