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L’ora del make-up

(riflessioni a ruota libera sulla politica locale)

 di Milena Debenedetti


Milena De Benedetti

Si avvicinano scadenze elettorali, e anche se uno non lo sapesse se ne accorgerebbe dai fermenti insoliti.

I nostri politici si rinfrescano e si imbellettano, a coprire magagne estetiche e segni dell’età, e a far risaltare l’incarnato, come… ehm, allegre signorine un po’ stagionate.

Si rivedono personaggi e assessori che parevano scomparsi nelle pieghe di qualche giunta, che improvvisamente sfoggiano brillante decisionismo e partecipazioni a eventi vari.

A Vado l’operazione estetica  consiste nel farsi da parte del Sindaco attuale, ormai troppo impopolare e “bruciato”, (pronto eventualmente ad altri lidi, però),  per sostituirlo con una candidata donna, il vicesindaco, molto popolare in città, sperando con questo trucchetto di prestigio di far dimenticare che, molto probabilmente, sia destinata a perseguire in tutto e per tutto la sciagurata politica attuale, alleanze comprese.

Il nostro Sindaco, invece, per sua fortuna non direttamente interessato, può permettersi di rinchiudersi proprio in Comune, tranquillo e beato.

Il nostro Presidente di Regione si scopre un animo ecologico e tecnologicamente avanzato. Gli risponde da par suo l’altra sponda celebrata nell’ode ariostesca del partito del cemento, il ministro pluripotenziario del ponente, propiziando accordi per Ferrania sul fotovoltaico, accordi che, per carità, fossero realizzati, ben vengano, sarebbero autentica manna, ma considerate le premesse e il passato e la situazione attuale di sfacelo della fabbrica rimane il dubbio che rischino di far la fine dei tanti altri accordi che li hanno preceduti, e cioè carta straccia.

Intanto entrambi gli illustri sono alle prese con due patate bollenti, decisioni del VIA, rispettivamente regionale e nazionale, rispettivamente Margonara e centrale di Vado. Nessun problema: rimangono congelate, immobili, in stallo, come personaggi di un castello fatato, fin quando occorre. Presumibilmente, dopo le elezioni.

Claudio Burlando

Federico Berruti

A giochi fatti e sgombri da pastoie fastidiose come il petulante elettorato, se ne riparlerà con maggiore libertà. Poi tanto ci sarà un intero altro mandato per far dimenticare la bile e tirarsi su un  po’ di belletto di circostanza. Si ragiona così.

Se i politici si comportano in questo modo, sfoggiando questo genere di astuzie attendistiche e proclami privi di fatti a corroborarli, probabilmente la pensano come il sommo arcoriano: gli elettori hanno la testa di un bambino di 12-13 anni, e come tale bisogna parlargli

Del resto fino a oggi i fatti hanno dato loro ampiamente ragione, purtroppo. Noi non sembriamo meritare molta più considerazione di così.

Soprattutto, abbiamo memoria cortissima. Altrimenti gli elettori di centro destra, soprattutto leghisti, ricorderebbero come si strillava contro l’ampliamento della centrale, propiziato dai “rossi” per favorire il loro finanziatore mio cognonimo (ma nessuna parentela, purtroppo o per fortuna che sia).

Viceversa, quelli di centro sinistra ricorderebbero gli indugi, le contraddizioni, a proposito della centrale e a proposito di Margonara, tant’è che adesso il ricorso dell’Autorità Portuale, basato proprio su queste evidenti contraddizioni, rischia di avere successo.

Altrimenti, cercheremmo di inchiodarli alle loro responsabilità. Altrimenti, per concedere quel tanto di riluttante fiducia che basta a rivotarli, pretenderemmo almeno qualche azione concreta e decisione definitiva. Le buone intenzioni non costano niente e sono più inconsistenti del fumo, svaniscono al primo soffio di vento.

Tra l’altro, alla prima dai fiducia comunque, alla seconda sospiri e speri, ma alla terza e oltre… non sono un po’ troppo recidivi, ormai, la maggior parte di questi politici, per concedergli anche solo il beneficio del dubbio?

E non mi si parli di qualunquismo, per favore, o antipolitica o altre sciocchezze. Qualunquismo è dire sono tutti uguali, e giustificare così il proprio inerte scetticismo, la pigra mancanza di partecipazione, il voto non dato o dato stancamente, per abitudine.

Invece chiedere e pretendere programmi e alleanze precisi, chiari, concreti, innovativi e non più modificabili a piacimento in corso d’opera, e anche dopo il voto tallonare da presso i propri rappresentanti perché rispettino il mandato, è tutt’altro che antipolitico. E’ anzi l’essenza stessa della politica.

Perciò, la mia inascoltata esortazione è: non dare più il voto per appartenenza ideologica, per paura dell’ “altro”, per protesta, per consuetudine.

Pretendere il salto di qualità. Prima i programmi, poi le alleanze, poi il voto. A partire da un severo consuntivo di quanto fatto in passato. Ricordiamoci che questo è particolarmente importante in politica locale, dove contano meno le ideologie di fondo e più la qualità di vita e il benessere della comunità.

Eventualmente creare liste civiche che fungano da coscienza e cani da guardia del potere. Eventualmente avere il coraggio di chiederli dal basso, questi programmi, e pretendere risposte e impegni. E’ il momento, ora in tempi preelettorali sono più vulnerabili, ora o mai più.

I nostri politici non ci sono abituati, lo choc potrebbe essere fatale. Eppure, prima o poi bisognerà pure che si adeguino alla democrazia. O saremo noi a doverci adeguare a una situazione che ha ormai assai poco di democratico propriamente inteso.

Nonna Abelarda alias Milena Debenedetti