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Ritratto e intervista scritti da un grande giornalista de La Stampa

Album dei ricordi e la storia ligure

Il prof Verda, l’imperiese presidente

Sono trascorsi 33 anni e i giovani ignorano, gli “anziani” scordano. Vanno di moda i “senza memoria”, anche per convenienza. Cosa si scriveva dell’illustre primo cittadino di Imperia, poi secondo presidente nella storia della Regione Liguria, democristiano, tavianeo. Giorgio Luciano Verda insegnava al liceo, una figlia. Il suo vangelo: le istituzioni sono al di sopra dei partiti. E oggi? Era un tavianeo di ferro ed intransigente antifascista

  di Francesco Rosso             

Difficile esprimere le sensazioni che si provano  incontrando per la prima volta il prof. Giorgio Luciano Verda, presidente della Regione Liguria da pochi mesi, ma con una lunga milizia alle spalle come amministratore e uomo politico. Capelli bianchi, lisci, volto già abbronzato, uno sguardo che investe subito l’interlocutore.

Mi ricorda qualcuno, quegli occhi un po’ grifagni ed aggressivi sono di un personaggio già veduto. Ma sono i cappelli bianchi e ben ravviati, una specie di civetteria sul volto giovanissimo e sulle sopracciglia nere, a disegnare i connotati del personaggio che vado cercando; ecco il prof Verda somiglia  a Giorgio De Chirico giovane.

 Ha 52 anni, sposato, una figlia, è titolare di cattedra al liceo Vieusseux di Imperia dove insegnava lingue moderne, ma è lontano dalla scuola ormai da 15 anni “per far politica”.

Partecipò attivamente all’azione cattolica, fa parte del Movimento dei laureati cattolici, è iscritto alla Dc ligure dal 1945.  E’ tavianeo, naturalmente, una qualifica più che sufficiente per garantire il suo intransigente antifascismo.

Fece le prime esperienze amministrative nel comune di Imperia, come assessore alla pubblica istruzione. Poi lo elessero sindaco ed ad Imperia non è stato accolto favorevolmente il suo passaggio alla Regione. Tutti dicono che è stato un ottimo sindaco, e lo rivorrebbero a palazzo comunale.

<Non spetta a me decidere se sono stato o no un buon sindaco – afferma - .Ho cercato di approfondire e risolvere i problemi di Imperia. Pensavo di avere ancora qualcosa da dire e da fare nella mia città, ma il mio partito ha preferito la mia presenza alla Regione>.

D) Ma lei avrebbe preferito rimanere ad Imperia?

<Il tempo dirà come andranno le cose; certo facevo volentieri il sindaco nella mia città, però non mi è dispiaciuto partecipare alle esperienze di questo nuovo ente, la Regione. La Regione è nata prematura….ma non bisogna scoraggiarsi, essa può svolgere un ruolo molto importante nella vita democratica, colmerà il vuoto che esisteva tra Roma e la periferia…>.

Il prof Verda parla a bassa voce, una caratteristica dei liguri, che amano i toni sommessi anche quando devono esprimersi.

D) Ma quando insegnava parlava anche con questa voce smorzata?

<Certo, mica me la impongo>.

D) Ma come facevano i suo studenti a sentirla?

<Ascoltavano in silenzio>

La contestazione studentesca non era ancora esplosa quando il presidente Verda era professore e l’osservazione lo fa sorridere, ma è chiaro che non è rimasta fuori dalla porta della sala in cui si riunisce  la giunta della Regione Liguria, dove i contrasti sono piuttosto forti, anche se espressi a voce smorzata e civilmente. Passato dalla periferia al centro della Regione il prof. Verda non si è limitato a posizioni di retrovia politica, la sua pratica amministrativa in Comune ad  Imperia gli ha procurato la poltrona di assessore alle Finanze, carica che ha tenuto fino a metà aprire quando, per la crisi in Comune  generata dall’unione di socialisti e comunisti, è entrata in crisi anche l’amministrazione regionale con la caduta della giunta di centro sinistra e la formazione di una giunta di centro che ha eletto il prof. Verda presidente della Regione proprio per le sue qualità di sagace amministratore e la sua sicura fede antifascista.

D) Qual è il settore che più avete curato?

<Nel 1972 avevamo un bilancio di 26 miliardi che erano decisamente pochi anche allora, eppure siamo riusciti ad avviare mica male questa creatura, la Regione, nata asfittica. Il settore che più abbiamo curato direi che è quello sanitario e dell’assistenza ospedaliera.  Lo Stato non ci ha dato una lira, ma abbiamo messo a bilancio per il 1975 qualcosa come 110 miliardi sperando che nel frattempo Roma tenga fede ai suoi impegni.>

D) Oggi qual è il bilancio della Regione?

<Siamo arrivati a 75 miliardi, naturalmente escludendo i centodieci per la sanità. Ma di 75 miliardi, almeno 38 sono assorbiti dalle spese di gestione e personale>

D) E il resto?

<La Regione è intervenuta a finanziare opere pubbliche  degli enti locali, dei Comuni, delle Province, ed abbiamo ancora un mutuo di 9 miliardi per acquedotto, fognature, edilizia scolastica, trasporti, agricoltura, e lo abbiamo fatto con procedure rapide per dare agli enti locali i mezzi necessari per superare le difficoltà provocate dalla stretta creditizia….>.

