Piano
Regolatore: i dehors devono avere
una dimensione massima di 50 mq e devono essere realizzati con materiale
trasparente; la copertura deve essere in tela e devono essere
posizionati entro le proiezioni ortogonali dell’esercizio. Invece si
tollerano stanzoni chiusi che invadono gli spazi vicini.
Regolamento
comunale
(canone):
l’area computata ai fini della tariffa è quella effettivamente occupata
(con fioriere ecc.), invece si vede il dehor che cresce continuamente di
dimensione, da un anno all’altro; ma certamente il canone resta quello
iniziale.
Regolamento
edilizio: il tamponamento deve
essere realizzato in materiale trasparente; non deve costituire
intralcio al passaggio veicolare e pedonale. Invece vediamo dei
marciapiedi ridotti a sentieri o addirittura tagliati da un passaggio
chiuso tra il dehor e l’esercizio.
Accordo
Comune Autorità Portuale
relativo alla zona della Darsena:
sono ammessi solo dehors di tipo aperto; in essi il parapetto non può
superare 1 metro; sono vietate le coperture in vetro, plexiglass e
pannelli opachi. Invece vediamo l’esatto contrario: stanzoni chiusi
Tra i responsabili di questo scempio
dobbiamo anche ricordare i membri della
Commissione Edilizia che
devono vigilare su quanto sopra e sul “corretto inserimento ambientale”
(Art. 33). Perché non lo fanno?
Come si vede passeggiando, quasi tutti i
dehors non rispettano queste prescrizioni ma nessuno in Comune si
preoccupa del dilagare dell’illegalità.
Perché il Comune, al contrario degli altri
comuni della Riviera, tollera questo continuo e squallido abuso,
motivato solo dalla ricerca di un extraprofitto da parte degli esercizi
commerciali, a spese della collettività?
Roberto Cuneo
* Presidente della sezione savonese dell’ associazione Italia Nostra
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