Il turismo cresce quasi ovunque nel mondo, è verissimo, basta leggere le statistiche. Retrocede in molte aree d’Italia (le uniche escluse sono quelle che hanno saputo valorizzare ambiente e territorio, vuoi la Montagna, Alto Adige, vuoi il mare, alcune zone della Sardegna). Tra le Regioni più penalizzate - Napoli esclusa per via della “promozione rifiuti nelle strade”- c’è la Liguria, o meglio il ponente ligure in modo accentuato. Persino devastante nei suoi risvolti sociali (oltre seimila posti di lavoro persi nel settore). Tra l’altro, beata ingenuità e disinformazione. Perché mentre in Aldo Adige, pur in presenza di aumenti di presenze ed arrivi, ci si pone il problema della minore capacità di spesa giornaliera del turista, quindi meno valore aggiunto e corrono ai ripari, in Liguria gli esperti (rappresentanti di categoria, molti esponenti pubblici, giornalisti al seguito, autori di articoli) si sforzano di spiegare il “più ed il meno”, il decimale, di un aumento o di una diminuzione. Perdendo totalmente di vista il termometro più significativo del mercato delle vacanze: quanto spendono, media pro capite, i turisti che soggiorno nel ponente ligure. Si possono anche fermare qualche giorno di più (vedi pernottamenti e presenze), possono arrivare anche a flotte con i pullman, persino i “cosiddetti pentolai” (vacanze premio per chi compra blocchi di merce), se non si capitalizza la capacità di spesa, è un carnevale continuo di analisi, prese di posizione, proposte di rilancio. Fotocopia di ciò che è accaduto in passato. Più diminuisce il monte spesa che il turista lascia in loco, come sta accadendo, più il circuito economico paga lo scotto. Si avvia alla moria. Si aggiunga che gli alberghi, anche a causa dell’attrazione delle trasformazioni immobiliari (i proprietari di immobili hanno il diritto di non trasformarsi in unici beneffatori, mentre gli speculatori si riempiono il portafoglio e reinvestono magri in Costa Azzurra), smobilitano per lasciare il posto a mono e bilocali. La categoria alberghiera, con poche eccezioni, ha preferito accontentarsi delle caramelle, dei cioccolatini offerti dalla Regione, dalla Stato (vedi enti bilaterali, finanziamenti vari, corsi di formazione che servono soprattutto ai sindacati per far cassa). Non serve neppure distribuire colpe a questo o quel assessore al Turismo. I risultati pratici, veri? La corsa a disfarsi dell’albergo. Giovani delle scuole alberghiere costretti ad emigrare in cerca di lavoro. Leggendo gli annunci sono attualmente una ventina gli alberghi in vendita in Provincia di Savona. Mentre si profilano parecchi sfratti in esecuzione per chi ha in scadenza il contratto di affitto. Altre chiusure, come è accaduto per lo storico e rinomato “Piccolo Ranch” di Bardineto, passato del tutto inosservato sulla stampa locale. L’aspirina non serve. La presa di posizione scaturita ad Imperia, è un segnale consistente. Basta politica degli annunci. Il “concreto” ministro Claudio Scajola disponga che i “suoi” sindaci si adeguino, senza indugi. Iniziando proprio dagli imperiesi, i più fedeli e praticanti. Poi Alassio, Loano, Finale…. Basti pensare che la proposta di Imperia sugli tagli… era già contenuta nel 1998 (dieci anni fa) in una pagina a pagamento che la direzione del Grand Hotel Garden Lido di Loano, unitamente agli allora dipendenti, aveva fatto pubblicare a proprie spese su Secolo XIX e La Stampa. Si invitava i Comuni, tutti, con urgenza e senza ulteriori rinvii, a varare i tagli oggi invocati, come scialuppa di salvezza. Dieci anni dopo da Imperia un pubblico ed autorevole grido di dolore, di aiuto. La necessità del fare. Sarà, per caso, troppo tardi? In questo scenario si moltiplicano le prese di posizione. Vedi... l’appello, quasi disperato, significativo di tanti casi analoghi, degli albergatori di Noli. Vedi, altro esempio, cosa accade nel mondo degli alberghi di lusso. Quelli che sono mosche bianche nel ponente ligure. Si legga (vedi…) a titolo informativo, l’articolo pubblicato da Il Sole 24 Ore. In provincia di Savona c’è Il Merdiana, a Garlenda, della famiglia Segre-Zunino. Avete mai letto una loro dichiarazione sui giornali? Vi risulta che siano nell’Associazione di categoria? Di fronte alla perdurante incapacità di chi non ha saputo ottenere risultati nell’ambito delle sue cariche (bravissimi però a far passerella, sempre puntuali a feste, cene, convivi, conferenze) farebbe cosa utilissima se “togliessero il disturbo”. Lasciando posto ai giovani motivati, impegnati, a chi non deve dipendere da lacci e laccioli. Non ha obblighi di “riconoscenza”. Risponde soltanto all’interesse della categoria e del turismo vero. Con estrema determinazione, non più procrastinabile. Senza un circuito produttivo sano, economicamente in attivo, non si va da nessuna parte. A partire dai bilanci delle famiglie impegnate nell’attività alberghiera. L’alternativa, tra dieci anni e anche prima, continuare come i gamberi e rileggere gli stessi titoli, gli stessi articoli. E’ storia scritta, raccontata, fotografata. Altrimenti persistere sulla stessa strada della disfatta. Qualcuno continuerà ad avere la “pancia vuota” (albergatori e settore), altri non possono che vivere con la “pancia piena”. Un paradosso da prendere in ridere, per non continuare a “piangersi” addosso. L. Cor. |