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Per non voler controbattere a dichiarazioni rilasciate sugli organi di stampa da politici e amministratori di Enti Pubblici, anche dopo le disposizioni Ministeriali, sul progetto Margonara, da sole, testimonianza di ottusità, di mancanza di etica pubblica, di un grave atteggiamento irrispettoso verso Enti sovra ordinati e specchio di un momento “oscuro” della vita politica in generale: ho voluto, dopo molti miei articoli sull’argomento, scrivere una fiaba.

       STORIA DI UNA MADREPORA SAVONESE

di Antonia Briuglia

 


Disegno di Serena Salino

Era partita involontariamente, attaccata alla chiglia di una nave proveniente dai Tropici e diretta nel Mediterraneo. Non sapeva dove era diretta di preciso, ma si sarebbe accorta ben presto che la temperatura delle acque non sarebbe stata più quella del luogo dove era nata  e si sarebbe dovuta adattare.

Cominciò così la storia di Oculina, una madrepora: una delle settecento specie che popolano i mari tropicali e che offrono ospitalità e cibo a miliardi di esseri marini.

Opalina era nata proprio in una stupenda barriera corallina ed era rimasta attaccata al padre polipo principale finché, come tutti i figli diventati grandi, era diventata autonoma e in grado di badare a se stessa.

Era proprio quando, insieme ai suoi numerosissimi fratelli, cominciava a gustarsi le gioie della vita che, vittima della sua insaziabile curiosità, rimase catturata da un grande piroscafo, e il suo viaggio cominciò.

Un viaggio lungo e faticoso ma Oculina era robusta, riusciva a sopportare il violento impatto delle onde e anche il calore del sole che riscaldava il metallo dello scafo. 

Dopo giorni e giorni di viaggi, improvvisamente la nave rallentò, cambiò il suono dei motori, fece un largo giro e Oculina si sentì risucchiare da un vortice, ritrovandosi sulla superficie di un piccolo scoglio in parte sommerso.

Non era male quel posto, ormai si era adattata a quelle caratteristiche ambientali ed era diventato il suo habitat. Lunghi  anni erano occorsi perché Oculina avesse figli e questi, a loro volta, formassero una colonia, molto più piccola di quella che aveva dovuto abbandonare nei Tropici, ma ugualmente utile e bella.

I piccoli scogli erano vicini a una spiaggia e, nelle stagioni calde, i bagnanti si potevano vedere e sentire, quando andavano a tuffarsi proprio vicino al luogo dove lei e la sua colonia viveva.

Sopra lo scoglio più grande riusciva anche a intravedere un’edicola con una figura bianca, immobile, con lo sguardo rivolto al mare. 

 Bastava immergersi poco al disotto della linea di minima marea, per vedere le ramificazioni più delicate e belle di Oculina, le strutture più esili ed eleganti del suo corpo, le più stravaganti forme che madre natura, anche in questo mare, aveva saputo creare.

Bastava immergersi in quello specchio di mare per vedere come branchi di peschi avevano trovato uno straordinario equilibrio ambientale.

Qualcosa, però, doveva cambiare.   

IL TORMENTO E LE BATTAGLIE DI OCULINA

 

 

Oculina non sapeva nulla di grattacieli e di porticcioli turistici, non conosceva le archistar e non poteva immaginare che ciò che aveva costruito, nel fondo di quel suo nuovo mare, avrebbe dovuto, per volere degli uomini che abitavano sulla costa, lasciare il posto a una torre alta 120 metri a forma di strana “banana”.

Gli uomini preparavano progetti, promuovevano contatti, imbastivano accordi, presentavano “rendering” affascinanti per dire che le cose non potevano rimanere così: che quel suo mare non valeva quanto un progetto di svariati milioni, che quel suo mare non valeva poi così tanto da essere difeso.

Oculina , non sapeva cosa stava succedendo, neanche che la città si sarebbe divisa e che il suo mare, il suo scoglio sarebbero diventati un simbolo delle lotte ambientaliste di mezza Italia.

