TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni SAVONA-ITALIA:
VECCHI PRETESTI E NUOVE FURBIZIE.
L’ECOLOGIA ITALIANA E’ DI SCENA A BRUXELLES!
Ci risiamo, il Governo Berlusconi è
partito all’attacco, ha sguinzagliato i suoi Ministri, li ha spediti
a Bruxelles a dire che per fronteggiare la crisi economica, le
nostre industrie non potranno sostenere i costi della tutela
ambientale. Il vecchio detto torna, senza remore, fortemente
attuale:
l’ecologia affonda l’economia!
Alla crisi economica che diventerà, ed è già
diventata, crisi reale per la gente, perché non aggiungere la
mancata difesa della salute, troppo onerosa per i suoi miopi amici
industriali? Il Commissario UE all’Ambiente è “allibito”
davanti all’ostruzionismo di Berlusconi sul pacchetto che l’Unione
Europea si appresta a varare, per la battaglia sulla stabilizzazione
del clima e la riduzione dei gas serra. Noi italiani lo siamo meno, bombardati e
assuefatti dai media che diramano a gran voce le dichiarazioni di: Schifani “ La tutela dell’ambiente va in
secondo piano quando il
mondo finanziario subisce una crisi economica.
La tutela dell’ambiente è un tema meno
“emergenziale”
rispetto alla crisi finanziaria.” Brunetta “ E’ una follia che costerà 10
miliardi di euro in più nel
2020.
Vogliamo controlli ambientali che non uccidano
però le nostre imprese e le nostre famiglie!”
La vergogna
degli uomini “pensanti”, dei cittadini che sperano e lavorano per un
progresso che possa essere attuale anche nel nostro Paese, fanalino
di coda in tutti i parametri della vivibilità e della moralità
pubblica, non è quantificabile!
L’umiliazione
che il nostro Governo sta infliggendo, non ai “retrogradi
ambientalisti” ma a studiosi, medici, scienziati che stanno
lavorando perché una nuova coscienza possa nascere su fondamenti non
teorici e filosofici ma concreti, costituiti da elementi
d’innovazione, di conoscenza, di rilancio e scommessa sul futuro
è insanabile!
Un pacchetto che, per altri versi, (ad esempio
per l’utilizzo del carbone) non appare neanche così “coraggioso”, ma
che muove l’Europa verso una “rivoluzione verde” che diventi, essa
stessa, sistema produttivo e nuovi posti di lavoro; un sistema
produttivo orientato su basi ambientali, sullo sviluppo delle fonti
alternative, sull’innovazione e la ricerca. Mentre, infatti, Berlusconi sostiene che per
ridurre le emissioni di CO2 sono necessari all’Italia 25 miliardi
l’anno, il Commissario Dimas sostiene che i costi sarebbero
compresi, invece, tra i 9,5 e i 12,3 miliardi. I costi diventano un problema quando devono
essere sostenuti dall’industria italiana che, abituata nelle
numerose vicende di crisi a essere supportata da soldi pubblici, si
troverebbe a farsi carico di un problema che pensava di non dover
mai affrontare. Troppi esempi in Italia: dai poli petrolchimici
alle obsolete centrali a carbone, dalle cocherie alle industrie
chimiche agli inceneritori, fanno tuttora la triste storia di morti
italiane. Industrie grandi e piccole, disseminate sul
nostro territorio, sicure che nulla potrà intaccare le mancate
procedure per la difesa della salute di chi lavora in esse e di chi
abita intorno ad esse. Talvolta sono supportate dalla politica delle
Amministrazioni locali e degli Enti preposti al controllo ambientale
che, provvidenzialmente, anestetizzano i dati in loro possesso o
procedono con superficiali quanto inutili e dispendiose analisi. Il ricatto del posto di lavoro ha ucciso più
famiglie che l’indigenza. Industrie grandi e piccole rimaste indietro,
impaurite non tanto dalla crisi finanziaria, ma da quella che il
teorico americano Jeremy Rifkin chiama la “terza
rivoluzione industriale”. Impaurite dalle decisioni di un’Europa che ha
capito che “stiamo passando dal modello centrato sulle autostrade a
uno centrato sulle superstrade dei bit: il secolo di Internet e
dell’energia dolce prodotta nei quartieri e nelle case”. Un mondo industriale e un Paese, il nostro,
nostalgico, che senza una visione del futuro, rischia di essere
tagliato fuori. Così mentre i leader delle maggiori industrie a
livello globale si riuniscono a Washington per parlare di una
crescita economica e di una nuova strategia industriale fatta di:
fonti rinnovabili, edilizia avanzata, trasporti a basso impatto
ambientale e reti intelligenti, il Governo con Berlusconi e
Scaiola in testa scommettono sul passato, il primo con le
deroghe al pacchetto Europeo, il secondo col ritorno al nucleare. Entrambi, consci dei veri profitti, producono
falsità, paventano catastrofi e tragici scenari: dal crollo
economico al mancato approvvigionamento energetico.
