Leggendo queste
esternazioni verrebbero alla mente i metodi delle dittature più
totalitarie, meno che mai si potrebbe pensare che la provenienza è dalle
menti e dalla bocca di esponenti di una borghesia illuminata,
progressista, aperta al futuro.
Non è questo il
punto: anche se sfugge il motivo per
il quale si è voluto inasprire lo scontro politico, si sono
voluti attaccare personalmente esponenti di una intelligenza, si vorrei
proprio affermare di una intelligenza, che ha dato tanto alla nostra
Savona, sul piano del lavoro,
del prestigio, della rispettabilità.
Quando si
tratterà di fare i conti per altri personaggi della nostra vita
cittadina allora, forse, il risultato sarà ben diverso.
Il punto sta,
come si diceva una volta, nelle fumose riunioni della
Terza Internazionale, “da
un'altra parte”. Insomma “non è questo il problema”.
Il fatto è che
gli assessori Martino e
Molteni hanno ragione con
questa storia del cemento: basta! Si tratta di una storia frusta e
rifrusta.
Basta guardarsi
attorno per verificare gli effetti della linea saggiamente portata
avanti dal centrosinistra (ecco: per favore non parliamo di risultati
elettorale. Si tratterebbe di andare lontano e di parlare di indebite
rendite di posizione, costruite quando gli assessori erano operai
dell'Ilva, ma sarebbe
inelegante e tralasciamo l'argomento): quella linea della
deindustrializzazione versus cementificazione, che ha trovato il suo
emblema nel capolavoro delle torri
Bofill.
Una zona che
pulsa di vita, con le torri super – popolate, i negozi che aprono
attorno, la gente che sciama, i croceristi (che
Dio li abbia in gloria!) che
riempono gli alberghi.
Insomma: basta
con questa storia del cemento! Il più è stato fatto, la devastazione è
stata compiuta. Lasciamo lor signori completare il lavoro con la torre
di Fuksas: intanto la città
può morire tranquilla, con il centro cittadino abbandonato, priva di
punti di produzione d'intelligenza basati sull'innovazione tecnologica
(in compenso arriverà un altro supermercato proprio sull'area che
avrebbe potuto essere utilizzata a questo proposito), tagliata fuori dai
circuiti di una possibile ripresa culturale fondata sul riutilizzo dei
grandi contenitori storici, carente di infrastrutture, le periferie
dimenticate (o meglio, ricordate, per qualche insediamento di
speculazione edilizia collinare).
Certo, i signori
dell'anticemento sbagliano: perché non si legge cementificazione, si
legge “speculazione”. E di speculazione al posto del lavoro vivo,
Savona muore.
Invio questo
intervento ad un gruppo di compagne, compagni, amici ed amiche, evitando
accuratamente i due quotidiani locali perché mi pare sia stata compiuta
una scelta unilaterale, particolarmente grave: quella di evitare
l'apertura di un dibattito, ordinato, sviluppato da interventi diversi,
relegando invece le opinioni in una sorta di “pastone” che assomiglia
tanto all'indigesto “panino” del TG1.
Savona, li 22 Novembre 2008
Franco Astengo
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