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mail della settimana/ Il …“mi piange il cuore” di una guida turistica testimone

 <Io che amo Alassio, Finale, Loano, Pietra,

incapaci di imitare la Riviera Romagnola>

<Politici mediocri ed inconcludenti, albergatori succubi, scuotiamo le coscienze>

di Alessandra Petta




Finale Ligure
Ringrazio la redazione di TRUCIOLI SAVONESI per rendermi partecipe della vita
della mia amatissima Liguria, mi fa sentire a casa anche se ne sono lontana. Risiedo a Forlì dal 2006.
Leggo con rammarico e, ahimè, troppo spesso articoli sulla disastrosa
situazione del turismo in provincia di Savona...
Perle come Finale (mia adorata città natale), Alassio (dove ho studiato), Loano: lasciate a se stesse, dove alberghi chiudono e si vede sempre meno gente e non posso far altro che (brutto a dirsi) fare il paragone con la Riviera Romagnola non distante dalla quale, per altro, vivo.

Malgrado la crisi, i soldi che sono sempre meno, e gli svariati problemi che ci affliggono, noi Italiani possiamo rinunciare alla macchina nuova (forse...), non ad una bella vacanza!

Ed io che sono Ligure, che amo Finale, Alassio, Loano, Pietra, che devo tornare in Liguria almeno 5/6 volte l'anno (ho i miei genitori), per sentire i profumi, per vedere i fiori della Riviera (ho fatto per 7 anni l'accompagnatore turistico con i Tedeschi su e giù per le Riviere...), dove andrei in vacanza?

Sulla Riviera Romagnola, dove il litorale non è minimamente paragonabile a bellezza a quello ligure, dove il mare il più delle volte è grigio anche in una bella giornata, dove non ci sono le palme, ma solo i pini marittimi a ricordarti che sei al mare..... Eppure, e mi piange veramente il cuore, se noi in Liguria
facessimo un cinquantesimo di quello che si fa in Riviera Romagnola, non avremmo di che lamentarci.
Va bene lo scaricabarile tra amministrazioni e Regione, assessori e sindaci e politicanti ecc....ecc...., ma se gli albergatori facessero veramente coalizione tra loro, dura e determinata contro amministrazioni, assessori, e politicanti incapaci e servi di padrone, forse riuscirebbero veramente a fare la differenza.... Come la fanno in Riviera Romagnola.
Ringrazio quindi TRUCIOLI SAVONESI che con le sue parole ci sensibilizza (speriamo che serva, ma il ligure un po' indolente lo è, bisogna riconoscerlo), che con le sue parole mi fa sentire a casa e che con le sue parole spero riesca a scuotere un po' di coscienze.
Un abbraccio forte. Una ligure sempre e comunque.

Alessandra Petta

 

                                                                              Risponde Trucioli Savonesi


La mail di Alessandra è tra le tante testimonianze, fotografie del turismo ligure, savonese ed imperiese, in particolare, le due aree più colpite dalla crisi devastante.

Hanno già scritto e testimoniato, su Trucioli Savonesi, addetti ai lavori: albergatori e dipendenti. Non abbiamo ricevuto notizie ed opinioni dai “politicanti”, dai loro portaborse, dai pubblici amministratori.

Non sono tutti da mettere sullo stesso piano, con uguali responsabilità per il passato ed il presente.

Certo è che al capezzale dell’industria turistica si sono avvicendati molti incapaci, a volte impotenti, altre volte degli irresponsabili e arroganti. Personaggi che mentre sui giornali sbandieravano questo e quel progetto, questa e quella ricetta di rilancio, dall’altra tramavano e vendevano strutture alberghiere tradizionali. Si guardavano bene dal denunciare che i fortissimi utili del “mattone” e la mancata riduzione della pressione fiscale (nazionale e locale, dal costo del lavoro, alla Tarsu, all’Ici) disincentivavano l’azienda alberghiera tradizionale. Logorata anche dalla concorrenza.

La Liguria, è risaputo, ha avuto per anni una “gallina dalle uova d’oro”. Qualcuno l’aveva scambiata per una macchina perpetua. Poi si è imboccata la strada della speculazione selvaggia, della “corruzione sociale” e non solo. Oggi si raccolgono i frutti. I buoi, come si suol dire, sono scappati dalle stalle.

Non manca chi vuol continuare a raccontare barzellette. Con l’aiuto di giornali zeppi di pagine di annunci immobiliari, una fonte pubblicitaria che non conosce vistose recessioni. Un giorno raccontano in prima pagina che tornano i tedeschi, qualche mese dopo scrivono che la Germania è in crisi economica ed i tedeschi saranno sostituiti dai miliardari russi (pensate i miliardari che vengono in ferie nel savonese, al massimo qualcuno compra qualche posto barca nei porticcioli come sta accadendo nel silenzio, temono sia denaro sporco?).  Passa qualche mese ed ecco un reportage da prima pagina. Il futuro rilancio turistico parlerà indiano grazie ai cento milioni di ultra milionari di quel paese che stanno scoprendo la Liguria.

