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Articolo-opinione di un indipendente da partiti e movimenti. L’antitromboni

Le nostre Alpi? Vivere, soffrire, gioire

tra la cultura della gente di montagna

Il direttore di Montagnard: <Manca una gestione intelligente e di lunga durata>

Il problema dei mezzi motorizzati sui sentieri di montagna e viabilità sostenibile

di Federico Acquarone*



Tempo fa venni invitato a fare da moderatore ad un incontro che si occupava di tematiche legate al cosiddetto “turismo sostenibile” ed all’accesso che i mezzi motorizzati sulle strade e sui sentieri di montagna… Declinai l’invito sia per motivi di precedenti impegni presi che per alcune perplessità circa l’efficacia ed il senso dello strumento costituito dalle tavole rotonde. Nulla da eccepire invece sulle buone intenzioni di chi le promuove e le organizza, ovviamente. Specie per tematiche come queste.

Non penso di poter avere una posizione di “coordinatore” o meglio dire di “moderatore”. Sono stato tra i primi, credo, parecchio tempo fa in Val di Susa ed in Val Chisone (dove ho vissuto e lavorato per 14 anni), a mettere in risalto come, sia lo sviluppo turistico (così come portato avanti), che l’impostazione della viabilità (che ne consegue), fossero assolutamente inconciliabili sia con la montagna che con chi vive e in definitiva anche con chi ama frequentarla nel tempo libero.

Ho cercato di mettere in pratica le mie convinzioni nel lavoro di ogni giorno. Non ho aderito a partiti/movimenti politici, non mi sono candidato a nessun ruolo nella pubblica amministrazione. Ho cercato di limitarmi il più possibile ad agire nel mio piccolo nel concreto di ogni giorno. Scrivendo, facendo informazione indipendente, agendo dentro la montagna senza perderla mai di vista.

Non c’è futuro qualitativamente apprezzabile e continua a non esserci. Perchè viene troppo poco presa in considerazione una gestione veramente intelligente e di lunga durata. Quella che fa i conti sia con la montagna come contesto naturale primario, che  con l’inserimento armonico delle attività umane. Sistemi integrati che hanno accompagnato per secoli la cultura della gente di montagna. Come necessità imprescindibile di sopravvivenza, ma anche come elementare convivenza. Mai per pianificazione politica. 


LO STAFF DI MONTAGNARD

Federico Acquarone - Direttore e coordinatore editoriale e Simone Lanza -coordinatore Mktg.

Ho sempre vissuto e lavorato in e per la montagna.

Provo una certa istintiva perplessità per tutti coloro che dalle città e dalle pianure (o ovunque si trovino, spesso anche nelle montagne),  pontifichino a tavolino i destini montani e la valorizzazione di quei territori. Arrivando veloci alle conclusioni.

Sia sul versante degli sviluppi ad ogni costo.  Che su quello degli ambientalisti ad ogni costo. Senza offesa per nessuno, ovviamente. Da parte mia non c’è intenzione di giudizio. Ma è necessaria una visione chiara. Non si può continuare a far salire nebbie.

E’ la logica delle politiche contemporanee che non funziona. L’approccio ad una politica come tecnicismo della pianificazione e delle concertazioni (su scala macro, oltretutto, mai su scala locale) . Senza vivere, soffrire e gioire i territori. Senza partecipare alla vita e alla sopravvivenza della Natura. E’ la consapevolezza interiore ad essere in deficit. Quella economica e razionale ha preso fin troppo piede.

In realtà sarebbe tutto molto semplice. Ma si continua a complicarlo con approcci artefatti, con prese di posizione spesso confuse ed aprioristiche.

Convinti che quello di noi umani sia il verbo secondo il quale tutto si deve regolare.

Convinti si debbano gestire i contesti naturali, la montagna. Chi in un modo, chi in un altro.  Mentre tutto si regola molto bene da solo. E caso mai si sregola a causa del nostro interventismo sconsiderato, della nostra agitazione, delle modalità cosi spesso supponenti.

Sono gli uomini che dovrebbero gestirsi tra loro, “tenere a bada”. A quel punto la montagna si gestirebbe “da sola”. E’ una provocazione chiaramente. Lanciata per far riflettere sugli eccessi contemporanei di volontà di controllo.

Una prospettiva per le Alpi…parte per me da questi presupposti. Dall’accettazione dei vincoli e dei limiti posti dalla montagna.  Vissuti non come limite opprimente, ma come orizzonte e guida.

Come una sfida per il futuro frutto anche di accettazione e consapevole autolimitazione. Dunque qualcosa che abbia senso per i nostri figli, oltre che per noi e  per le montagne. Qualcosa che tenga insieme ogni aspetto. Non che privilegi comodi e interessi di parte, capricci e mode, culture a discapito di altre culture. E soprattutto l’uomo e la sua società a discapito della Montagna come Natura…dimenticandosi che nel binomio l’uomo stesso è natura.

*Federico Acquarone

(direttore di Montagnard)