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La cronaca delle ultime “sceneggiate” tra articoli demenziali e annunci veri

Al turismo alberghiero del ponente

non servono caramelle, cioccolatini e spot

Quando si parla di numeri: un giorno bene, il giorno dopo male.  E si tace che il primo termometro è la capacità di spesa giornaliera del turista.  Perché?

 

L’ultima riunione tra il vicepresidente della Provincia Franco Amadeo (a sinistra) con sindaci e associazioni (foto SECOLOXIX)

Il Paese, la Regione, o forse le Province (Savona e Imperia), dei balocchi. Con i quotidiani (in testa il più diffuso ed ascoltato in Liguria, cioè Il Secolo XIX) che un giorno titolano e sparano piena crisi, due giorni dopo annunciano che è stata un’estate ok per il turismo in Liguria. Permettendo anche a La Stampa (edizione Ligure) di osannare con questo titolo : Un bilancio turistico in controtendenza rispetto alla situazione italiana. L’enogastronomia il settore più interessante. Lo stesso giorno Il Secolo XIX si diletta in un “Turismo ligure, caccia agli indiani. Sono i nuovi ricchi  come russi e giapponesi, possono spendere il quadruplo dei tedeschi”.

Lo stesso giornale e la stessa giornalista Alessandra Costante avevano offerto nei mesi precedenti (basta e avanza il 2008, ma si potrebbe andare a ritroso) informazioni di questo tipo: I tedeschi riscoprono la Liguria. Oppure “I tedeschi tornano in Liguria e comprano case”. O ancora “Il mercato tedesco non da segno di crisi.” Ma anche “I tedeschi sono in costante calo, colpa…”.

Insomma sfogliando l’archivio dei giornali, cosa che faremo in una delle prossime inchieste dal titolo “Turismo in Liguria, per capire il ruolo dell’informazione”, si scopre ciò che non dovrebbe essere. Articoli spesso drogati e disinformati. Una miscela all’insegna del pessimismo e dell’ottimismo (in maggioranza) di maniera. Anno per anno, tra tromboni e trombette. Tra chi ci guadagna e chi ci rimette. L’analisi di un disastro annunciato, con gli immancabili vincitori della “lotteria” che hanno venduto e cambiato mestiere. Lasciando a casa dipendenti e disoccupati. Ad arrangiarsi.

L’ultimo ritratto l’ha offerto in queste settimane Il Secolo XIX del 3 novembre (Vedi….) con la cronaca puntuale ed eloquente, a firma di Giorgio Bracco, di una riunione in quel di Imperia. Nel catenaccio la sintesi della situazione: <Senza tagli a Ici, acqua, rifiuti, rischio di una maxi-serrata a fine marzo>. A parte la “serrata-sparata” che lascia il tempo che trova, visto i precedenti, è soprattutto utile a “far rumore”.

Per il resto gli albergatori del ponente continuano ad avere poche chance.

Come Trucioli Savonesi ha ampiamente documentato in passato (anche con l’intervento di albergatori coraggiosi e senza la paura di esporsi) e potrà farlo meglio in futuro, resta il nodo di fondo.

Gli albergatori sono stati tra le categorie più bistrattate (considerati alla stregua di qualsiasi esercizio commerciale), ma devono dire grazie ai loro rappresentanti nelle associazioni di categoria, con poche eccezioni. Carta canta! Personaggi davvero mediocri ed attenti a “non disturbare troppo”. Per tornaconto personale?


Franco Amadeo

Chi è al vertice e non ha mai portato a casa risultati se non i soliti contentini, cioè contributi della sopravvivenza. Lasciano il tempo che trovano, se poi non vengono i clienti.

Il turismo cresce a livello mondiale, è una risorsa in continua espansione, continua a ripetere l’imperiese assessore Franco Amadeo (Forza Italia), notaio affermato, tra i pochi notai d’Italia imprestati alla politica, figlio di un longevo (ora defunto) deputato della democrazia cristiana, a lungo presidente della Coldiretti della Provincia di Imperia.

  Il turismo cresce quasi ovunque nel mondo, è verissimo, basta leggere le statistiche. Retrocede in molte aree d’Italia (le uniche escluse sono quelle che hanno saputo valorizzare ambiente e territorio, vuoi la Montagna, Alto Adige, vuoi il mare,  alcune zone della Sardegna). Tra le Regioni più penalizzate - Napoli esclusa per via della “promozione rifiuti nelle strade”-  c’è la Liguria, o meglio il ponente ligure in modo accentuato. Persino devastante nei suoi risvolti sociali (oltre seimila posti di lavoro persi nel settore).

