Il terzo partito: chi ha pendenze con la
giustizia e la teme, preferisce amnistie e condoni (altri svariati
milioni). Per chi votano tutti questi cittadini non è poi cosi
difficile indovinarlo. Perché si dovrebbe cambiare la classe
politica del Paese, meglio di cosi non può andare. C’è sempre chi
deve pagare le tasse fino all’ultima lira. Chi fa il suo dovere
nella vita e nella professione. Chi fatica davvero e si sacrifica
per campare. Chi vive di privazioni, rinunce, umiliazioni.
Poveri illusi
quelli si battono per l’abolizione delle Province. Anche se sono
personaggi stimati, autorevoli per lo spessore culturale.
Gianfranco Fabi, neo direttore di Radio 24 ha scritto,
sempre l’11 ottobre dalle colonne de Il Sole 24 Ore: <Tagliare la
spesa pubblica. Uno slogan, un ritornello, un modo di dire. Ancora
più raramente una decisione esecutiva, capace di incidere sul fiume
dei costi di gestione degli apparati statali.
E, cosi, una Paese come l’Italia si trova ad essere per metà
gestito direttamente dallo Stato che ingoia ormai il 50 per cento
del prodotto interno lordo. E per l’altra metà soggetto a vincoli,
autorizzazioni, procedure, permessi, oneri indiretti, concessioni,
tributi…Le Province come struttura politica sono tra le entità la
cui abolizione non solo aiuterebbe ad abbassare il livello di spesa
pubblica, ma faciliterebbe anche il rapporto
costruttivo e di fiducia tra i cittadini e la politica. E non
solo e non tanto per l’onere di gettoni e indennità che spettano a
consiglieri, assessori, presidenti, quanto per il fatto che ognuno
di loro è un centro di costo, un moltiplicatore di benemerite
iniziative, un attivista dedito a consolidare il consenso per
garantirsi una tranquilla rielezione>.
La forza degli
argomenti, dei dati, dei riferimenti, più che opinioni. Si potrebbe
aggiungere la forza del buon senso.
Certo ci
saranno pure strutture provinciali efficienti, che ricoprono un
ruolo importante tra gli enti locali. Non è il caso, dati alla mano,
delle Province di Savona ed Imperia. Basti pensare soltanto al
drammatico problema irrisolto dei rifiuti, il loro costo anche in
termini ambientali, oltre che di tasse per i cittadini, le attività,
le imprese.
E ancora
l’influenza della Province sul mercato politico dei sottoenti, con
cariche remunerate, con consulenze agli amici degli amici, con
assunzioni clienterali. Abbiamo scritto, senza essere smentiti, che
almeno il 90 per cento degli impiegati della Provincia di Imperia
non ha fatto un concorso pubblico. Record italiano, con alcune
province della Sicilia, della Calabria e della Campania.
Siamo in un
momento di grave crisi per milioni di famiglie. Non si parla più del
taglio dei costi della politica, riducendo parlamentari, consiglieri
regionali e comunali, abolire le Province o almeno, secondo alcuni (Carlo
Carboni su Il Sole 24 Ore) eliminarle
nelle aree metropolitane e nelle piccole regioni (compresa la
Liguria?).
Il federalismo fiscale dovrebbe partire proprio
da qui e da subito. Ma ecco che la Lega Norddel “Roma ladrona” manda
a dire: <Le Province non si toccano>. I leghisti liguri ubbidiscano
e stiano zitti. Al massimo facciano un po’ d’aria.
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