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Erano gli anni della “programmazione” di Teardo, intervistato da La Stampa

<Una legge del futuro,

siamo i primi in Italia>

Chi ha “rubato” gli 11 Comprensori liguri del Pci-Psi dell’agosto 1979?

  


Alberto Teardo

Genova -  <Il Comprensorio avrà un ruolo paritetico rispetto alla Regione, si occuperà solo di programmazione affinché questa parola non resti nel libro dei sogni; siamo i primi in Italia  a varare lo strumento attuativo, con legge, del piano regionale di sviluppo>.

Era un giovane vice presidente, assessore alla Sanità e alla Programmazione, di nome Alberto Teardo, che un sabato, 4 agosto (pubblicato domenica 5), poteva annunciare soddisfatto un successo, una tappa importante, da pietra miliare per la Liguria.

Erano gli anni che il giornale, da sempre Fiat, con l’allora redattore di Savona (che poi farà una brillante carriera, unico giornalista della “vecchia guardia” rimasto in auge) Sandro Chiaramonti, “celebrava” le conquiste del politico-pubblico amministratore savonese più noto alle cronache italiane, subito dopo l’amato presidente della Repubblica, Sandro Pertini. Amato dal popolo, non dall’allora gruppo dirigente del Psi savonese (alcuni protagonisti sono viventi ed attivi) che ordinò: via il ritratto di Pertini dalle pareti della Federazione del partito.

Proprio così, il Presidente della Resistenza, degli anni di carcere per i suoi ideali antifascisti, profugo politico nell’ospitale Francia, morto senza ricchezze (a Roma), non aveva diritto di cittadinanza tra i socialisti della “sua” Savona.  Su iniziativa di uno sparuto gruppo di compagni molto “onorevoli”.

Onore agli smemorati di oggi, sempre più numerosi ed ossequiosi, oppure “vendicativi” o permalosi. E che “veleni” quando Il Secolo XIX -Savona, in anteprima come era solito, dava quella notizia dell’“insulto” a Pertini!

Teardo era un politico pragmatico. Del rinnovamento. Riformista. Di larghe vedute. Cosi veniva presentato, soprattutto grazie alla lungimiranza delle cronache savonesi del quotidiano di Torino. Interviste, fotografie, moltissime dallo stadio del “Savona Calcio” (allora lanciatissimo, con un’altra gara sugli spalti a sedere vicino ai big, una benemerenza intervistarli).  

Si sa, com’è la vita.  Anche Teardo ne avrà fatto le spese. Dalle stelle alle stalle. Nessuno ti conosce più, ti ricorda persino per il bene che hai fatto. E di bene, un politico che conta, di porte aperte, se ne possono contare a decine. I giudici  quattro anni dopo trovarono anche un archivio, assai eloquente, con tanti nomi e cognomi.


Sandro Chiaramonti
Quell’articolo di giornale, di una domenica d’agosto, ovviamente dimenticato, ci ricorda (vedi a fondo pagina) che <la Regione Liguria – scriveva Sandro Chiaramonti – ha approvato il disegno di legge relativo alle norme sulla procedura della programmazione>. 

Un traguardo fondamentale, storico, visto che, faceva rimarcare Teardo <siamo una Regione contraddistinta da due elementi essenziali per la sua economia, porti e industria pubblica, legati indissolubilmente con la politica dello Stato. Per questo non possiamo pensare al nostro futuro senza chiamare in causa Roma>.

Una legge, rimarcava Chiaramonti, che <regola i compiti della giunta, del consiglio regionale, degli enti locali>. E aggiungeva: <Solo  Dc e Pri sono rimasti all’attacco, si sono astenuti liberali e socialdemocratici. Il “padre della legge” ha lavorato per sette mesi, consultando enti locali, sindacati, Confindustria, forze sociali e dopo molte modifiche, con il varo del testo definitivo, toccherà ora ai Comprensori gestire la programmazione ligure>.

E ancora, il resoconto della ribellione della democrazia cristiana contro le scelte  della maggioranza comunista e socialista. Mentre Teardo, ci ricordava infine La Stampa (da profeta ndr), annunciava che la <riforma degli enti locali era ancora lontana, la soppressione delle Province era un’impresa titanica>.

Oggi alcuni seguaci dell’eredità democristiana sono al governo della Liguria con gli ex comunisti e la sinistra estrema, altri sono emigrati in Forza Italia, Popolo della Libertà e si battono a testa bassa contro i “rossi”.

Ma ha senso riproporre quegli anni di storia ligure e savonese? Ai più non farà piacere, gli altri sono indifferenti, assillati da problemi assai più quotidiani. Dunque al rogo gli archivi?

Un giorno la storia potrà sempre essere riscritta a piacere. Ma che fine hanno fatto gli 11 Comprensori? L’industria pubblica (fabbriche) da Savona è scomparsa, omaggiando le aree all’edilizia residenziale privata, cancellando migliaia di posti di lavoro.  E’ rimasto fortunatamente il porto ed il suo dinamismo da motore spinto. Prima azienda pubblica in piena salute ed espansione della Provincia.