L’opinione/Trovare unità contro le prospettive di sviluppo miope ed arretrate

La sinistra? Bozza di progetto

per le “provinciali 2009”

Dove sta il potere vero e politica subalterna. I fallimenti del passato impongono di “riunire il territorio”. Subito “piano rifiuti” e “piano turismo”. Poi: Maersk, Piaggio, Ferrania, Autostrada Albenga- Garessio- Ceva, emergenza entroterra

 

       di Franco Astengo


Savona - Le schematiche note che seguiranno sono orientate a fornire alle forze della sinistra savonese alcuni  spunti di riflessione in vista della necessità di avviare una elaborazione programmatica, riguardante le elezioni provinciali previste per la primavera del 2009, avviando così un  dibattito di merito, sia al riguardo della collocazione “politica”, sia rispetto ai punti principali di un possibile programma.

LA COLLOCAZIONE e L'AUTONOMIA POLITICA

La scadenza elettorale delle elezioni provinciali di Savona si colloca in contemporaneità con le elezioni europee: si tratterà di un momento molto importante di definizione dei rapporti di forza all'interno del sistema politico italiano (ed ancora una volta i temi di politica nazionale sopravanzeranno quelli di riferimento europeo) dopo l'esito delle elezioni politiche 2008, che diedero, come tutti ricorderanno un successo molto consistente al centro destra. Non conosciamo ancora, in questo momento, i termini esatti della legge elettorale che sarà adottata dal Parlamento, proprio per l'occasione delle elezioni europee, ma possiamo già affermare con sicurezza che sarà modificata profondamente quella proporzionale in vigore dal 1979, introducendo una soglia di sbarramento (4 o 5%) e restringendo l'ampiezza territoriale delle Circoscrizioni (da 5 a 10, o addirittura a 15).

Questa premessa appare necessaria perché, in presenza del cosiddetto “Election Day” ovverosia del voto in una unica giornata per Europee ed Amministrative, sarà evidente il “ricasco” che l'andamento delle elezioni europee avrà sui livelli inferiori di voto. Occorrerà, quindi, verificare tempestivamente gli elementi di coerenza possibili tra i diversi livelli di presentazione della sinistra e, contemporaneamente, analizzare con lucidità i possibili elementi di diversità che possono, realisticamente, essere proposti tra i vari piani.

Tenendo conto, invece, che non è possibile pensare ad una qualche omogeneità tra elezioni provinciali ed elezioni comunali che, nella situazione di Savona, saranno affrontate caso per caso, specificità per specificità, accettando anche inevitabili momenti di contraddizione, dovuti a realtà locali difformi ma anche ad uno “sfrangiamento” dell'identità politica e di ulteriore crescita del “personalismo” che possono essere giudicati come fenomeni negativi ma, purtroppo, esistenti.

Nella dimensione delle elezioni provinciali può essere invece possibile per la sinistra una presenza chiaramente identificabile sul piano politico ed assolutamente autonoma su quello programmatica. L'identità politica e l'autonomia programmatica rappresentano le condizioni indispensabili per poter andare ad un confronto con altri soggetti, situazioni di movimento, gruppi interessati ad aprire un dibattito.

Non è questo il momento della “trasversalità”: anzi sarà un grave errore scendere su quel terreno, proprio perché la definizione sempre più “bipolare” del quadro politico (con la tendenza ad una “reductio” a bipartitico) chiede una netta assunzione di identità, chiedendo di schierarsi agli elettori che si collocano da “quella parte politica”. L'identità di sinistra la si assume, ovviamente, attraverso una espressione di contenuti programmatici adeguati, ma anche nei riferimenti ideali, culturali, storici che non possono, e non debbono, essere abbandonati.

