![]() versione stampabile Cambiamo il voto |
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Molti dei grossi problemi in Italia derivano da un punto importante: come votiamo. Ora non è più così, e per certi versi va bene, eppure riscontriamo comunque una certa fossilizzazione, una certa miopia ostinata che non fa bene alla democrazia, ma molto alla partitocrazia. |
Parliamo di livello locale, dove più dovrebbero essere le idee, i progetti, i programmi a farla da padroni: troppa gente di centrodestra deplora Berlusconi, riconosce le sue magagne, eppure non rivota e non rivoterebbe altro che centro destra; troppa gente di centrosinistra mugugna contro le giunte “amiche”, ma poi le rivota puntuale e fedele, indipendentemente da ciò che fanno. Le eventuali liste civiche autonome quasi sempre raccolgono spiccioli. Pigrizia, conservatorismo, ideologia, scetticismo, odio o paura dell’altro, percezione di favori e convenienze ricevuti o da ricevere… c’è un po’ di tutto, in questo comportamento, diciamo, sciatto e poco responsabile, dell’elettorato. Sostanzialmente i politici di lungo corso sanno di poter contare su questo zoccolo duro, fedele alla bisogna, che brontola brontola, ma poi, arrivati al dunque, risponde all’appello, e per un altro mandato si sta tranquilli, senza neanche troppo bisogno di sforzi e proclami o di distinguersi apertamente dalla parte avversa. |
Intanto questo a cosa porta, come conseguenza? Che i rappresentanti se la prendono comoda, acquistano sicurezza, tendono a non sentirsi più, appunto, rappresentanti, eletti, “dipendenti”, come dice Grillo, ma piuttosto entità libere di agire, senza accettare censure, critiche, controlli, a volte senza neppure ammettere un libero confronto democratico, un dialogo costante con l’elettorato. A volte assumendo persino chiusure arroganti, atteggiamenti da assolutisti di altri tempi, “eletti” sì, ma non nel senso di nominati, bensì di privilegiati una spanna sopra gli altri. La famosa casta, appunto, sempre più autoreferenziale, impunibile e impunita. Chi lo denuncia e mostra il
proprio dissenso a volte rischia isolamento, censure varie, biasimo
aperto e ostracismo, ostilità e condanna anche dai tanti che, spesso in
perfetta buona fede, continuano a coltivare il paraocchi della loro
appartenenza sopra ogni cosa, la propria incrollabile “identità”
, veleggiando alti e distanti rispetto a qualsiasi considerazione
pratica e terrena che si sforzi di uscire dai canali prestabiliti.
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Addirittura, chi protesta apertamente viene considerato prima di tutto ineducato, indelicato. Se non addirittura una quinta colonna del nemico. Per la destra, se critichi sei per forza un comunista. Per la sinistra, sei un compagno che sbaglia e rema contro. Addirittura, uno incontra le peggiori reazioni, freddezze e chiusure proprio in chi riterrebbe potenzialmente più vicino alle sue posizioni. |
Si privilegia di gran lunga, insomma, tanto per capirsi, il biasimo per il modo in cui certi critici e oppositori si esprimono, rispetto all’esaminare i loro argomenti. Le antipatie o simpatie emotive sulla logica. Si elevano steccati e barriere mentali. Per cui il principio vizioso che crea intese trasversali perfette in nome dell’affare, non riesce mai a creare il suo speculare virtuoso: intese trasversali, di diversa provenienza ideale o civica, in nome del bene comune e di singoli obiettivi condivisibili.
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