28 Novembre 2008
Blog e comitati dei
“traditi dal Pd”:
noi soli a lottare per l’ambiente
LA STAMPA |
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C’ era una volta la sinistra
nemica del cemento. Poi qualcosa è cambiato. Il
caso Sardegna è soltanto l’ultimo. Nel Pd la
questione mattone sta esplodendo. Basta studiare
i dati dell’Istat: in quindici anni l’Italia si
è mangiata il 17,06% della superficie di aree
libere da costruzioni. A guidare la classifica
sono Liguria (-45,55%), Calabria (- 26,13),
Emilia Romagna (-22,09), Sicilia (-22) e
Sardegna (-21,2). Quattro delle cinque regioni
sono state amministrate anche dal
centrosinistra. Così nel suo elettorato,
tradizionalmente attento all’ambiente, sono
cominciati i malumori. Sono nati comitati e
blog. Contro il cemento, ma via via più critici
con il centrosinistra al quale erano vicini.
Soltanto in Liguria sono nati 11 blog. «Abbiamo
cinquemila contatti alla settimana», spiega
Antonio Signorile, savonese, che si divide tra
il lavoro di casellante e il suo blog «Uomini
Liberi». Gente vicina a Berlusconi? «Appena
critichiamo la politica urbanistica della
Regione o dei comuni ci accusano di essere di
destra. Non è vero, quasi tutti quelli che ci
scrivono sono di sinistra, delusi dal Pd e da
Rifondazione che appoggia le giunte che
cementificano la Liguria», è convinto Signorile.
Sui blog liguri transitano mille messaggi al
giorno dedicati al cemento.
L’argomento è attualissimo in una regione dove
si prevedono tre milioni di metri cubi di nuovi
edifici. Dove i porticcioli fioriscono ovunque e
presto si arriverà a venticinquemila posti
barca. Dove sono stati approvati progetti
perfino sulla minuscola e meravigliosa spiaggia
di Lerici, meta di Indro Montanelli (poi la
Procura ha bloccato tutto) e si rendono
edificabili zone prima classificate come frane
attive (vedi Sanremo). Tutti comuni amministrati
dal centrosinistra. Dati allarmanti che la
Regione contesta: «La Liguria con 642 metri cubi
di nuove costruzioni ogni mille abitanti nel
2006 è all’ultimo posto in Italia per nuovi
fabbricati», assicura l’assessore
all’Urbanistica, Claudio Ruggeri.
Ma il casus belli è Savona, dove, intorno allo
storico porto, sono già cresciuti un grattacielo
alto 65 metri e un palazzone lungo 180 metri. E
poco lontano si prepara la costruzione di un
grattacielo curvo («la banana», lo chiamano i
denigratori) firmato Massimiliano Fuksas. Tutto
approvato e voluto fortissimamente dal
centrosinistra. La base è divisa, spesso
contraria. I vertici invece sono lanciati. E
liquidano le critiche, come ha fatto l’assessore
savonese alla Cultura, Ferdinando Molteni,
parlando di «una minoranza rumorosa e in
pantofole», definendo la storica fortezza del
Priamar «un ecomostro del Cinquecento».
Non è solo il cemento. A far storcere il naso
sono le alleanze con il centrodestra che si
consumano in tanti consigli comunali. Ma a
preoccupare la base sono soprattutto i nomi
degli imprenditori che puntano sul mattone di
sinistra: Gianpiero Fiorani aveva scelto la
Liguria (e comuni guidati dal centrosinistra)
per investire i soldi delle sue avventure
finanziarie. A Firenze è di scena il re del
mattone Salvatore Ligresti, non certo un
personaggio di sinistra, anzi, nelle sue società
siedono membri della famiglia del ministro
Ignazio La Russa. Ma, nella rossa Firenze,
Ligresti dovrà realizzare il mega-progetto di
Piana di Castello. «Una grande occasione per
ridisegnare una parte della città degradata»,
dicono in Comune. Gli animatori del blog
“Democrazia e legalità” non sono d’accordo: «Il
sindaco Leonardo Domenici è da anni sotto il
fuoco di fila di decine di comitati che cercano
di salvare brandelli di città dalla
cementificazione. La lotta - spiegano Marco
Ottanelli e Roberta Anguilleri, animatori del
blog - è contro il parcheggio alla fortezza
cinquecentesca, contro la dispendiosa tramvia
che passa a due metri dal battistero, contro la
speculazione immane della piana di Castello». E
quest’ultimo progetto, per un milione e
quattrocentomila metri cubi di cemento, è
costato a Ligresti e a due assessori di
centrosinistra - Graziano Cioni e Gianni Biagi -
l’accusa di corruzione.
Segnali arrivano da tutta Italia. Rimini si è
divisa di fronte al progetto che ridisegnerà
(«stravolgerà» per alcuni) il lungomare caro a
Federico Fellini: qui tre grandi architetti
(Jean Nouvel, Julien De Smedt e Norman Foster)
hanno disegnato un grattacielo da cento metri,
un parcheggio da 1.500 posti e le scenografiche
“onde di vetro”. Un progetto da 200 milioni. Il
vice-sindaco, Maurizio Melucci (centrosinistra),
non ha dubbi: «Sarà il salto di qualità per
attirare il turismo medio-alto».
A poche decine di chilometri dovrebbe nascere
Veneto City: un miliardo di investimento per due
milioni di metri cubi con l’immancabile
grattacielo quasi in faccia a Venezia.
D’accordo, qui a spingere è soprattutto la
destra. D’accordo, i sindaci Pd di Padova,
Flavio Zanonato, e Venezia, Massimo Cacciari,
sono contrari. Ma, tanto per cambiare, anche su
questo il centrosinistra è diviso: il presidente
Pd della provincia di Venezia, Davide Zoggia, è
tutt’altro che contrario. Il sindaco di Dolo
(comune interessato), Antonio Gaspari, dichiara
che «Veneto City è un’opportunità». Anche qui
nascono comitati. Ma Vittorio Pampagnin che
coordina quelli per “la difesa del Brenta e del
Graticolato” sospira: «Tutti i politici in
pubblico sono contrari, ma poi alla fine votano
a favore. Sinistra e destra sono uguali. E
nessuno ci ascolta». |
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