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Rete Lilliput e Libera/ Cronaca di un incontro che ha deluso le attese

‘Ndrangheta in Liguria?

La serata del “silenzio”

Quel libro con nomi e località, ma nessun approfondimento. Paura?
Prudenza? Solo illazioni prive di riscontri? L’appello dei giovani

    di Luciano Corrado


Francesco Forgione

SAVONA – Per il presidente della commissione bilaterale antimafia, Francesco Forgione, decaduto e non ancora sostituito con l’avvento del governo Berlusconi,

<la Liguria, dopo la Lombardia, occupa un posto di rilievo nella presenza di insediamenti mafiosi>. Nel comunicato stampa di “Rete Lilliput” e “Libera Savona” (gruppo nascente) si ricorda che la relazione antimafia del marzo 2008 <pone la Liguria ai primi posti nella graduatoria nazionale delle regioni interessate dalla ‘ndrangheta>. 

Giovedì sera, nella sala dell’ex pinacoteca della Fortezza Priamar, è stato organizzato un incontro <con le istituzioni e la società civile>. Erano presenti 150 persone: due soli sindaci (Marengo di Spotorno e Isetta di Quiliano), un assessore regionale (Franco Zunino di Rifondazione comunista), il consigliere regionale dei Verdi, Carlo Vasconi, qualche assessore e consigliere comunale. Una platea formata soprattutto di giovani e meno giovani impegnati nel volontariato. Risaltava la presenza anche di tre frati francescani.

Una serata perfettamente riuscita sotto il profilo organizzativo, con banchetto per uno spuntino serale tutto casalingo, assai apprezzato. Una relazione di Forgione ed un dibattito, con poche domande tra il pubblico, che hanno lasciato qualche delusione. Un po’ di amaro in bocca. Superfluo chiederne la ragione. Si può soltanto intuire.

Se il libro di Forgione, la relazione riservano più o meno due paginette in cui si citano nomi, città, riferimenti alle province di Savona e Imperia, è stato “silenzio” assoluto su ogni approfondimento.

Non è servito neppure lo spunto-domanda di don Angelo Magnano, direttore responsabile de Il Letimbro (Periodico della Curia di Savona aperto a tutte le voci), quando ha chiesto a Francesco Forgione, cosa poteva dire della nostra provincia, al di là della vaga e generica citazione di quanto scritto nel libro e nella relazione dell’antimafia.

Da Forgione, ma anche negli interventi del pubblico, ha prevalso diciamo “moderazione, riservatezza, prudenza”. Paura? Insomma, se come riporta la relazione in provincia di Savona operano esponenti della ‘ndrangheta, assai vicini alle cosche, o già un tempo affiliati, oppure con interessi presunti, ma mai accertati, è meglio tacere. Non rischiare. Non esporsi. Far finta di niente.

'Ndrangheta

Visto che c’è un libro, come abbiamo ricordato la settimana scorsa annunciando l’incontro-conferenza, si poteva almeno leggere, spiegare ai presenti il significato di quei nomi, quei riferimenti, quelle citazioni.  Troppo rischioso?

E’ scritto ad esempio che, secondo la Dna (direzione distrettuale antimafia):

<l’attuale articolazione regionale vede la presenza di “locali” (cosa significa ndr?) a Ventimiglia, Lavagna, Sanremo, Rapallo, Imperia, Savona, Sarzana, Taggia e nella stessa Genova. Il locale più importante è quello di Ventimiglia….>. E ancora: <A conferma della diffusione delle ‘ndrine, molte indagini hanno coinvolto anche amministratori di località turistiche come Sanremo, Ospedaletti e Arma di Taggia, trovati in affari in veri e propri gruppi imprenditoriali-politico-affaristici>.

Anche l’anima del battagliero blog di Genova, Casa della Legalità, Cristian Abbondanza, ha parlato del <voto di scambio a Genova, dei legami politico-mafiosi di cui non si parla più, del prezioso lavoro del magistrato antimafia Canepa e della profilicazione mafiosa nel savonese>. Ha chiesto, a Forgione, cosa possiamo fare?

