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A nove anni dall’arresto (gennaio 2000) per “frode fiscale” di “Giabetto”

Noberasco, orgogliosi di un’azienda

che doveva sparire  dal mercato

Retroscena inediti di una vicenda che suscitò grande scalpore ed incredulità



Gian Benedetto Noberasco (foto SECOLOXIX

Albenga -  La rivincita umana, morale ed economica non aveva bisogno di pubbliche attestazioni. E’ stata ed è nei fatti, nella storia. Con i bilanci e l’attività, la sorte che ha fatto giustizia. La famiglia “Noberasco”, dopo la “famiglia Orsero”, rappresenta il fiore all’occhiello della sana imprenditoria savonese che non ha costruito il successo, la forza finanziaria sulla speculazione, ma sul lavoro di squadra, sulla serietà, sull’oculatezza, sulle proprie forze, sul coraggio, sulla tenacia, sulle capacità, senza dover ricorrere a “manine” esterne, alla stanza dei poteri, ai suoi meandri.

Non può che essere motivo di soddisfazione leggere, constatare il “giusto” rilievo giornalistico dato alla presentazione del libro (al Chiabrera) sui cento anni dell’azienda albenganese (vedi articolo del 23 gennaio 2009).

Preceduto da un altro servizio dal titolo “I 100 anni dell’azienda ligure leader per la frutta secca. Noberasco resiste alla crisi…Ora puntiamo all’export…fatturato in linea con il 2007>, pubblicato il 22 gennaio 2009 sulla pagina dell’economia del quotidiano genovese (vedi….).  E ancora, a tutta pagina, il 24 gennaio 2009 (vedi…) la cronaca della presentazione del libro.

I cronisti de Il Secolo XIX e de La Stampa, tanto per citare i due quotidiani locali più diffusi, ma se ne occuparono tutti gli organi di informazione, ricordano cosa accadde esattamente nove anni, a metà gennaio.

Le redazioni e chi seguiva la giudiziaria si trovarono alle prese con una clamorosa vicenda. Vista col senno del poi resta in buona parte misteriosa, per i suoi contorni. Mai del tutto chiarita. Sicuramente dare in pasto, come avvenne, quella “disgrazia” imprenditoriale poteva rappresentare un colpo letale per il destino dei Noberasco.

Chi da anni conosceva i Noberasco (un tentativo analogo fu messo in atto anche per Raffaello Orsero, basta andarsi a rileggere le cronache e stimolare i ricordi di chi visse quegli anni, senza rivelare segreti professionali che tali devono restare) sapeva benissimo che non si trattava di imprenditori da “furbetti del quartiere”.

Eppure le cronache (vale la pena riproporre quei titoloni di giornale, vedi… La Stampa del 13 gennaio 2000, vediIl Secolo XIX dello stesso giorno e lo stesso giornale vedi…del 14 gennaio 2000) spararono una notizia –bomba: <Frode fiscale, arrestato Giabetto Noberasco, inchiesta della Guardia di Finanza di Milano su false fatturazioni>. O ancora: <Fatture false e fondi neri, arrestato Giabetto Noberasco. Inchiesta a Milano su un’evasione da 150 miliardi. L’imprenditore ingauno detenuto in casa. Le reazioni>. Terzo titolo: <Fondi Neri a Montecarlo. Scandalo sponsorizzazioni. Per gli inquirenti Noberasco  avrebbe fatto versare oltre tre miliardi>.


Gabriele Noberasco

Le conclusioni furono avvolte dalla sordina (fu rimesso in libertà il 9 febbraio 2000), se si aggiunge la metodologia utilizzata per far arrivare e filtrare le notizie, da Milano, non sembra difficile convenire che la “Noberasco” dava fastidio. Era entrata nel mirino di “certi poteri” che contano, al di là di quello che  potevano essere i risvolti della vicenda dei fondi neri e dell’asserita maxi evasione o frode fiscale.

Non c’è azienda, non c’è cooperativa, con ogni probabilità, che – chi più, chi meno – non produca e non utilizzi del “nero”.

Si legga, inoltre, cosa accadde sempre nell’anno2000. E’ possibile ricostruirlo con un articolo del Secolo XIX, del 13 maggio 2008, dal titolo vedi….<Tempi lunghi della giustizia, Perizia sulla muffa dei pistacchi. Otto anni dopo il sequestro. La frutta secca era stata subito ritirata dalla vendita nonostante i controlli e le certificazioni fossero regolari>.

Nel testo si ricorda: <A comparire davanti al giudice Arnaud sono stati  Gianbenedetto, Ines Maria e Gabriele Noberasco, titolari della storica azienda…in compagnia dell’importatore genovese Gianluigi Bruzzone….assistiti dal legale Franco Vazio hanno spiegato di avere acquistato la frutta secca, quattro scatoloni di pistacchi, dal noto imprenditore genovese che, a sua volta, si sarebbe approvvigionato direttamente in Iran…immediatamente Noberasco ritirò lo stock…Vazio ha chiesto una nuova perizia…>. A otto anni dai fatti sembra davvero superflua e di far cadere le accuse.

Prima del libro, per festeggiare il secolo di vita, era stata stampata (nel settembre 1999?) una splendida storia <La Noberasco nell’Universo della frutta secca>, a firma di uno scrittore doc, il savonese Silvio Riolfo Marengo. Con lucida perfezione, Riolfo aveva ricostruito il percorso storico, la saggezza e la forza messa in campo dalla gloriosa azienda albenganese. Mosse i primi passi nel 1909 con Gian Benedetto senior e Maetta Noberasco, con l’iscrizione alla Camera di Commercio. Poi l’arrivo in azienda di Pier Luigi, morto a 92 anni (Trucioli ha già pubblicato alcune foto inedite), nell’estate 1999.

Dal vecchio magazzino di via dei Mille, ai magazzini di Genova. Allo stabilimento di regione Bagnoli, ad Albenga. All’insediamento di Vado Ligure.

La scelta di Trucioli Savonesi di ricordare oggi quei giorni buoi, neri, tristi, con titoli “scandalistici”, ma di cronaca vera, è testimonianza di cosa possa accadere ad un cittadino, ad un imprenditore. Prima ancora di essere giudicato colpevole o innocente.

Oggi possiamo scrivere che ha trionfato l’onore della Noberasco, ma il rischio corso deve essere stato davvero grosso. Visto oggi con la lenta di ingrandimento di chi l’ha vissuto come cronista e testimone dei tempi.

L.C.