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“Trucioli” e Uomini Liberi solidali con la “campagna di astensionismo

Il mestiere? Soldi, privilegi, sprechi

Chi vuole tenere in vita le Province

Ente da abolire ripetono Berlusconi, Veltroni, Alemanno, ma i nostri…

                                                 

                 di Luciano Corrado

 

Chi non vuole abolire le Province per non perdere i privilegi della “Casta”?  Il governo di centro destra ha appena varato il Federalismo fiscale, l’autonomia tributaria, mantenendo in vita le Province, centro di potere per i partiti (per ammissione quasi unanime), ma fonti di spreco per contribuenti già tartassati. I polli.

Ricordate lo strepitoso successo di quel libro sulla “Casta”, sugli sprechi e privilegi (oltre un milione di copie vendute, dibattiti martellanti sui giornali ed in tivù)! La “Casta” non c’è più? E’ scomparsa.

 Eppure i politici invocano sacrifici, sacrifici, sacrifici. Davvero per tutti? Predicano rigore nei conti pubblici? Ma stipendi, prebende della politica, posti di sottogoverno che prolificano anche negli enti locali, non si toccano. A volte  lievitano. Nonostante la maggioranza delle famiglie siano sempre più in difficoltà, disorientate, impaurite. Con la preoccupazione alle stelle per la situazione economica generale. C’è chi teme di vedere polverizzati i risparmi di una vita (o dei genitori). Incombe minaccioso lo spettro della povertà per le classi medie. Con le fasce deboli sempre più deboli, in gravissima difficoltà. Con ritratti drammatici da cronaca quotidiana. Quasi un “si salvi chi può”.

Chi dovrebbe, per primo, dare il buon esempio e meritare fiducia? Silvio Berlusconi, per tre volte in televisione nel “salotto” di Bruno Vespa e a Canale 5, nella trasmissione di Enrico Mentana, ha decretato: <Per me le Province si possono abolire da subito. Anzi resta uno dei miei impegni>. Anche Walter Veltroni che sulla Tivu pubblica Rai aveva già invocato il <Fuori subito la politica dalle ASL, via la politica dalla Rai>, si è detto convinto della necessità di <staccare la spina alla sopravvivenza delle Province>. L’ultimo, recente, annuncio pubblico, a Ballarò (Rai 3 di Giovanni Floris), è stato quello del neo sindaco di Roma, Gianni Alemanno, più volte ministro, componente storico di An, della destra sociale, il partito di Gianfranco Fini. <Basta con le Province, dobbiamo avere la dignità di tagliare davvero i rami inutili, mentre molti enti pubblici rischiano la bancarotta, sono sommersi dai debiti che pagheranno i cittadini>.

Berlusconi, Veltroni, Alemanno
tutti e tre hanno dichiarato di  essere d'accordo sull'abolizione delle Province

Ovvia la domanda che coinvolge direttamente i rappresentanti locali di Forza Italia, dei Democratici, di Alleanza Nazionale: come si comporteranno i politici savonesi, liguri, di destra, di sinistra, di centro? I nostri sindaci. Ad iniziare da quelli che con più assiduità fanno notizia, a gara, per amenità  varie. Divertono.

Quale sarà il loro grado di coerenza, sensibilità?  Di rispetto verso i cittadini, gli elettori. Pronti a scommettere! Ubbidiranno al richiamo del loro leader? O penseranno soprattutto a proteggere il tornaconto personale che, manco a dirlo, non ammetteranno mai.

Va ricordato, per la cronaca, che nel progetto federalista della Lega Nord (si Lega Nord, quella “vicina al popolo sovrano”, dice Umberto Bossi) l’ente provincia viene addirittura rivalutato,  potrà imporre tasse e nuovi balzelli. Come andrà a finire? La Lega Nord vuole abolire le prefetture per combattere “Roma ladrona”.

Trucioli Savonesi inizierà un viaggio tra quanti, nel savonese, nell’imperiese, in Liguria, campano, non da oggi, solo di politica. Unico mestiere: politica & partito. Come accadeva ai tempi dei funzionari del Pci. Partito e prebende pubbliche. Pronti a salire sul “carro” in occasione delle prossime elezioni provinciali.  Ad iniziare da Savona.