IL RAPPORTO CON I MOVIMENTI E LA PRESENZA ISTITUZIONALE

In questo senso appare complesso il rapporto con i diversi punti di insorgenza che si sono organizzati e stanno muovendosi sul territorio: contro la Maersk a Vado, il porticciolo della Margonara a Savona, la prevedibile speculazione sulle aree- ex Piaggio a Finale, l'altra maxi-speculazione a Ceriale ed altri esempi come a Celle Ligure o Varazze, e, ancora, il Comitato per la Liberazione della Valbormida.

Sarebbe sbagliato tentare un assemblaggio di queste situazioni per andare a comporre, sostanzialmente, una presentazione elettorale dei cosiddetti “movimenti”.

Ognuna di queste situazioni presenta una propria particolarità, ha sviluppato specifiche forme di lotta, messo in campo proprio esponenti.

Si tratta di una “autonomia di situazione” da preservare gelosamente.

Una sinistra alternativa che intenda misurarsi anche sul terreno elettorale, nell'occasione delle elezioni provinciali di Savona 2009, deve porsi nella condizione di offrire, attraverso la propria identità politica e la propria capacità progettuale, un riferimento complessivo nel quale le diverse situazioni possano riconoscersi, compiendo un salto dal “particolare” al “complessivo”, riuscendo a fornire un contributo al tema più importante che l'Amministrazione Provinciale di Savona si trova davanti e che non è stata capace, da tempo, di risolvere: quello della riunificazione del territorio.

Ma torneremo più avanti su questo punto.

Per intanto è necessario stabilire un primo approccio alla possibile presenza elettorale della sinistra nelle provinciali di Savona: deve essere prevalente, infatti, l'idea della rappresentatività politica, del legame con il territorio sull'ipotesi esaustiva della “governabilità” come bene supremo, come aspirazione unica.

Il concetto di alleanza, ovviamente, fa parte dell'orizzonte di una sinistra politica adeguata alle esigenze di una azione coerente e significativa, ma non può costituire un vincolo assoluto, un “dover essere” in assenza di condizioni programmatiche e politiche adeguate con il proprio autonomo disegno politico.

Spero si sia imparata una lezione, e proprio le vicende dell'Amministrazione Provinciale di Savona come quelle dello stesso comune di Savona (per non parlare, poi, della Giunta della Regione Liguria) ci forniscono una indicazione preziosa: è fallimentare, del tutto fallimentare, pensare di entrare nella “stanza dei bottoni” per condizionare i potenti, senza poter disporre di adeguati rapporti di forza, capacità programmatiche, riferimenti politici.

Si tratta di un errore da non ripetere: anche perché quell'idea di rappresentatività politica cui facevamo cenno poc'anzi può trovare la sua migliore esaltazione in una ripresa di protagonismo nel ruolo dei Consigli, certo reso difficile dalle condizioni di legge, ma sul quale è necessario riprendere a lavorare, tenendo anche conto della natura concreta delle Giunte, dal punto di vista amministrativo.


Marco Bertolotto

RICORDIAMO DOVE STA “IL POTERE VERO”

L'autonomia politica può essere raggiunta concretamente a condizione di una lettera realistica delle  condizioni di “allocazione del potere”.

Prima di tutto sono mutate le condizioni complessive di rapporto tra i centri di potere economico e settori della “politica”: non esistono più quelle situazioni di “scambio” sulle basi delle quali, nel passato, si realizzarono processi degenerativi che portarono, addirittura nelle nostra realtà in anticipo rispetto al quadro nazionale, a clamorosi episodi di “questione morale”.

Quel tipo di relazione è stato superato, nel tempo, dal costruirsi di condizioni di diretta dipendenza tra il potere economico, concentrato in pochissime mani, ed il potere politico, con quest'ultimo in una situazione di diretta subalternità. Le vicende riguardanti la conduzione del Comune di Savona nel corso degli ultimi 15 anni, come è stato guidato il processo di deindustrializzazione, i più recenti fatti di Vado Ligure, rappresentano la dimostrazione palese di questa affermazione di fondo, relativa al rapporto tra potere economico e politico.