D) Si è parlato di un finanziamento di venti miliardi per nuovi impianti di depurazione dell’aria e del mare.

<Il progetto è pronto, ma per il momento è fermo. Si tratta solo di rendere operante la legge finanziaria che consenta l’attuazione delle opere ed avverrà dalle prossime elezioni…>.

D) E la legge per il riassetto del territorio?

<Siamo stati i primi in Italia a prendere questa iniziativa per tentare di salvare il salvabile. Tutti i comuni devono prendersi uno strumento urbanistico importante, la perimetrazione delle aree in cui è consentito costruire e dove i comuni devono fornire i servizi indispensabili: acqua, luce, fogne, strade adeguate agli insediamenti abitativi. C’è stata una sollevazione contro di noi, specie nei comuni dell’entroterra dove il blocco edilizio può creare complicazioni, ma vedremo di risolvere il problema.>

D) Si dice che Genova, più di altri capoluoghi regionali, sia stata matrigna verso le province liguri.

In un certo senso Genova ha monopolizzato l’attività dell’ente regionale perché qui ci sono le grandi industrie che sono state coinvolte nella crisi generale del Paese. Bisogna intervenire per garantire il posto di lavoro e devo dire che i nostri interventi sono stati tempestivi ed hanno avuto buoni esiti.>

D) Ma si parla anche di sperequazione di Genova nella distribuzione dei finanziamenti.

Posso affermare che c’è stata una distribuzione equa in tutte e 4 le province. Naturalmente bisogna escludere il Comune di Genova che per la sola rete fognaria assorbirebbe l’intero bilancio della Regione>.

D) Quale giudizio darebbe sulla prima legislatura della Regione Liguria?

In cinque anni si è fatto qualcosa di molto importante, nel senso che abbiamo messo la Regione alla portata dei cittadini. I liguri sono gente pratica, capiscono le cose e non esito a dire che hanno capito che la Regione  è un momento importante della nostra vita democratica. Nei cinque anni trascorsi si è rafforzato il concetto che la Regione ha una sua fisionomia e che può svolgere un ruolo essenziale potendo agire ed intervenire con la necessaria tempestività per risolvere i problemi che interessano la comunità.

Sul piano politico poi abbiamo cercato la nostra identità regionale mettendoci di fronte non contro lo Stato e questo mi sembra importante>.

Il prof Verda non fa alcun cenno alle prossime elezioni, né esprime opinioni; da buon democratico, pur facendo ogni sforzo per il partito in cui milita, sa che le istituzioni sono al di sopra delle opinioni politiche.

Francesco Rosso

 


Ospedaletti

ALTRO SERVIZIO DI ROSSO ALLEGATO ALL’INTERVISTA :

Sono figli dell’ambiente: era il 1975

La Riviera sta per esplodere per troppa avidità

<….Prendiamo, come esempio, la Riviera di Ponente. Oggi è la zona di maggiore espansione turistica della Liguria; la Riviera di Levante ha caratteristiche differenti, richiama un turismo più limitato, di elite; per sfruttare al massimo la gallina delle uova d’oro, sulla Riviera di Ponente hanno utilizzato il terreno al millimetro, tirando su case di ogni dimensione; oggi si trovano nella condizione di colui che sta per esplodere per troppa avidità, la vicinanza di Torino e di Milano favorisce il travasamento specie nei mesi estivi, di masse di bagnanti che congestionano borghi e città.

Quando il turismo estivo era ancora di là da esplodere, e quello invernale era in mezzo declino, i liguri della Riviera di Ponente ripiegavano sull’alternativa dei garofani; pelarono le loro colline per impiantare serre a dismisura. Poiché non disponevano di manodopera sufficiente incominciarono ad ingaggiare contadini in Calabria. Oggi la Riviera di Ponente è più calabrese che ligure perchè, ritrovata la vena più congeniale e più redditizia dell’attività turistica, i liguri hanno abbandonato agli immigrati le serre dei garofani. Hanno cosi distrutto il loro paesaggio per un benessere passeggero, passato poi nella mani dei solerti contadini calabresi.

Ci sono zone sfuggite miracolosamente all’invadenza dei garofani, ed anche alla speculazione edilizia; tra Ospedaletti e Bordighera, tra Ventimiglia ed il confine con la Francia, il paesaggio è uscito quasi indenne dagli interventi umani; c’è da augurarsi che non subisca tardivi attentati.

Poi c’è l’entroterra e qui i liguri hanno rivelato davvero un profondo amore per i loro luoghi.

Paesini che sembrano usciti da album di incisioni eseguite secoli addietro raccontano la storia di questa bellissima regione che pochi conoscono…

E poiché la cucina è un elemento della civiltà e della storia dei popoli bisogna gustare la cucina ligure ancora autentica.

Avete mai assaporata la capra con i fagioli? Andate a gustarla a Rocca Nervina. Ed il coniglio al vino bianco con le olive? Andate ad Apricale.

Ed i ravioli col ripieno di speciali erbe verdi? Andate a Bugio in un paesaggio che ricorda le Dolomiti e li, tra liguri davvero autentici, magari taciturni ed un po’ ruvidi, ma schietti e profondamente onesti, tra un bicchiere di bianco fermentino ed un rubino di Rossese di Dolceacqua c’è modo di capire ed apprezzare la Liguria nella sua complessità.

Francesco Rosso