Pagati sempre e solo con il denaro dei contribuenti. “Esercitano”, a vita, solo l’attività dei “bamboccioni”. Sono giovani e meno giovani, da migliaia di euro netti al mese. Come campano, dove vivono,  il loro passato. I campioni trasversali di altruismo verso i cittadini.  
Sempre al loro servizio. E’ giusto stanarli sul tema della sopravvivenza delle Province? Alla luce dei risultati raggiunti in tutti questi anni, dei problemi risolti. Del quanto ci costano. Non siamo “talebani” solitari. Visionari.

C’è un libro fresco di stampa della collana Policy dell’Istituto Bruno Leoni: “Abolire le Province” scritto da Silvio Boccalatte, con la prefazione di Giancarlo Fabi.

Non solo. Ha preso il via, in diverse città italiane, <una campagna per l’astensionismo di massa alle elezioni provinciali>. Tra i promotori, due big, Chicco Testa e Marco Follini, uniti a Federica Guidi, presidente dei giovani imprenditori della Confindustria che ha definito le Province <l’ente meno vicino ai cittadini e comunque, nel momento in cui si stanno chiedendo enormi sacrifici al cittadino, alle imprese, non possiamo più permetterci di mantenerlo>.

Non si chiede di lasciare a casa i dipendenti delle Province, semmai utilizzati dove mancano davvero con danni incalcolabili per la società: Uffici giudiziari, Asl (prevenzione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro), uffici ed ispettorati del Lavoro, Agenzia Delle Entrate.

Smantellare le Province senza perdere tempo. Senza rinvii. E forti del giudizio e dell’incitamento proprio di Berlusconi, Veltroni, Alemanno.

Un autorevole servitore dello Stato, l’ex ragioniere generale Andrea Monorchio, ha scritto su Il Sole 24 Ore: <All’abolizione delle Province ci arriveremo per necessità. Perché gli impegni assunti per ridurre la spesa corrente non bastano a garantire il Patto di stabilità europeo>.

Nel viaggio tra i politici di casa nostra documenteremo dove hanno preso fino ad oggi i soldi, di cui tanto si vantano, per migliorare le città: la manna dell’Ici sulla prima casa non c’è più. Vogliono continuare il diluvio del cemento, con la gallina delle uova d’oro degli “oneri di urbanizzazione”? Vogliono spremere chi già le tasse deve pagarle, con l’addizionale Irpef, ai massimi livelli come ad Alassio e Loano? Certo, ci sono anche i buoni esempi, quello di Andora dove, tra le altre cose, nessun assessore e neppure il sindaco, sono dotati di cellulari a spese del Comune. Piccolo esempio, significativo. Oppure alcuni piccoli paesi dell’entroterra dove l’ Irpef comunale non viene neppure applicata. E non mancano sindaci, tuttofare, che rinunciano al “piccolo” stipendio.

E che dire dell’iniqua mazzata Irpef, ai redditi medi, della Regione Liguria dove brillano una serie di “professionisti della politica”, savonesi ed imperiesi sempre ben rappresentati.

La proposta, l’alternativa all’abolizione delle Province è il trasferimento delle attuali funzioni  a sistemi di coordinamento tra i Comuni che in parte già funzionano.

Ha scritto Aldo Carboni su Il Sole 24 Ore: <L’erezione morale della pubblica opinione non dura all’infinito. La stanchezza alla fine vince. I membri della Casta lo sanno. Molti sono professionisti della politica, del sottogoverno scafati e conoscono bene i loro polli. Come i giunchi si piegano quando il vento tira più forte, pronti a rialzare la testa appena smette. …Nella maggior parte dei casi, infatti, le questioni si superano, nel senso che al proscenio ne arrivano di nuove e sospingono dietro le quinte quelle vecchie, irrisolte… Si profilano all’orizzonte fresche occasioni di lucro…>. Si può non essere d’accordo. Basta chiacchiere, abbasso le Province. Viva l’astensionismo alle provinciali come richiamo civile.

Luciano Corrado