Il PD savonese costituisce, nel suo complesso, un soggetto di vera e propria “saldatura” di questa realtà, ed il centrodestra, sul piano provinciale, vi appare completamente interno, tanto più che sul piano regionale sono chiare le “ragioni di scambio” tra i due schieramenti, più volte poste in evidenza da fatti concreti riguardanti il governo della Regione Liguria, sul terreno del potere di nomina, sia su quello della capacità di spesa.

L'autonomia politica della sinistra non potrà, quindi, essere realizzata se non si tiene conto, fino in fondo, di questi dati di fatto.

IL GIUDIZIO SULL'AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE USCENTE

La crisi di Giunta ed il commissariamento dell'Amministrazione comportano un giudizio negativo sulla realtà amministrativa retta del centrosinistra tra il 2004 ed oggi.

Risaltano due elementi di difficile confutazione: da un lato il fatto di aver sopportato, fin oltre ogni legittima misura e al di là dell'assunzione di clamorose prese di posizione politica, il ruolo negativo di un Presidente, la cui scelta si è rivelata evidentemente sbagliata da parte dei proponenti, e che ha ridotto al lumicino il prestigio e la capacità di direzione amministrativa della Provincia di Savona; inoltre, il fatto che, al termine della legislatura si pongano ancora come urgenti, “da completare” (per dirla con un eufemismo) passaggi fondamentali nel programma come il piano dei rifiuti o quello del turismo, fornisce una indicazione immediata circa gli esiti di questa tornata amministrativa.

La sinistra, per ripartire, deve prendere le distanze da questo stato di cose e, attraverso una adeguata formulazione programmatica ed una precisa proposta di identità politico – elettorale, proporre una alternativa.

IL RUOLO DELL'AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE

La tornata amministrativa 2009 – 2014 sarà molto importante per l'intero tessuto del sistema autonomistico italiano ma, in particolare, per le Province che, al di là del dettato costituzionale compreso nell'articolo 114, saranno sottoposte, con ogni probabilità, ad un ulteriore pressing circa la loro effettiva utilità, adombrandone lo scioglimento.

Restiamo convinti, invece, dell'utilità del soggetto istituzionale “Provincia”, in una funzione di governo d'area vasta, con proprie prerogative e proprie possibilità finanziarie fin qui stabilite dalla legge, ma accentuando molto una funzione di “coordinamento” riferita alle amministrazioni comunali attorno a tematiche ben precise che, difficilmente, possono essere affrontate dai Comuni singoli, in particolare da quelli di ridotte dimensioni demografiche (la provincia di Savona presenta, inoltre, precise situazioni dal punto di vista di una ampia estensione geografica e di una ridotta dimensione demografica che riguarda molti comuni dell'Entroterra).

Esiste una questione fondamentale sul piano del rapporto costa – entroterra; della possibilità di collaborazione in varie forme tra i Comuni (Unione di Comuni ed altro) tematiche vitali come quelle dei rifiuti, dell'approvvigionamento idrico (ecco un punto intorno al quale il rapporto costa/entroterra diventa del tutto vitale), dell'assetto idrogeologico, delle infrastrutture, dove una capacità di programmazione e di effettivo coordinamento dell'amministrazione Provinciale risulta insostituibile e va esercitata appieno.

Abbiamo toccato il tasto della programmazione: ecco, questo è l'elemento distintivo di una sinistra capace di essere sé stessa, di collegare i diversi livelli istituzionali, di rapportarli efficacemente alle espressioni del territorio.

LE PRIORITA' PROGRAMMATICHE

Abbiamo accennato all'inizio alla necessità di un progetto che “riunifichi” il territorio della Provincia di Savona superando una dimensione “corporativa” dell'economia e del rapporto con la società che pure si è espressa, nel corso di questi anni, tra il Savonese, la Valbormida ed il Ponente.