Un cittadino di Celle, impegnato in politica: <Da un anno e mezzo attendiamo di essere ricevuti dal prefetto; abbiamo presentato denunce anche alla magistratura, ma non siamo mai stati convocati, né ricevuto risposte>.

Altri interventi, altre riflessioni, per affermare che <Il principale motore mafioso- affaristico resta anche nel savonese il circuito del cemento, della speculazione immobiliare>.  Quali i riscontri?

Francesco Forgione ha evitato rigorosamente nomi e riferimenti al savonese e all’imperiese (peraltro contenuti genericamente nel libro e nella relazione antimafia della  Dia ligure) ribadendo il concetto: <La Liguria è una zona di latitanza e protezioni anche per chi è diretto all’estero, è una camera di compensazione geocriminale….occorre guardare con attenzione al Porto di Genova e agli investimenti nei porti…quando ci sono in ballo appalti pubblici non basta il certificato antimafia dell’impresa, ma bisogna chiedere informative anche dei soci nelle zone di origine..anche in Liguria ci sono bravi magistrati impegnati su questo fronte>.

Poi un elenco di località calabresi dove nella sanità e nel sistema imprese sono accaduti fatti sconvolgenti, gravissimi. Non ha detto se da quelle località esistono legami di “sangue” o da ex carcerati, parentele e affari, con personaggi della nostra regione, provincia.

Quindi l’affondo di Forgione sui “centri di potere” ed il ruolo della massoneria. <Vi confesso che faccio molta fatica a distinguere, come molti fanno, tra quella legale, ufficiale e la massoneria spuria, affaristica. In Calabria è emerso che alcuni boss si incontravano con politici di rango in sedi massoniche per decidere di appalti; la massoneria in molti casi ha fatto e fa da collante, ma è difficilissimo accertare responsabilità penali>. Forgione ha fatto un cenno al “caso Ceriale” <che non conosco>.

Alle spalle del tavolo dove sedevano Forgione e due rappresentanti di Libera e Rete Lilliput,  uno striscione bianco con la scritta “Libera la tua attenzione- Un mondo diverso è possibile”. A due degli organizzatori della serata il compito di introdurre il dibattito, accennando che il malaffare crea anche una concorrenza sleale agli imprenditori seri, rispettosi della legge.

Poi la notizia che erano stati invitati sindaci ed istituzioni dell’intera Provincia di Savona. Il patrocinio di Provincia e Comune di Savona. L’invito a non confondere mai “la realtà dei fatti” per non creare negativi polveroni, ma anche l’urgenza di passare dalle “parole ai fatti”.

I giovani di Libera e Rete Lilliput, nel comunicato, parlano della necessità di promuovere  <un’azione culturale di sensibilizzazione, denuncia, promozione della solidarietà, della democrazia e del senso civico, per una condivisione trasversale dei valori di legalità e giustizia, contro la cultura del privilegio, della corruzione, del diritto dispensato>.

Nessuno ha spiegato loro se la Provincia in cui vivono è il “paradiso” dove non esiste mafia e corruzione, dove in un libro dell’antimafia si fanno cenni, ma nessuno spiega se sono solo illazioni o disinformazione. Vaghezza voluta o meno da motivi investigativi, si dirà.

Oltre al silenzio, per molti aspetti imbarazzante, per eventuali domande e risposte scomode, magari pericolose, hanno potuto constatare che, al dibattito pubblico, è seguito il silenzio totale (casuale) dei media e delle tivù. Neppure la classica breve. Probabilmente la serata non era una notizia, né facevano notizia il clima del dibattito, i risultati.

Molti di quei giovani che hanno seguito incontri e dibattiti, nelle loro serate a tema, avevano potuto ascoltare molte testimonianze dirette che spiegano cosa accade in questa provincia e perché. Sui vari fronti. Hanno ascoltato avvocati, architetti, ingegneri, giornalisti, insegnanti….

Il libro di Forgione è nelle librerie da fine maggio. Quelle due pagine almeno sul piano giornalistico, di inchiesta, meritavano di essere approfondite, chiarite? Proprio dai  mezzi di informazione. Si è scelto di tacere, non esporsi. Forse un giorno conosceremo anche le motivazioni. Sarà troppo tardi?

Luciano Corrado