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IL CEMENTO DEI PROGRAMMI ELETTORALI

 

di Antonia Briuglia


Disegno di Serena Salino

Primarie che vanno, programmi che vengono, i primi. La Provincia di Savona e il Comune di Celle ci confermano come tutto resti legato a una situazione politica vecchia, immobile su scelte già fatte, cui i politici si sono talmente affezionati da dover convincere, prima di tutti se stessi, che sono quelle necessarie al progresso.

Il filo conduttore delle future scelte politiche, di tutti gli orientamenti, resta, comunque, il cemento.

 

     

LA CONTINUITA’ IRRESPONSABILE

 

Gli uomini politici che cominciano a profilarsi per la prossima tornata elettorale, garantiscono il rifiuto al cambiamento: una garanzia per le scelte progettuali che caratterizzano i territori di Savona, Vado, Albissola Marina, Albisola Superiore, Celle, Finale, Varazze, solo per fare alcuni degli esempi più clamorosi.

Alcuni di loro, usciti da primarie, giustificano paradossalmente la validità della loro candidatura, come sostenuta dalla gente.

A questo proposito Luigi Cameirano asserisce, in un’intervista a un quotidiano locale, ” La gente non vuole il cambiamento, vuole certezze. Io sono la continuità.”

Verissimo, questa classe politica è la continuità: con problemi non risolti, con un forte strabismo tra gli interessi del pubblico e del privato, con la conquista del territorio aggredito da continue colate di cemento.

Cemento che, mentre indebolisce il territorio stesso dal punto di vista strutturale e geomorfologico, non crea ricchezza che per i “soliti pochi” e non promuove  progresso, né vera modernità.

Una classe politica, la nostra, difficile da distinguere nelle idee e nei programmi. Le false diatribe tra Orsi e Cameirano, ad Albisola, sono l’emblema di buttate giornalistiche, buone solo a nascondere una verità scomoda: chiunque vinca, “IL PROGETTO” va avanti.

Sarebbe stupendo se “IL PROGETTO” non volesse dire, cubature di residenze e di volumi a uso privato come: i palazzi sulla spiaggia al posto dei cantieri Solimano, così come si è fatto per le ingombranti cubature del Crescent, la torre e il porticciolo della Margonara , le nuove torri progettate da Botta , i palazzoni di Mottura e Fontana e alla squadra di Rialzo, la cementificazione della collina savonese e quella del ex  Mammut , per fare alcuni esempi savonesi.

Se ci si sposta nelle Albissole , invece, dopo la cementificazione massiccia della collina di Marina e dei quartieri di Grana: pietosi esempi di congestione urbana e di scarsa vivibilità ambientale, non potendo trovare aree sulle costa , si aspetta il cemento a Margonara e gli utili che potrà portare(!).

 Albisola Superiore, ferma da anni nelle grandi scelte strategiche (non si capisce perché, vista la ben nota continuità di colore e di persone!) si appresta a realizzare operazioni progettate da tempo.

Il cemento sarà, così, di casa all’ex Gavarry e territorio annesso, all’ex Sacer, Grandis e zone limitrofe, alle ex scuole elementari, asilo Balbi, ma solo per fare alcuni esempi.

Continua, poi, nell’ascesa verso il cemento e nella piena continuità, Celle con Colonie, fabbriche (Olmo) e chissà cos’altro.

Per non parlare di Vado che dopo aver conquistato una mega piattaforma sul suo specchio di mare, il potenziamento di una tra le più grandi centrali a carbone del territorio nazionale, si appresta a realizzare mega-lottizzazioni nei suoi terreni.

Tutto come se il territorio fosse infinito e così il suo consumo.


Giovanni Lunardon

LA CASTA DEL PARTITO DEMOCRATICO

 

Il segretario PD Lunardon presenta il programma per la Provincia: la piattaforma di Vado e la Margonara si devono fare, non si transige. Il parere negativo della Commissione Tecnica Regionale,  sembra un aspetto da permettersi di non prendere in considerazione: il Piano Portuale lo impone, “la politica, ha già preso le sue decisioni”, riferendosi proprio agli accordi tra il suo partito e Canavese.