Tra l’altro, beata ingenuità e disinformazione. Perché mentre in Aldo Adige, pur in presenza di aumenti di presenze ed arrivi, ci si pone il problema della minore capacità di spesa giornaliera del turista, quindi meno valore aggiunto e corrono ai ripari, in Liguria gli esperti (rappresentanti di categoria, molti esponenti pubblici, giornalisti al seguito, autori di articoli) si sforzano di spiegare il “più ed il meno”, il decimale, di un aumento o di una diminuzione. Perdendo totalmente di vista il termometro più significativo del mercato delle vacanze: quanto spendono, media pro capite, i turisti che soggiorno nel ponente ligure.

Si possono anche fermare qualche giorno di più (vedi pernottamenti e presenze), possono arrivare anche a flotte con i pullman, persino i “cosiddetti pentolai” (vacanze premio per chi compra blocchi di merce), se non si capitalizza la capacità di spesa, è un carnevale continuo di analisi, prese di posizione, proposte di rilancio. Fotocopia di ciò che è accaduto in passato.

Più diminuisce il monte spesa che il turista lascia in loco, come sta accadendo, più il circuito economico paga lo scotto. Si avvia alla moria.

Si aggiunga che gli alberghi, anche a causa dell’attrazione delle trasformazioni immobiliari (i proprietari di immobili hanno il diritto di non trasformarsi in unici beneffatori, mentre gli speculatori si riempiono il portafoglio e reinvestono magri in Costa Azzurra), smobilitano per lasciare il posto a mono e bilocali.

La categoria alberghiera, con poche eccezioni, ha preferito accontentarsi delle caramelle, dei cioccolatini offerti dalla Regione, dalla Stato (vedi enti bilaterali, finanziamenti vari, corsi di formazione che servono soprattutto ai sindacati per far cassa). Non serve neppure distribuire colpe a questo o quel assessore al Turismo.

I risultati pratici, veri? La corsa a disfarsi dell’albergo. Giovani delle scuole alberghiere costretti ad emigrare in cerca di lavoro.

Leggendo gli annunci sono attualmente una ventina gli alberghi in vendita in Provincia di Savona. Mentre si profilano parecchi sfratti in esecuzione per chi ha in scadenza il contratto di affitto. Altre chiusure, come è accaduto per lo storico  e rinomato “Piccolo Ranch” di Bardineto, passato del tutto inosservato sulla stampa locale.

L’aspirina non serve. La presa di posizione scaturita ad Imperia, è un segnale consistente. Basta politica degli annunci. Il “concreto” ministro Claudio Scajola disponga che i “suoi” sindaci si adeguino, senza indugi. Iniziando proprio dagli imperiesi, i più fedeli e praticanti. Poi Alassio, Loano, Finale….

Basti pensare che la proposta di Imperia sugli tagli… era già contenuta nel 1998 (dieci anni fa) in una pagina a pagamento che la direzione del Grand Hotel Garden Lido di Loano, unitamente agli allora dipendenti, aveva fatto pubblicare a proprie spese su Secolo XIX e La Stampa. Si invitava i Comuni, tutti, con urgenza e senza ulteriori rinvii, a varare i tagli oggi invocati, come scialuppa di salvezza. Dieci anni dopo da Imperia un pubblico ed autorevole grido di dolore, di aiuto. La necessità del fare. Sarà, per caso, troppo tardi?

In questo scenario si moltiplicano le prese di posizione. Vedi... l’appello, quasi disperato, significativo di tanti casi analoghi, degli albergatori di Noli.

Vedi, altro esempio, cosa accade nel mondo  degli alberghi di lusso. Quelli che sono mosche bianche nel ponente ligure. Si legga (vedi…) a titolo informativo, l’articolo pubblicato da Il Sole 24 Ore.

In provincia di Savona c’è Il Merdiana, a Garlenda, della famiglia Segre-Zunino. Avete mai letto una loro dichiarazione sui giornali? Vi risulta che siano nell’Associazione di categoria?

Di fronte alla perdurante incapacità di chi non ha saputo ottenere risultati nell’ambito delle sue cariche (bravissimi però a far passerella, sempre puntuali a feste, cene, convivi, conferenze) farebbe cosa utilissima se “togliessero il disturbo”.

Lasciando posto ai giovani motivati, impegnati, a chi non deve dipendere da lacci e laccioli. Non ha obblighi di “riconoscenza”. Risponde soltanto all’interesse della categoria e del turismo vero. Con estrema determinazione, non più procrastinabile.

Senza un circuito produttivo sano, economicamente in attivo, non si va da nessuna parte.

A partire dai bilanci delle famiglie impegnate nell’attività alberghiera.

L’alternativa, tra dieci anni e anche prima, continuare come i gamberi e rileggere gli stessi titoli,  gli stessi articoli. E’ storia scritta, raccontata, fotografata. Altrimenti persistere sulla stessa strada della disfatta.

Qualcuno continuerà ad avere la “pancia vuota” (albergatori e settore), altri non possono che vivere con la “pancia piena”.  Un paradosso da prendere in ridere, per non continuare a “piangersi” addosso.

L. Cor.