Prima degli indiani grande spazio ed enfasi al “mercato turistico cinese” che ormai è dietro l’angolo, pronto ad invadere la Riviera di ponente.

Un cialtronismo giornalistico e di suggeritori (occulti?) dal sapore del vero e proprio inganno. Da grande imbroglio.

Le prime, impotenti, vittime sono ormai da anni,  migliaia di lavoratori del settore ricettivo. Tanti giovani, ma anche padri di famiglia, che avevano avuto solo il torto di credere nel futuro turistico della loro terra (miracolata dalla natura). Convinti di avere un avvenire, dare sicurezza alle loro famiglie. Hanno visto, anno dopo anno, chiudere alberghi a 4 stelle, 3 stelle, piccole strutture. A decine, centinaia. Sul mare e a monte dell’Aurelia. Persino strutture gestite dai sindacati, dalle cooperative.

Giovani, famiglie che hanno pagato sulla loro pelle la perdita del posto di lavoro.  O per bene che vada devono accontentarsi di un precariato permanente. Dopo aver frequentato, essersi diplomati, alle scuole alberghiere liguri, aver seguito corsi di formazione e aggiornamento. Costretti, per sopravvivere, ad emigrare lontano da casa, magari sulle navi da crociera, per trovare uno sbocco professionale.

Imperia

Hanno visto sciogliersi come neve al sole la decantata (a parole) ricerca di “professionalità”. Sono stati via via abbandonati al destino, con un sindacato di categoria di fatto inesistente, presente soprattutto negli enti bilaterali con relativi emolumenti. Ed la caramella al miele dei sussidi. Si sentono traditi dai molti gloriosi annunci.

Gli imprenditori alberghieri sempre più alle prese con la stagione corta, con la fuga dei vecchi clienti attratti da altri lidi, hanno visto scorrere davanti ai loro occhi le fortune ingenti, repentine, di chi ha venduto l’albergo-immobile, trasformandolo in “seconde case”.

Spesso conoscono le società che hanno operato di volta in volta. Hanno utilizzato i soliti professionisti e consulenti in loco, poi sono sparite con il malloppo. Destinazione Montecarlo, il Granducato del Lussemburgo, alcuni altri paradisi fiscali, dove si possono incontrare per fare investimenti.

Chi ha venduto i muri dell’albergo si è ritrovato nel mondo dei ricchi dall’oggi al domani. Senza più le preoccupazioni di mandare avanti l’azienda, lottare con i dipendenti, pagare una tassazione assurda, fuori dalle regole, alla stregua degli speculatori immobiliari. Chi è rimasto e resiste, magari per i figli, si sta guardando attorno sempre più smarrito, impotente, preoccupato.

Un esempio. Nella sola Loano la trasformazione in monolocali e bilocali di una decina di alberghi tradizionali della città (il calcolo è di un agente immobiliare) ha fruttato a chi ha venduto oltre cento miliardi delle vecchie lire.

Almeno dieci volte di più ha messo in cassaforte, chi ha trasformato e rivenduto. E questa logica di mercato può essere estesa ad Alassio, Laigueglia, persino Albenga, Pietra, Borgio, Finale, Noli. Nella provincia di Imperia che forse è peggio in quanto a trasformazioni. Persino qualche fallimento.

Ma quale futuro, quale speranza della ragione e non dei sogni, attende i giovani savonesi, imperiesi, se l’unica industria di cui disponiamo, non può più creare sbocco lavorativo? Quale motore economico hanno migliaia e migliaia di seconde case vuote per dieci mesi l’anno, per bene che vada. 

L’altra vittima senza colpe è la nostra terra, quella che ci hanno lasciato i nostri padri. E’ cresciuta troppo e male, senza rispetto e senza “etica”, con uno spaventoso divario tra infrastrutture-servizi e la potenzialità abitativa. Senza collegamenti ferroviari degni di questo nome, senza Aurelia-bis, senza adeguati parcheggi, con una generale mancanza di decoro e di gusto per la pulizia, l’ordine, il rispetto del nome “riviera dei fiori”. Con autostrade perennemente intasate, semiparalizzate ogni fine settimana.

Si è impoverito all’inverosimile l’ambiente vivibile, la prima collina, di conseguenza la qualità della vita, delle vacanze. Il turismo da “seconde case” e da caos ha arricchito una ristretta fascia sociale, ma ha impoverito inesorabilmente l’altra, sempre più  delusa e sfiduciata. Con il cane che si morde la coda. E tanta “cultura dell’egoismo”, faceva notare durante una pubblica assemblea “salva collina” una milanese trasferitasi ad Alassio. Che aggiungeva: <Ne sono ogni giorno testimone>.

L.C.