Partiamo da
levante: le prospettive economiche di un ulteriore porticciolo,
adesso come adesso, sono del tutto negative. Come abbiamo già
constatato nel mancato allargamento del cantiere Azimut verso le
Funivie, la nautica da diporto di una certa dimensione è già
investita pesantemente dalla crisi e dalla forte riduzione nella
capacità di consumo della middle -class (il recente
Salone Nautico di Genova
ha verificato, a quel livello, soltanto un intensificarsi di scambio
nell'usato, con la ricerca di barche a costi minori); quanto alla
torre Fuksas, non è
certo nostra intenzione entrare nel merito del progetto o limitarci
alla (pur giusta) crociata anti cemento che ha avuto, proprio in
questo periodo, una meritata visibilità mediatica.
Il discorso
che vorremmo sviluppare al riguardo della torre
Fuksas è, grosso modo,
quello già indicato per le Torri
Bofill: il rischio vero è quello della “cattedrale nel
deserto”. Una cattedrale che peserà, nel tempo, sull'intera
collettività savonese.
Quanto alla
piattaforma Maersk, al
di là anche in questo caso delle questioni pur rilevantissime
riguardanti l'impatto ambientale, il discorso riguarda strettamente
i temi economici e la difficoltà che la società proponente sta
incontrando, rese vistosissime – appunto – dalla crisi di borsa.
Su questi
punti ci permettiamo, dunque, di avviare una riflessione rivolta
proprio ai dati economici, dell'idea di sviluppo, del modello da
realizzare, superando quello sbagliato, perdente, pericoloso, fin
qui portato avanti dalle Amministrazioni locali e dai vertici dei
soggetti economici.
Quale
alternativa, quindi?
Su questo
punto serve la svolta.
Innanzi
tutto avremo, con ogni probabilità, una fase in cui sarà necessario
un forte investimento pubblico rivolto alle infrastrutture ed ai
servizi: è necessario che Savona ed il suo comprensorio siano pronti
per star dentro a questo discorso, al tipo di filoni di investimento
che possono aprirsi, rifiutando ovviamente quelle scelte negative
per l'ambiente circostante, al riguardo del quale tanto si è pagato
(pensiamo alla Centrale di Vado)
ma progettualmente pronti a risolvere alcuni dei nodi di fondo:
pensiamo ai temi della viabilità, delle ferrovie, dell'assetto del
territorio, dell'utilizzo a fini pubblici attirando investimenti in
campo produttivo posti sul terreno dell'innovazione tecnologica
attraverso l'offerta di spazi, che non debbono essere ulteriormente
intasati dall'edilizia.
In secondo
luogo, e qui ci capita di riproporre questioni che abbiamo già
sollevato in passato ma che, purtroppo, è ancora necessario
riprendere, a Savona
occorre “un progetto di Città”,
che parta dal suo centro, senza velleità di spostamenti di
direzionalità che, in questo momento, hanno davvero poco senso.
Un progetto
di Città che miri a fare di Savona, davvero,una “Città
della Cultura”, ma non episodicamente, attraverso eventi
più o meno interessanti e/o fruibili.
Savona “Città
della Cultura” strutturalmente attraverso l'utilizzo dei
suoi più prestigiosi contenitori storici; l'ex-.
Ospedale San Paolo e Palazzo Santa
Chiara al fine di creare una sede universitaria completa
(senza alcuna idea di abbandono per il campus di
Legino, ci mancherebbe
altro!) di una grande biblioteca (abbiamo notato, nei giorni scorsi,
con una certa soddisfazione che qualcosa sembra essersi mosso,
almeno rispetto a questo secondo punto) per le facoltà umanistiche,
giuridiche, delle scienze sociali.
Oggettivamente, senza voler
scendere in dettagli, la questione dell'istruzione superiore e
dell'Università sarà al centro dell'attenzione del mondo politico ed
economico nel corso dei prossimi anni: ed in tempo di crisi questa è
un'altra opportunità per la quale vale la pena di attrezzarci.
E'
necessario, però, ripetiamo “un punto di svolta”.
Infine, un
altro elemento di riflessione da proporre agli amministratori degli
Enti Locali del savonese: occorre dismettere un atteggiamento di
arroganza che emerge, visibile, da ogni atto che viene compiuto.
In
particolare dovrebbero dismettere atti di arroganza amministratori
locali non eletti da nessuno, nominati da organismi monocratici che
ne hanno facoltà e, di conseguenza, loro dipendenti sia in entrata,
sia un uscita: ma questo discorso vale per tutti, specialmente per
quanti hanno usufruito di una rendita di posizione, sul piano
elettorale, che viene da lontano, è statica in una situazione di
crescita nell'età media della popolazione, ma che non è eterna.
Basta vedere
i numeri assoluti con i quali è eletto, di volta, in volta, il
Sindaco di Savona: la
percentuale cresce ma i numeri diminuiscono sensibilmente (dai
22.000 di Gervasio si è
scesi parecchio, pur restando
ferma, in pratica, la misura quantitativa dell'elettorato).
Questo è,
sicuramente, un segnale di disaffezione che si accompagna con la
crescita di iniziative spontanee di aggregazione dei cittadini,
finalizzate ad una “single issues” che, proprio per la loro natura, alla fine non
approdano ad un concreto sbocco politico.
Ecco, queste
sono soltanto alcune disordinate annotazioni per ripetere la
formulazione di due richieste: un punto di svolta, un invito alla
riflessione.
Savonai, 29 Novembre 2008
Franco Astengo
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