Erano gli anni che il giornale, da sempre Fiat,
con l’allora redattore di Savona (che poi farà una brillante carriera,
unico giornalista della “vecchia guardia” rimasto in auge) Sandro
Chiaramonti, “celebrava” le conquiste del politico-pubblico
amministratore savonese più noto alle cronache italiane, subito dopo
l’amato presidente della Repubblica, Sandro Pertini. Amato dal
popolo, non dall’allora gruppo dirigente del Psi savonese (alcuni
protagonisti sono viventi ed attivi) che ordinò: via il ritratto di
Pertini dalle pareti della Federazione del partito.
Proprio così, il Presidente della Resistenza,
degli anni di carcere per i suoi ideali antifascisti, profugo politico
nell’ospitale Francia, morto senza ricchezze (a Roma), non
aveva diritto di cittadinanza tra i socialisti della “sua” Savona.
Su iniziativa di uno sparuto gruppo di compagni molto
“onorevoli”.
Onore agli smemorati di oggi, sempre più numerosi ed
ossequiosi, oppure “vendicativi” o permalosi. E che “veleni” quando
Il Secolo XIX -Savona, in anteprima come era solito, dava quella
notizia dell’“insulto” a Pertini!
Teardo
era un politico pragmatico. Del rinnovamento. Riformista. Di larghe
vedute. Cosi veniva presentato, soprattutto grazie alla lungimiranza
delle cronache savonesi del quotidiano di Torino. Interviste,
fotografie, moltissime dallo stadio del “Savona Calcio” (allora
lanciatissimo, con un’altra gara sugli spalti a sedere vicino ai big,
una benemerenza intervistarli).
Si sa, com’è la vita.
Anche Teardo ne avrà fatto le spese. Dalle stelle
alle stalle. Nessuno ti conosce più, ti ricorda persino per il
bene che hai fatto. E di bene, un politico che conta, di porte
aperte, se ne possono contare a decine. I giudici
quattro anni dopo trovarono anche un archivio, assai
eloquente, con tanti nomi e cognomi.
Sandro Chiaramonti |
Quell’articolo di giornale, di una domenica d’agosto, ovviamente
dimenticato, ci ricorda (vedi a fondo pagina) che <la Regione
Liguria – scriveva Sandro Chiaramonti – ha approvato il
disegno di legge relativo alle norme sulla procedura della
programmazione>.
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Un traguardo fondamentale, storico, visto che,
faceva rimarcare Teardo <siamo una Regione
contraddistinta da due elementi essenziali per la sua economia,
porti e industria pubblica, legati indissolubilmente con la
politica dello Stato. Per questo non possiamo pensare al nostro
futuro senza chiamare in causa Roma>.
Una legge, rimarcava Chiaramonti, che
<regola i compiti della giunta, del consiglio regionale, degli
enti locali>. E aggiungeva: <Solo
Dc e Pri sono rimasti all’attacco, si sono
astenuti liberali e socialdemocratici. Il “padre
della legge” ha lavorato per sette mesi, consultando enti
locali, sindacati, Confindustria, forze sociali e dopo molte
modifiche, con il varo del testo definitivo, toccherà ora ai
Comprensori gestire la programmazione ligure>.
E ancora, il resoconto della ribellione della
democrazia cristiana contro le scelte
della maggioranza comunista e socialista. Mentre
Teardo, ci ricordava infine La Stampa (da profeta
ndr), annunciava che la <riforma degli enti locali era ancora
lontana, la soppressione delle Province era un’impresa
titanica>.
Oggi alcuni seguaci dell’eredità democristiana
sono al governo della Liguria con gli ex comunisti
e la sinistra estrema, altri sono emigrati in Forza
Italia, Popolo della Libertà e si battono a testa
bassa contro i “rossi”.
Ma ha senso riproporre quegli anni di storia
ligure e savonese? Ai più non farà piacere, gli altri sono
indifferenti, assillati da problemi assai più quotidiani. Dunque
al rogo gli archivi?
Un giorno la storia potrà sempre essere
riscritta a piacere. Ma che fine hanno fatto gli 11
Comprensori? L’industria pubblica (fabbriche) da Savona
è scomparsa, omaggiando le aree all’edilizia residenziale
privata, cancellando migliaia di posti di lavoro.
E’ rimasto fortunatamente il porto ed il suo dinamismo da
motore spinto. Prima azienda pubblica in piena salute ed
espansione della Provincia.
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