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MARGONARA, ULTIMO ATTO:

 COSI’ E’…SE VI PARE.

  

Non ho scomodato Pirandello se non per descrivere la sensazione che provo in questa sospesa fase della vicenda “Margonara”, dove tutto sembra temporaneamente relativo, dove è difficile intravedere una credibile verità nelle cose e negli accordi che si stanno, a nostra insaputa, prendendo. Anche se, non so perché, ma sento che potrei scommettere sull’esito della vicenda.

di Antonia Briuglia

Disegno di Serena Salino

 

             DUBAI, LA CRISI, LE TORRI E I PORTI.

 

Dubai, la Babilonia del terzo millennio è destinata a fermarsi, la torre alta un chilometro, forse, non si farà più. La crisi economica mondiale sembra essere arrivata anche là e ci induce a riflettere su come, anche le certezze di Dubai e di tutte le altre città simbolo della perequazione tra ricchi e poveri del mondo, vacillino davanti alla crisi di un’economia che fonda le sue radici proprio sulla crescita smisurata di una parte del pianeta che, perseguendo un falso sviluppo, alimenta il benessere di pochi a scapito di tanti altri.

 

Ci induce a riflettere su un processo che ha portato all’esasperazione molti, annosi, problemi che sono anche la causa d’inevitabili conflitti.

Al potere spesso i ricchi, che difendono i loro interessi o quelli dei loro simili, mentre i poveri soffrono sempre più e sempre più in silenzio.

Dubai, la Babilonia del terzo millennio, ha fermato la sua torre, mentre si sta consumando uno dei più efferati conflitti, dove si sono uccise centinaia di bambini poveri, mentre la crisi economica mondiale, anche qui in Italia, (Savona compresa) sta producendo i suoi effetti chiamati: cassa integrazione, licenziamenti e povertà.

Mentre accade tutto ciò, a Savona si discute ancora sull’opportunità che potrebbero offrirci i maxi- yacht nel nostro specchio d’acqua marino e di come una torre, alta 120 metri, possa diventare proprio il simbolo del nostro “falso sviluppo” cittadino.

Permettetemi di sentirmi disgustata da tutto questo e lo sono ancor di più quando penso che i protagonisti siano proprio politici del centro sinistra sempre più simile alla destra e che chi sembra sentire maggiormente la mancanza a Savona di porto a imbarcazioni di lusso sia un assessore, che fino a ieri era il Segretario Provinciale del più grande Sindacato della sinistra, cui tra l’altro appartengo.

 

FUKSAS E I PROGETTI OSTAGGIO DELLA POLITICA.

 

Fuksas che a Dubai c’è stato, dopo l’inaspettata bocciatura del suo progetto savonese, da parte del CTR regionale, si dichiara pronto ad ascoltare, ma sostiene di non voler essere ostaggio della politica e “che questa storia si trasformi in una guerra di religione”. (ANSA-Repubblica).

 

Le motivazioni della bocciatura da parte di un ente tecnico preposto a valutare l’impatto ambientale di un progetto, non si possono certo assimilare a principi riconducibili a una guerra di religione, trattandosi di motivazioni basate su aspetti concreti. Che questo piaccia o no.

Le guerre di religione, è anche vero, hanno sempre alla base una mancanza di dialogo e di conoscenza dell’altro e in questa vicenda, di voglia di dialogare e di conoscere le ragioni di chi non condivide la scelta di cementificare Margonara, non c’è mai stata.

Audizioni del Sindaco Berruti comprese.

 

Forse, per Fuksas, la valutazione ambientale negativa del suo progetto è giunta inaspettata. Una valutazione che riguarda non solo la torre, ma tutto il porto: questo inutile ed eccessivo porto turistico, che porterà la Liguria ad una quota di approdi sette volte superiori a quella nazionale.

Questo porto di cui Savona non vuole proprio fare a meno e  quando Berruti in un intervista, sul Secolo XIX del 17/01/09, “finge” di contraddire infastidito Fuksas, sostenendo che ognuno debba fare il suo mestiere e quello di promuovere la pianificazione urbanistica e lo sviluppo, sia dei politici: di fatto ne conferma la determinazione a realizzarlo. 

Berruti
Berruti

Il porto è parte integrante del Piano Regolatore Portuale e questa sarà l’arma che Berruti produrrà in Regione , lunedì prossimo, quando saranno tutti lì: Ruggeri, Berruti, Canavese e Parodi a rivendicare la costruzione di porto, grattacielo ed annessi.

Zunino e Burlando a cercare lievi e ininfluenti modifiche per fare in modo che ciò avvenga.

Non è “paranoia complottista”, ma così sarà …se vi pare.

Le rassicurazioni di Fuksas, poi, ai cittadini savonesi le definirei false ed ipocrite.

Quello che solo ora sentiamo definire “il caratteristico scorcio della Madonnetta”, era, fino a ieri, definito una discarica e un luogo da risanare, di scarsa importanza ambientale.

Non parliamo poi dell’ecosistema marino che non era nemmeno preso in considerazione, se non denigrato.

 

L’architetto ora è disponibile eventualmente a modificare.

Mi chiedo cosa intenda per modificare. Se la memoria non m’inganna, fu proprio lui a dichiarare, mesi orsono, che al suo progetto non avrebbe cambiato una virgola.

Non vorrà allora dire che la modifica consista in una traslazione del progetto, tale e quale, in qualche zona limitrofa?

 

Fuksas, preso da un raptus di egocentrismo narcisistico, si è impegnato a lasciare nella nostra piccola insenatura, come gradito esempio della sua magnificenza, una”grande architettura” o forse solo un’architettura troppo grande.

 

Sostiene, infatti, che in Italia ci sia bisogno di architetture monumentali, capaci di dare prestigio alle città e attrarre persone.

Alla base della mobilitazione dei “pantofolai” c’era e c’è un aspetto che né Fuksas né, cosa ancor più grave, i nostri politici non vogliono capire o preferiscono ignorare: Savona non è Dubai o Montecarlo, dove il suo bell’”oggetto” starebbe bene.

Savona è orgogliosa della sua dimensione storico-urbana che si sta via, via perdendo, quella che, con una mistificazione, egli stesso definì con disprezzo “città nana”, come dire abitata da poveri provinciali.

Savona evidentemente si merita tutto questo: il delirio di un architetto ostaggio di politici di basso profilo che, indisturbati, stanno compiendo uno degli scempi più inutili e disastrosi della storia della Liguria e lo stanno facendo proprio sfruttando le aree sul mare, di pertinenza dei cittadini e concesse alla speculazione di privati.

 

Un modo di governare il territorio che, speravo, avesse cominciato a lasciare il posto a scelte moderne, consapevoli e rispettose di quegli equilibri ambientali di cui, ormai si parla con determinazione in tutto il mondo, quella parte del mondo che vuole realmente guardare al futuro.

 

 ANTONIA BRIUGLIA