Questo conferma come la classe politica, e a Savona quella del PD, pensa di essere onnipotente, di poter proseguire nei suoi intenti, anche se questi sono tecnicamente impattanti e prevaricatori nei confronti del territorio e della gente che lo abita.

Lo scontro con la base, un tempo temuto soprattutto alla vigilia di un appuntamento elettorale, oggi non ha più valore, anzi viene deriso e minimizzato.

L’opposizione, quella vera, a un modo superato di fare politica, incapace di risolvere i veri problemi di territorio, miope perché inadatta ad affrontare le sfide del futuro prossimo, succube perché asservita agli interessi di chi detiene il potere economico, viene estromessa dalla politica savonese e puntualmente definita arretrata  e inutilmente nostalgica.

Così, in tutta la provincia savonese, i partiti istituzionali hanno fatto in modo che i loro migliori uomini fossero epurati o si autosospendessero per una sempre più marcata irriconoscibilità in una gestione spesso faziosa, asservita e appiattita sui soliti uomini che, ancora oggi, calcano le scene della politica dei partiti savonesi.

Così le persone migliori sono sparse in movimenti e gruppi, o fanno tutt’altra forma di politica, spesso più efficace perché quella che da voce alla contestazione, al rifiuto.

Una contestazione che affonda le sue radici non, come spesso si vuol far credere, sull’atteggiamento miope di chi dice sempre “NO”, ma su concrete analisi, su dati, su studi, su proposte alternative puntualmente rigettate, perché “bisogna realizzare l’opera senza spostare una virgola”, perché l’impegno preso dalla casta è quello e “la politica ha preso già le sue decisioni” e non si può certo deludere le aspettative dei potenti interlocutori.


Paolo Caviglia

Scoglio della Madonnetta

 

SOCIALISTI SAVONESI: SOLITI UOMINI, SOLITI ATTEGGIAMENTI

 

Un quotidiano savonese riusciva, qualche giorno fa, a riempire mezza pagina della cronaca locale con le parole di un intervento fatto in Consiglio Comunale da un noto esponente della politica locale socialista: Paolo Caviglia.

Il giornalista titolava l’articolo proprio con la “squisita” provocazione di Caviglia: ”Mettiamo sotto vetro lo scoglio della Madonnetta!”

Il suo intervento, deve aver sicuramente divertito i colleghi Consiglieri, ma soprattutto li avrà rassicurati sulla posizione del Partito Socialista Savonese nei confronti di operazioni di riguardo come la Margonara e moltissime altre che, se sfuggono al chiasso mediatico, non sono certamente meno inutili e dannose per il territorio dell’intera provincia.

 Le disquisizioni divertite sul falso valore dello scoglio che, l’assessore socialista, trova inesistente rispetto ad altri scogli su altri territori (con altre note storie di deturpazioni), senza pudore e senza rispetto verso un organo istituzionale, mettono alla berlina  i contenuti tecnici del parere negativo del VIA regionale.

Nessun politico o Amministratore si è sognato di richiamare al rispetto l’Assessore che, con la stessa arroganza che caratterizzava il modo di far politica del suo partito qualche decennio fa, continua ad avere la presunzione di essere nel giusto.

La storia degli scempi urbanistici, che fanno capo alla politica del suo Partito, ha spesso fatto la più triste storia della Liguria e lo stesso presidente Pertini fu, a suo tempo, scomodo testimone e censore proprio di una classe di politici, non proprio estranei alla storia personale di quelli che ancora oggi operano e contano.

Sotto vetro, infatti, sembra proprio essere una classe politica che non solo ha fatto il suo tempo, per vecchi modi di interagire con l’opinione pubblica e con i media, ma proprio perché rappresenta la continuità con quel vecchio modo di operare i cui danni sono sotto gli occhi di tutti.

