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 AUGURI DI PACE AL MEDIO ORIENTE

di Fulvio Sguerso



Mentre scrivo comodamente seduto davanti al mio personal computer, infuriano i combattimenti nella Striscia di Gaza,  e muoiono a centinaia non solo i miliziani di Hamas, ma anche  - sotto le macerie delle loro case, scuole e moschee colpite da bombe di ultima generazione - donne e bambini colpevoli di essere mogli, madri e figli di probabili terroristi, e quindi complici dei  criminali che continuano a lanciare razzi sulle città del Sud di Israele, con l’obiettivo evidente di tenere lontana la pace da quella terra sventurata. Ma quale obiettivo strategico persegue il governo israeliano?
Ufficialmente la difesa e la sicurezza dei propri concittadini minacciata in permanenza  dai missili Qassam; ma è un obiettivo realistico? Lo sarebbe qualora l’operazione militare israeliana  -  piombo fuso versato anche sulle nostre chiacchiere pacifiste e umanitarie - risultasse davvero “chirurgica”, e riuscisse ad annientare il radicamento sociale, territoriale ed ideologico di Hamas o addirittura ad estirpare le radici dell’odio e del terrorismo islamista e antisionista. Non occorre  essere degli esperti politologi (o polemologi) per concludere che non sarà il terrorismo di Stato a sconfiggere il terrorismo suicida degli estremisti palestinesi: il terrore genera terrore e il sangue chiama sangue. Questo vale per gli uni e per gli altri, è vero; ma è anche vero che la reazione israeliana, basata sul principio strategico della ritorsione come dissuasione (“ecco cosa vi succede se ci provocate!”), appare comunque sproporzionata al punto da risultare controproducente e da trasformarsi persino in una formidabile arma mediatica e propagandistica a favore degli estremisti palestinesi e dei fanatici islamismi iraniani (di cui Hamas ha tutta l’aria di essere il braccio armato nella Striscia), nonché dei miliziani di Al Qaida.  Possibile che gli strateghi israeliani non se ne rendano conto? Ma è anche possibile – sia chiaro - che il sottoscritto sia vittima dei suoi pregiudizi; anzi, è certo che la mia logica è quella del senso comune e del cosiddetto uomo della strada, o di un semplice abitante del villaggio globale a cui sfuggono per definizione le alte strategie degli stati maggiori degli eserciti e delle autorità responsabili degli equilibri (?) geopolitici; quindi può darsi benissimo che il mio punto di vista sia quello ingenuo e sentimentale di chi si commuove davanti alle immagini delle vittime innocenti che la guerra non può non provocare; può darsi che Olmert, Barak e la Livni, vedano lontano e che, per la salvezza di Israele, siano costretti a seguire la via dolorosa delle stragi e della supremazia militare - tesi d’altronde sostenuta da autorevoli professori ed editorialisti nostrani come Panebianco, Ostellino, P. G. Battista, V. E. Parsi, Giuliano Ferrara, et alii; i quali imputano la responsabilità dei crimini di guerra israeliani allo stillicidio continuato dei terroristi di Hamas, e a quella loro esecrabile tattica di usare i civili come scudi umani (e, a questo proposito, va senz’altro citato il notevole editoriale sul Corriere della Sera del 4/01/09  del professor Panebianco, in cui, tra l’altro, si legge questo brano di prosa non esattamente cristallina : “
[hamasLogo.jpg] Per gli uomini di Hamas, come per Hezbollah in Libano, la vita – anche quella degli appartenenti al proprio popolo – vale talmente poco che essi non hanno alcun problema a usare i civili, compresi i bambini e le donne, come scudi umani. Per gli israeliani le cose stanno differentemente. Cercano di limitare il più possibile le ingiurie (!) alla popolazione civile anche se, naturalmente (!), la natura del conflitto esclude che essa non sia coinvolta (sic!). L’attacco dell’esercito appena iniziato, volto a bloccare definitivamente (!) Hamas, è stato a lungo ritardato. Tra le ragioni del ritardo c’era anche il timore per l’alto costo in vite di civili che l’attacco potrebbe (!) comportare.”).

Come dire: anche a noi piacerebbe vivere in pace e andare d’amore e d’accordo con i nostri vicini, ma siccome tra i nostri confinanti si annidano miliziani e terroristi che hanno giurato guerra eterna al nostro Stato, siamo costretti, nostro malgrado, a colpire qualche obiettivo civile per snidare i miliziani che ivi si nascondono, rendendosi essi colpevoli degli inevitabili massacri perpetrati a fin di bene dalle nostre forze armate. D’altra parte non si può fare la guerra in guanti bianchi. E qui torniamo al punto di partenza: è la guerra una soluzione? Anche trascurando il fatto che in quei territori non si contano più le guerre “risolutive” e le tregue interrotte, poniamo per ipotesi che l’operazione Piombo Fuso ottenga il risultato sperato, cioè l’annientamento militare e politico di Hamas; come sarà possibile impedire che altre formazioni di fanatici antisionisti ne raccolgano l’eredità aureolata dal martirio? Ma bisognerà pur uscire in qualche modo, prima o poi, da questo cerchio infernale! Certamente; ma il modo, finora, non è stato trovato. Speriamo nell’Onu? Nell’Unione Europea? In Putin? In Sarkozy? In Mubarak? In Obama? Speriamo che israeliani e palestinesi si convertano alla pace giusta e perpetua di cui parlava, inascoltato,  Immanuel Kant nel 1795, e che ascoltino le nobili e alte parole augurali pronunciate dal maestro Daniel Baremboim in occasione del concerto di Capodanno al Musikverein di Vienna. Il maestro ha tenuto a dichiarare in un comunicato prima del concerto che, pur riconoscendo il diritto israeliano all’autodifesa, si chiede se “il governo israeliano abbia il diritto di punire tutti i palestinesi per le azioni di Hamas”, e ha concluso affermando: “Proprio noi, il popolo ebraico, dovremmo sapere meglio di altri che l’omicidio di esseri innocenti è inumano e inaccettabile”. Ma Barenboim è un’anima bella, e le anime belle, si sa, vengono compatite quando non derise dai pragmatici detentori del potere e dai loro scherani. In ogni caso non bisogna mai disperare: spes ultima dea. Auguri di pace per il nuovo anno al Medio Oriente e al mondo.

FULVIO SGUERSO