Questo progetto ha bisogno di un indirizzo programmatico forte ed “univoco”, non fondato esclusivamente sul necessario “no” rivolto alla costruzione di altri porticcioli turistici: un malanno da allontanare subito.

Nel corso di questi mesi si è sviluppata una forte, e meritoria, campagna giornalistica riguardante l'assalto del cemento alle coste della nostra provincia, in una logica gigantista e speculativa.

Abbiamo combattuto per molti anni contro questo fenomeno che non solo ha originato quella “questione morale” di cui si è parlato, ma ha anche prodotto elementi degenerativi sul piano delle prospettive di sviluppo, perché condotto in parallelo con un processo di dismissione industriale che ha riguardato essenzialmente Savona e la Valbormida, depauperate ed impoverite.

Un modello negativo che abbiamo definito come “turistico -trasportistico” che ha avuto la sua regia all'interno di un soggetto anomalo come quello dell'Autorità Portuale di Savona che ha avuto effetto, sicuramente, in una area “parziale” dal punto di vista geografico ma molto rilevante, nel suo complesso, rispetto all'intera provincia di Savona.

Lo stesso progetto Maersk di Vado Ligure, di cui pure molto si discute, è figlio di quella logica ed appare emblematico, sotto questo aspetto: a prescindere, allora, dai pur delicatissimi temi di carattere ambientale, che pure stanno a cuore a moltissimi cittadini vadesi, e dalla difficoltà finanziarie che stanno addensandosi, quel progetto va contestato, prioritariamente, sul terreno dell'idea di una prospettiva di sviluppo che appare, ancora una volta, miope ed arretrata.

Altre parti della nostra provincia saranno chiamate, nei prossimi anni, ad affrontare processi di trasformazione economico – territoriale molto rilevanti: primo fra tutti quello riguardante il trasferimento dello stabilimento Piaggio da Finale a Villanova, che rappresenterà un vero e proprio atto di “stravolgimento” per entrambi i territori e che deve essere affrontato da entrambi i versanti, sia dal punto di vista della situazione di Finale Ligure, sia da quello delle piana d'Albenga che si troverà in una condizione del tutto inedita, di vero e proprio “trasferimento” nell'identità socio – economica, sotto diversi aspetti che andranno affrontati analiticamente nelle sedi più opportune.

Egualmente, in un programma amministrativo di ampio respiro, dovrà trovare spazio l'idea di reindustrializzazione della Valbormida: ovviamente non riducibile a questa idea del laminatoio che vaga da una parte all'altra, dal sito ex-ACNA a Ferrania, fornendo davvero l'idea di un pressapochismo ed una improvvisazione del tutto deleteri.

Il tema delle infrastrutture dovrà rappresentare il vero e proprio punto di “cucitura” per qualsiasi ipotesi programmatica: il raddoppio della ferrovia tra Finale e Andora (strettamente collegato nelle scelte di percorso al già citato trasferimento della Piaggio a Villanova), il progetto di autostrada Albenga – Garessio – Ceva, i collegamenti da Levante verso Savona costituiscono soltanto alcuni esempi da tenere a memoria.

CONCLUSIONI POLITICHE

Trarre delle conclusioni politiche da queste prime, schematicissime, osservazioni potrà apparire del tutto prematuro.

Si tratta, infatti, di avviare un dibattito largo, tra tutti i soggetti interessati, che parta, a nostro avviso, dai presupposti di carattere generale contenuti nella prima parte di questo lavoro.

L'obiettivo di una presenza della sinistra, non identificabile in questo momento, in una precisa opzione di schieramento può essere realizzata partendo da subito ad una idea di aggregazione che prescinda dal “dover essere” del governo ad ogni costo, che tenga conto delle esperienze pregresse, che realizzi un raccordo con la complessa realtà dei movimenti territoriali, che si ponga come punto di riferimento complessivo nella propria autonomia ed identità.

                                                   Franco Astengo