TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni Nuovi scenari, vecchi copioni Tante vocine sommesse, di varia ed eterogenea natura, cominciano a sussurrare che il re è nudo. Si suppone che basti imbrigliarle, magari soffocando la rete, i blog, internet, per poter continuare come se nulla fosse. Temo che non sia così semplice. Anche se fosse materialmente possibile, se fosse attuato in pratica, verrà il momento in cui tante dichiarazioni e proclami pubblicati sulla stampa e annunciati in tv, pur senza insinuare il minimo dubbio o contraddittorio, senza domande scomode da parte dei giornalisti, come è sempre più di moda oggi, si smentiranno da soli, con i semplici fatti. Facciamo un rapido elenco di facili smentite. Questa crisi non è passeggera, un semplice momento di debolezza dei mercati, ma strutturale. Non si potrà superare se non cambiando qualche regola del sistema, alla radice. Difficilmente tornerà tutto come prima, difficilmente si potrà ripartire con gli stessi criteri. Difficilmente tornerà il consumismo sfrenato. Non è vero che gli italiani stanno tutti bene perché hanno tanti telefonini. Non è vero che i media fomentano il disfattismo. Le fabbriche iniziano a chiudere. Inizia la crisi delle case. I disastri della scuola (accumulo dell’operato di tanti governi) iniziano a emergere. Le ferrovie, oggetto di totale indifferenza a meno che non si parli di alta velocità, rischiano di essere la prossima Alitalia. Come scrive Peter Gomez, si può continuare a trovare i capri espiatori atti all’uopo, pescando fra le categorie poco amate: dopo i rom e gli immigrati, i dipendenti pubblici fannulloni, i piloti privilegiati. Si possono fomentare guerre fra poveri. Si possono dividere i sindacati, si possono attuare provocazioni. Ma questo non fermerà le civili proteste, il disagio di chi sta male. Questo non distrarrà a lungo dalle molte malefatte e dagli assurdi privilegi delle caste, sempre più evidenti e gonfiati, sempre più beffardi. Questo non distruggerà per magia il troppo sporco accumulato sotto il tappeto. Lasciamo stare gli studi di qualità dell’aria ed epidemiologici che ormai si accumulano come macigni. Lasciamo stare che si ignorino bellamente le statistiche sull’aumento di morbilità e mortalità. Prezzi da pagare per il progresso, forse? Ma al riscaldamento globale e alla necessità di ridurre la CO2 al più presto per salvare il pianeta, prima del punto di non ritorno, ci credono in tanti. Spiacenti per il nostro premier, per i nostri recalcitranti industriali amanti dei facili profitti e per i loro tanti cantori ed esegeti del negazionismo. Invece di sentir parlare di marchingegni per pompare l’anidride carbonica sottoterra o roba del genere, esiste un’altra, più semplice soluzione: tassare fortemente chi inquina, come vorrebbe Kyoto. In questo modo il carbone smette di essere così conveniente. Al tempo stesso, per non essere punitivi, restituire queste “multe” alle aziende che investono davvero in rinnovabili, per innescare un circolo virtuoso. Pare che Obama voglia fare così. La mia rametta di pessimismo: da noi troverebbero il modo di foraggiare ampiamente le aziende passando per rinnovabile ciò che non lo è. Come hanno fatto con i contributi Cip6. Oppure, se continua così, finiamo nell’orbita dei paesi dell’est e tanti saluti. Davvero la piattaforma sembra la risposta? Io, da esterna e incompetente, dico di no. Non che crisi significhi star fermi e rassegnati e bloccare tutto, strappandosi i capelli. Ma se davvero, nell’ottica positivista, crisi vuol dire opportunità, si tratta dell’opportunità di cambiare strada, di essere innovativi, possibilisti, fantasiosi, versatili, per costruire una rete magari più diffusa, che regga meglio gli impatti, che rimbalzi, per così dire, le bordate peggiori. Nonna Abelarda alias Milena De Benedetti
|