Da una dichiarazione apparsa in un noto
quotidiano il Ministro all’Ambiente Prestigiacomo si dichiara
“irritata con l’UE” che non comprende come la crisi dell’industria
italiana rischia di non potersi risolvere, mentre questa strana
Europa pone la difesa dell’ambiente, ( che la Prestigiacomo dovrebbe
peraltro privilegiare), al primo posto. I nostri Ministri, nella vicenda di Bruxelles,
hanno fornito tutti prova di come i temi ambientali provochino
irritazione, ma ancor più avrà colpito la posizione critica di un
Ministro all’ambiente che, invece di essere finalmente contenta che
le problematiche del suo dicastero, spesso bistrattate dai Governi
di tutti i Paesi, siano oggi al primo punto dell’ordine del giorno,
si dichiara irritata! Spiegabilissimo invece per un Ministro che arriva
da un Paese multato proprio dall’UE per finanziare in bolletta gli
inceneritori, per chiamarli erroneamente “termovalorizzatori”, per
non aver raggiunto la quota prefissata di raccolta differenziata e
che vuole proseguire,indisturbato, verso il passato. L’ambiente, in particolare la raccolta e lo
smaltimento dei rifiuti, diventa a Savona elemento di scontro e di
ricatto politico, nella crisi della Provincia, tra
centro-destra e centro-sinistra. Così per avere forza contrattuale, si blocca il
Piano dei Rifiuti e si rallenta il già lento decorso verso nuove
scelte politiche in tema di rifiuti, che diventa elemento
destabilizzante non solo campano. Intervengono sul ritardo verso la “riconversione
verde” del Savonese, Orsi e Scajola che, in linea con
l’atteggiamento del Governo ci propongono un “ termovalorizzatore”. In un articolo della Stampa, a dispetto della
diffida della Comunità Europea a mistificazioni sul nome, il
Senatore dichiara che si tratterà di un termovalorizzatore
“ perché gli inceneritori non li fa più nessuno”.
Dichiara
di aver localizzato l’eventuale sito tra Vado e il Ponente e di
avere già chiaro il tipo di gara al quale potranno concorrere anche
i privati. Tutto in linea con la visione del Governo e così,
con buona pace dell’UE, dopo il disastro ambientale della
cementificazione, dell’emissione prodotte dalla centrale a carbone
arriverà, a Savona, anche un inceneritore! Tutto in linea con la salvaguardia delle lobby
del carbone, del nucleare e degli inceneritori, che continueranno a
beneficiare di 53 miliardi di euro l’anno derivate dai CIP6 delle
nostre bollette. Il progetto però è sbagliato in partenza e non è neanche economicamente vantaggioso. Come sostiene l’Assessore Regionale
all’ambiente Zunino, per esserlo, dovrebbe bruciare la
spazzatura dell’intera Regione, provincia di Imperia compresa che
sembra avere problemi, in tema di rifiuti, maggiori dei nostri. L’inceneritore bruciando tutto, vanifica la pur
difficile raccolta differenziata che nella regione Liguria era
attestata, proprio alla fine del mandato dell’allora Assessore
all’ambiente Orsi al 15%. L’inceneritore annullerebbe di fatto questo
progetto a cui evidentemente proprio Orsi sembrava e sembra non
credere. Per concludere con le problematiche europee, un
inceneritore oltre ad uccidere con le sue nano polveri e ad
alimentare discariche con le sue ceneri, è il maggior produttore di
CO2. Ogni tonnellata di rifiuti che viene incenerita crea Questi sono i progetti del centro-destra per la
Provincia di Savona: portare a soluzione dei problemi progetti già
falliti in partenza. Perpetrare un modello di sviluppo che riporterà
ancora più indietro la qualità della vita dei cittadini.
Di Stefano Benni:
“….Si dicono moderni e chiamano gli altri ARRETRATI.
Togliamogli dalla bocca questa bugia.
Arretrato è chi sceglie il progetto che piace ad affaristi e
mafiosi.
Moderno è chi sceglie IL PROGETTO MIGLIORE! “
ANTONIA BRIUGLIA
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