versione stampabile

Il “savoir faire” di due figure “illuminate”, la nostra Savona sentiva il bisogno

Basta con questa storia del cemento!Hanno ragione Martino e Molteni

Ricordate gli ex operai Ilva ora assessori? E il giornalista promosso in giunta?

di Franco Astengo

   

 



Savona - Ho seguito, a debita distanza, le esternazioni dei due assessori “ di punta” della Giunta Comunale di Savona, Martino e Molteni, che hanno descritto le “ magnifiche sorti e progressive” della nostra Città e bacchettato duramente i “rivoluzionari in pantofole”, i possessori di appartamenti che mettono su liste elettorali, i professionisti dell'anticemento, retaggio di una borghesia grassa e conservatrice e di una sinistra nostalgica delle ciminiere: un apparentamento che se si saldasse potrebbe mettere in forse l'ulteriore sviluppo della città, destinata a diventare la sede di “bellezza e benessere”, la scommessa vincente per il futuro.

Tralascio, per carità di patria, le valutazioni di forma: davvero è difficile pensare che si possa scendere così in basso sul piano della convivenza civile, del minimo “savoir faire”.

Leggendo queste esternazioni verrebbero alla mente i metodi delle dittature più totalitarie, meno che mai si potrebbe pensare che la provenienza è dalle menti e dalla bocca di esponenti di una borghesia illuminata, progressista, aperta al futuro.

Non è questo il punto: anche se sfugge il motivo per  il quale si è voluto inasprire lo scontro politico, si sono voluti attaccare personalmente esponenti di una intelligenza, si vorrei proprio affermare di una intelligenza, che ha dato tanto alla nostra Savona, sul piano del lavoro, del prestigio, della rispettabilità.

Quando si tratterà di fare i conti per altri personaggi della nostra vita cittadina allora, forse, il risultato sarà ben diverso.

Il punto sta, come si diceva una volta, nelle fumose riunioni della Terza Internazionale, “da un'altra parte”. Insomma “non è questo il problema”.

Il fatto è che gli assessori Martino e Molteni hanno ragione con questa storia del cemento: basta! Si tratta di una storia frusta e rifrusta.

Basta guardarsi attorno per verificare gli effetti della linea saggiamente portata avanti dal centrosinistra (ecco: per favore non parliamo di risultati elettorale. Si tratterebbe di andare lontano e di parlare di indebite rendite di posizione, costruite quando gli assessori erano operai dell'Ilva, ma sarebbe inelegante e tralasciamo l'argomento): quella linea della deindustrializzazione versus cementificazione, che ha trovato il suo emblema nel capolavoro delle torri Bofill.

Una zona che pulsa di vita, con le torri super – popolate, i negozi che aprono attorno, la gente che sciama, i croceristi (che Dio li abbia in gloria!) che riempono gli alberghi.

Insomma: basta con questa storia del cemento! Il più è stato fatto, la devastazione è stata compiuta. Lasciamo lor signori completare il lavoro con la torre di Fuksas: intanto la città può morire tranquilla, con il centro cittadino abbandonato, priva di punti di produzione d'intelligenza basati sull'innovazione tecnologica (in compenso arriverà un altro supermercato proprio sull'area che avrebbe potuto essere utilizzata a questo proposito), tagliata fuori dai circuiti di una possibile ripresa culturale fondata sul riutilizzo dei grandi contenitori storici, carente di infrastrutture, le periferie dimenticate (o meglio, ricordate, per qualche insediamento di speculazione edilizia collinare).

Certo, i signori dell'anticemento sbagliano: perché non si legge cementificazione, si legge “speculazione”. E di speculazione al posto del lavoro vivo, Savona muore.

Invio questo intervento ad un gruppo di compagne, compagni, amici ed amiche, evitando accuratamente i due quotidiani locali perché mi pare sia stata compiuta una scelta unilaterale, particolarmente grave: quella di evitare l'apertura di un dibattito, ordinato, sviluppato da interventi diversi, relegando invece le opinioni in una sorta di “pastone” che assomiglia tanto all'indigesto “panino” del TG1.

Savona, li 22 Novembre 2008                                              Franco Astengo