Vedeva, stupita, ogni tanto, gruppi di giovani stendere grandi teli bianchi con grandi scritte accanto all’edicola di quella piccola figurina bianca. Ogni tanto qualcuno di loro le nuotava accanto per non lasciarla sola, ma il tormento di Oculina era profondo. Sembrava che i potenti non sapessero della sua esistenza laggiù, e che ignorassero quale importanza questo potesse avere per quello specchio di mare.

Non era proprio così.

Oculina aveva, tra gli uomini, molti amici a difenderla e, per questo, oggi sembra che quell’enorme colata di diciassettemila metri quadrati di cemento, che avrebbe soffocato il suo habitat, non si possa fare più.

Resterà sulla carta: il magnifico “rendering” di un grande architetto.

Oculina si chiede se non sia anche merito di quella bianca figura dentro l’edicola, che intravede dal fondo del mare, ma è certo che, per ora, può tirare un sospiro di sollievo, anche se sente che la battaglia non è ancora definitivamente vinta. 

MARE, PROGETTI E DESTINI

 

Vita difficile, quella di una madrepora a Savona. Una città sul Mar Ligure che, in pochi anni, ha deciso di cambiare volto, stravolta da una colata di cemento soprattutto sulla sua costa.

Prima il grattacielo Bofill di 65 metri, che domina il porto e che oggi giace in stato di semiabbandono.

Poi il Crescent , lungo 180 metri e alto otto piani, cresciuto a pochi metri dal porto e dal Priamar.

Proseguendo la zona costiera altri palazzi, altro cemento che sembra spesso passare senza grande opposizione da parte della gente comune.

Per la torre dello scoglio, però, e fortunatamente per Oculina, non è andata così.

Anche se lei non avrebbe voluto, gli uomini si sono divisi, si sono scontrati per la sua sopravvivenza.

A Savona, mentre chi difendeva l’ambiente, anche quello marino, s’interrogava sul futuro: il centrosinistra si spaccava e mentre da una parte la sua classe dirigente voleva fortissimamente il grattacielo, dall'altra una buona parte della base, lo osteggiava.

L’Assessore Ferdinando minimizzava le critiche, parlando di una «minoranza rumorosa e in pantofole» e definiva il Priamar un ecomostro, mentre l'imprenditore francese, che doveva realizzare l'opera, si trovava ad affrontare gravi guai giudiziari.

 

Il grattacielo di Fuksas ha rischiato, addirittura, di far crollare la coalizione di centrosinistra savonese e ligure e paradossalmente potrà diventare un elemento di divisione anche nei prossimi appuntamenti elettorali, facendo il gioco di un centro destra che sull’argomento sembra voler giocare un ruolo personale. ( vedi Albissola).

 

Vita difficile per una madrepora, ma i tecnici regionali e ultimamente anche quelli del Ministero hanno ribadito, insieme ad altre perplessità, chenon sarebbero state osservate le disposizioni per preservare lo scoglio della Madonnetta e la preziosissima colonia di madrepora presente”, quindi: «Si esprime parere negativo in merito al progetto».

 

Oculina è salva, anche se i Sindaci di Savona e Albissola sognano di vederla come prezioso fermacarte sulla loro scrivania e ammirare, dalla finestra, la loro torre”sostenibile”.(!?)

 

La parola decisiva spetta, ora, alla Regione, dove saranno tre uomini a decidere di lei: l’assessore Franco, decisamente contrario al progetto, l’Assessore  Carlo, che lanciò il progetto come Sindaco e  oggi se lo ritrova bocciato sulla scrivania, ma soprattutto Claudio che sembra decisamente orientato a bocciare la torre.

Oculina stenta a credere” Non sia mai che i danni ambientali e politici pesino più dei cento milioni investiti nell'operazione?”

Oculina, per ora, continuerà a vivere e a far vivere il nostro pescoso mare, il destino del suo viaggio dai Tropici, per ora può continuare…….

 

                                                             ANTONIA BRIUGLIA