Allarme povertà, in aumento i senzatetto |
un
albenganese viaggia ogni giorno in treno per «stare in
un posto coperto»
Sempre di più i casi di persone costrette a vivere in
strada. «Io, ex comunale devo dormire nel retrobottega» |
IL SECOLOXIX |
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Albenga. Vivere in un garage, in un
retrobottega o dove capita. È un destino
comune ad un numero sempre maggiore di
albenganesi. L'ultima storia è quella di una
ex dipendente comunale
«Ho sempre lavorato, pagato le tasse e non
ho mai chiesto nulla a nessuno - racconta la
donna -. Poi, dopo la separazione da mio
marito, sono rimasta senza nulla. Vivo in un
retrobottega che mi è stato messo a
disposizione da un'amica, ma non è certo una
vita dignitosa». La donna ha ovviamente
presentato domanda all'Arte ed ha chiesto
una casa a ogni tipo di ente, ma senza
esito. Nella graduatoria per le case
popolari è attorno alla ventesima posizione
su più di duecento domande presentate. Una
buona posizione ad uno sguardo distratto, in
realtà una posizione drammatica, perché
prevedibilmente non le permetterà di avere
una casa nei prossimi due o tre anni.
«Ho un reddito Isee pari a zero, ma
nonostante questo non riesco ad avere la
casa - si arrabbia la donna -, perché quando
ce n'è una finisce sempre a qualche
extracomunitario».
Situazione simile a quella di Franco, ex
commerciante albenganese che dopo la rottura
del matrimonio si è trovato in difficoltà.
«Senza casa e senza negozio - racconta -, e
senza aiuto. Pensare che finché ho avuto
l'attività e qualche soldo in tasca tutti mi
cercavano, adesso quasi mi evitano. Ho seri
problemi di salute e non posso continuare a
vivere dove capita. Per un po' sono stato in
un magazzino, poi ho trovato una casa a
Loano, ma è una sistemazione temporanea
perché stanno cominciando una
ristrutturazione e devo andarmene. Ho
chiesto più volte al comune, e sempre mi
hanno detto che avrebbero trovato una
soluzione, ma una casa non l'ho ancora». Un
altro albenganese viaggia in treno su e giù
per la Liguria, non per visitarla, ma per
dormire in un posto coperto, e recentemente
altre tre famiglie hanno lanciato appelli
accorati per avere un tetto sopra la testa.
Anche il dramma familiare di sabato scorso
(l'accoltellamento di una donna marocchina
da parte del marito) è avvenuto in un garage
perché quella famiglia una casa non l'ha
più, e le storie sconosciute superano
certamente di gran lunga per numero quelle
note.
Secondo l'amministrazione comunale e l'Arte
le case non ci sono, nel senso che quelle
che ci sono sono tutte occupate, se ne
liberano sempre meno e le domande aumentano.
Nel regno delle seconde case può sembrare
irreale, ma è così. Un paio di progetti o di
proposte per fare case popolari ci sono, ma
inspiegabilmente sono nel dimenticatoio da
mesi, per non dire da anni.
Ma se si pensa che il problema della casa e
della povertà riguardi solo Albenga ci si
sbaglia di grosso. Nella ricca Alassio c'è
Mario, disoccupato che si arrangia a fare
qualche lavoretto ed ha moglie e figlia con
problemi di salute.
«Andare avanti è sempre più difficile -
racconta -. Corro da un ospedale all'altro,
e ormai riesco a lavorare poco. Devo
accudire io mia moglie e mia figlia perché
l'assistenza infermieristica praticamente
non esiste. L'unica cosa che abbiamo
ottenuto è un contributo comunale per
l'affitto, ma i nostri problemi sono ben più
grandi».
In un'altra località della riviera c'è
Paolo. Lui una casa ce l'ha ma rischia di
perderla perché non può pagare il mutuo. Fa
il camionista, o meglio lo faceva perché il
lavoro fisso lo ha perso qualche mese fa,
per un po' ha tirato avanti con qualche
viaggio saltuario, ma da un po' di tempo la
situazione è peggiorata. «Con la crisi che
c'è il lavoro è sempre meno per tutti -
conferma -. È difficile trovare qualcosa. Ho
il frigo vuoto e non so come pagare il
mutuo». Una situazione che rischia di
diventare comune a molti, perché di questi
tempi le aziende in difficoltà sono diverse,
e molti lavoratori a termine si sono già
ritrovati a casa, col rischio di essere
seguiti anche da chi aveva un contratto a
tempo indeterminato. Insomma, anche il
ponente savonese, una delle tradizionali
'casseforti' della Liguria sembra correre il
rischio di essere assediata dalle nuove (e
vecchie) povertà.
Luca Rebagliati
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