Una classe politica logora che dovrebbe almeno cogliere le occasioni irripetibili di tacere.  

 

PROBLEMI TACIUTI E OCCASIONI PERSE

 

Si tace, invece, sui gravi problemi non risolti della Provincia come la raccolta differenziata e lo smaltimento dei rifiuti, come il depotenziamento della, troppo vecchia, centrale a carbone, la mancata politica sulle fonti alternative e sul risparmio energetico e quella sulla viabilità.

Tutti problemi che non sono risolvibili con metri o volumi di cemento, ma che si basano sullo studio di flussi, di tempi, di nuovi stili di vita dei cittadini.

Sarà troppo tardi (e lo è già) quando ci si accorgerà della grande sproporzione tra i processi innescati dai progetti, le decisioni politiche e amministrative, i reali finanziamenti, la loro realizzazione e gli effetti che questi hanno avuto soprattutto sulle persone che effettivamente abitano quel territorio.

Le persone che vivono e subiscono, anche solo guardando, lo spazio progettato per il resto della loro esistenza, pensando che sarà così anche per i loro figli.

 

Questo non ha compreso gran parte della classe politica savonese. Questo non ha compreso Fuksas, quando intervistato dalla RAI, si dichiara ancora stupefatto per la guerra innescata dal suo “straordinario” progetto. In un territorio che definisce degradato, “con ville e case abusive, ora abbattute” (!), con quell’ecomostro dell’Ospedale San Paolo , con quell’inutile scoglietto di cui non si capisce l’inspiegabile attaccamento della popolazione”.

In quel territorio profanato da vecchie colate di cemento, (muraglioni a scarpa) che, ignora sia lì a sostenere dissesti idrogeologici precedenti, provocati proprio da altre cementificazioni. In quel territorio, lui porta l‘Architettura, quella con la A maiuscola.

Nel suo delirio d’onnipotenza, l’architetto per quanto geniale, colto, e “benintenzionato”, si arroga il diritto di plasmare lo spazio, di cambiare una cultura del territorio e la sua memoria.

Questo l’errore!

L’errore per cui torri, grandi piattaforme infrastrutturali, monumenti, assetti delle nostre città tirate su dal nulla, o riconvertite, appariranno sempre più oggetti violenti e non sempre perché brutti, ma perché eterni e soprattutto perché slegati da una progettazione urbana complessiva.

 

Il grave errore di omettere, ad esempio, la pianificazione dei trasporti e dell’accessibilità, dove collegare non basta, ma si deve permettere alla città di poter vivere, culturalmente, socialmente e non solo tra le mura di grande magazzino commerciale.

L’errore di pensare che sia necessario spettacolarizzare l’architettura per renderla più digeribile, quando invece si deve obbligatoriamente cominciare a pensare a un valore aggiunto , sul quale siamo ampiamente in ritardo: la sostenibilità architettonica.

Nessun progetto contiene, ad esempio, norme volte al contenimento energetico: pareti o tetti fotovoltaici, pale eoliche, filtraggio e riciclo dell’acqua, alberatura verde funzionale. Neanche questo senso di responsabilità ha contagiato la classe politica savonese, perdendo l’ennesima occasione di poter stemperare il disgusto che si prova nell’essere obbligati, ogni giorno, ad”ammirare” il biscione del Crescent o la disabitata torre Bofill.

L’abdicazione alle ragioni immobiliari, una consolidata forma di deregulation, il consumo del suolo indiscriminato non porteranno sicuramente, a Savona e nelle altre cittadine della costa, lo sviluppo, ma lasceranno sui loro territori inutili e improduttive colate di cemento, utili solo a ricordarci di aver perso l’ennesima occasione di rigenerare lo spazio urbano e la vita delle nostre città.

 

                                                  ANTONIA BRIUGLIA