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 Il futuro di Savona?

Solido. Di cemento

 Il sindaco Berruti: "Uno scambio equo e trasparente". L'opposizione: "Contrattazione urbanistica occulta". Italia Nostra: "Il partito del cemento non soddisfa mai la fame di territorio"

Luciano Angelini

 


Livio Di Tullio
Savona - C'è una inquietante apatia in città. Una sorta di assuefazione che sfuma in rassegnazione, quasi che nulla vi sia più da fare o da dire. Ma non è così. Qualcosa di molto significativo è accaduto nel far dell'estate, e ancora accadrà. Qualcosa che cambierà il volto alla città. E che va rivisitato, raccontato e analizzato nei fatti e negli antefatti, soprattutto nelle scelte e nelle logiche che le hanno determinate. Vediamo cosa è accaduto, diciamo in un riassunto delle puntate precedenti.
 Prima considerazione d'obbligo: il cemento è servito.

Disco verde ai privati, anzi verdissimo per una serie di operazioni immobiliari in centro città, in collina, in periferia e in riva al mare. E' il quadro emerso dal nuovo Piano urbanistico comunale, approvato ad estate avviata da una maggioranza a ranghi serratissimi, compresa Rifondazione comunista allineata e coperta. Via libera al cemento, dunque. Ma inteso come male minore, o meglio come strategia di sviluppo "per contrastare l'idea di una città preda di un inevitabile anche se soffice declino", come ha tenuto a rimarcare il sindaco Federico Berruti. Il tutto in "uno scambio equo e trasparente".

Una logica che per l'opposizione altro non è che "contrattazione urbanistica occulta, con il sì a tutto, nel nome della mano libera all'impresa, come unico possibile traino dell'economia". E che il presidente di Italia Nostra, ingegner Roberto Cuneo, riferendosi al masterplan di piazza del Popolo, ha bollato così: "Il partito del cemento non soddisfa mai la sua fame di territorio. Con la collaborazione del Comune, si avventa sull'ultimo spazio disponibile nel centro di Savona". Significativo ancorché inascoltato, almeno fin qui, il suo appello: "La nostra collettività smetta di farsi ingannare da imprenditori e amministratori comunali compiacenti e si smetta di far passare pseudo vantaggi, non sufficientemente approfonditi, quali l'auditorium o una passeggiata da 10 milioni di euro, come grimaldelli per il consumo di risorse collettive, come piazza del Popolo o il litorale di ponente, dove al posto dei cantieri Solimano, sulla spiaggia, vogliono costruire palazzi residenziali". Schermaglie, fragili barricate su cui il governo di Palazzo Sisto IV è passato come un bulldozer. Senza incertezze. Avanti tutta. Il sindaco Berruti in plancia, il superassessore Di Tullio alla barra, gli altri accodati in ordine sparso.   


Il Crescent

La città (poco più di 60 mila abitanti contro i quasi 80 mila di 30 anni fa, oltre 15 mila alloggi sfitti, vogliamo ricordarlo a presunti ingenui e distratti) marcia dunque senza incertezze sotto le insegne del mattone in campo biancorosso, che sono appunto i colori di Savona. Il passato (industriale) è definitivamente alle spalle, il futuro è tutto da costruire (mai parola fu più pertinente) e da decifrare. Ma la strada è tracciata.

Vediamo come. Di certo, nella Vecchia Darsena, a poche decine di metri dal Terminal di Costa Crociere, c'è già la Torre di cristallo (firmata Bofill e intitolata alla memoria del patron Raffaello Orsero) con annessi e connessi. Poco lontano, sulle aree ex Italsider, proprio sotto la fortezza del Priamar, è "sbocciato" in tutta la sua imponenza il complesso del Crescent (oltre 2.500 metri quadrati tra appartamenti, negozi, uffici e box). Alla foce del Letimbro, a ridosso della spiaggia, sull'area dell'ex Molino e su quella dell'ex Cieli (poi Enel) altre migliaia di metri cubi di cemento, palazzi e palazzoni realizzati o in fase di completamento rapido. E stride, guardando dall'altra parte del fiume, l'immagine di quel che era la piscina di corso Colombo, destinata  a restare un "buco nero" fino al 2010, con la squadra di pallanuoto, la Rari Nantes Savona, costretta a rinunciare alla Coppa Len (l'Uefa del calcio) per la mancanza di un impianto coperto. Il privato corre, il pubblico dorme sonni profondi.

Ma non basta. Via libera, dunque, ai nuovi progetti. Binario Blu costruirà due torri (26.900 metri quadrati tra residenze, uffici e negozi; progetto affidato all'architetto Botta) sulle aree dell'ex Squadra Rialzo, ad un tiro di fionda dal Palazzo di Giustizia, nel cuore della città. In contropartita, appunto all'insegna dello "scambio equo e trasparente" che ha ispirato e ispira le strategie del sindaco Berruti, saranno realizzati un park interrato  mentre l'area oggi adibita a parcheggio, quella per intenderci in cui Benedetto XVI celebrò la messa nel maggio scorso, diventerà un parco urbano. Ma non finisce lì. Altre torri sono previste nella zona degli Orti Folconi, nell'Oltreletimbro, proprio di fronte alla stazione Mongrifone. Contropartita: un terzo dell'edilizia residenziale (32 mila mq su oltre 90 mila) dovrà essere destinata all'edilizia convenzionata. Si preannuncia non meno imponente l'intervento previsto in via Nizza, in quello che viene definito il waterfront di Ponente. Qui, sulle aree degli ex cantieri Solimano, il nuovo Puc contempla altri palazzi vista spiaggia e un albergo. Ai privati verrà chiesto l'onere di realizzare una passeggiata che collegherà il quartiere delle Fornaci, ponente della città, con Zinola al confine con Vado Ligure. Cemento in arrivo pure sulla collina di Mongrifone, alle spalle della stazione ferroviaria. Ma questa volta si tratta di edilizia popolare. L'area (80 mila metri quadrati) è quella della Papessa. C'erano pressanti e ripetute avances dei privati anche per una ulteriore  cementificazione (privata) sulla collina di Albamare tra Savona e Albissola, ma sarebbe stato davvero troppo.

A completare il quadro manca solo (?) l'operazione Margonara, tra Savona e Albissola, con il mega-porto turistico che ingabbierà lo storico scoglio della Madonnetta, e la torre alta 120 metri dell'architetto Massimiliano Fuksas. L'intesa c'è già. Entro l'anno il vaglio definitivo prima del via. 

Il futuro di Savona è cominciato. C'è da credere che sarà solido. Come il cemento.

Luciano Angelini

 p.s.: a chi ha disegnato il futuro urbanistico della città vogliamo sommessamente ricordare che non era il caso di fare tanta strada per affidarsi a un professionista di indiscusso prestigio e capacità. A 20 minuti da Savona, in quel di Vesima, c'è lo studio di Renzo Piano, l'architetto del Centro Pompidou di Parigi, della Potsdamer Platz di Berlino, dell'avveniristico aeroporto di Osaka, del Museo della Collezione Menil di Houston, dell'Expo di Genova, del Centro Culturale Jean Marie Tjibaou a Nouméa in Nuova Caledonia, della nuova sede del New York Times, del nuovo campus universitario della Columbia University, della City Tech Tower di Londra e, notizia di questi giorni, del Nuovo Museo della Scienza di San Francisco. Opere progettate e realizzate sempre nel rispetto dell'ambiente, della storia e della cultura di quei Peasi e di quelle città. Forse, prima di pensare a Margonara (e non solo), una capatina a Vesima qualcuno avrebbe potuto farla. Era chiedere troppo? (l.a.)