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Regioni con 300
assessori al Turismo
Dati e statistiche
che pochi conoscono
Savonese ed imperiese tra le
province più penalizzate. Perché? Al primo posto in Italia nella
chiusura di alberghi tradizionali ed assenza di investimenti delle
catene alberghiere. La disfatta della politica. Veltroni dallo scorso
anno invoca invano e l’ha ripetuto pochi giorni fa: <Fuori la politica
dalle Asl !>
A quando il <Fuori la politica
dal turismo e dagli enti turistici >?
Inflazione di assessori
(stipendiati) al Turismo: in
Regione, in Provincia, nei Comuni e nelle Comunità Montane; con
l’aggiunta, in molti casi, di assessori alle manifestazioni, alle sagre,
agli eventi speciali. Sprechi su sprechi, doppioni su doppioni, con
soldi pubblici. Con una pressione fiscale penalizzante del settore. Che
non distingue da chi crea posti di lavoro e chi specula sul mattone,
sulle aree.
Intanto a Savona, la Provincia,
presieduta da Marco Bertolotto e l’Unione Industriali (320 associati),
fanno rete (e partner) con un blog giornalistico che ha sede dove si
trovava un albergo, chiuso e trasformato in alloggi, il cui editore
farebbe anche l’agente immobiliare, a meno di omonimie.
di
Luciano Corrado
|
Americo Pilati |
L’articolo-lettera apparso su Trucioli
Savonesi dell’ultima settimana, del mese di luglio, ha aperto un
interessante dibattito sul tema, sempre caldissimo, del turismo ligure,
alberghiero in particolare e non solo. Non è solo un problema di
lancette su o giù (presenze e arrivi, italiani e stranieri).
Troppo spesso
di turisti e vacanze si parla e straparla come succede per il calcio.
Tutti tecnici, tutti allenatori, tutti esperti, tutti arbitri.
Un “bla bla”
senza fine. A volte senza
capo, né coda. E soprattutto senza ragionare su dati, numeri,
statistiche, risultati. Il bilancio del buon padre di famiglia. Risulato:
una Caporetto devastante e senza sbocchi nell’immediato. |
Con i vertici
delle categorie ricettive, non tutti, che evitano di prendere atto delle
sconfitte. Delle vere cause o concause del disastro. Per quale motivo?
Non hanno il
coraggio di dire la verità, balbettano, temono di inimicarsi il potere e
i partiti al potere. Sono i fautori del “positivismo mediatico”. Del
modello “va male, ma laviamo in panni in casa”.
In silenzio, da
troppo tempo, anche il mondo sindacale di categoria, con qualche rara
eccezione. Gli iscritti del settore sono ridotti al lumicino. I
sindacati sono entrati negli enti bilaterali del turismo che
amministrano soldi (ricavati da percentuali sulle buste paga dei
dipendenti e datori di lavoro), corsi di formazione in crescendo,
prebende negli incarichi. Raccomandazioni e raccomandati. Finanziamenti.
Crediti agevolati.
Sul turismo
c’è, da sempre, un’inflazione di analisi, proposte, polemiche
dimenticando di chiedersi e spiegare come è andata a finire dei tanti
progetti, dei convegni, delle tavole rotonde, delle conferenze stampa o
programmatiche. Chi ci ha rimesso e chi ci ha guadagnato sulla pelle di
altri.
Si tacciono
soprattutto le conseguenze più dirette, reali, tristi delle persone. La
sorte (vera) di migliaia di albergatori (a volte da generazioni) e dei
loro dipendenti. Della quasi “estinzione” di molte figure professionali.
Non serve
tifare per i polemisti a vita
e tantomeno esasperare i confronti.
Ma nel turismo
savonese ed imperiese, da qualche anno, si sono ormai superati tutti i
limiti dell’erosione costante e continua. Dal mare agli ancora più
sfortunati paesi dell’entroterra, con rare eccezioni, dove gli immobili
alberghieri (persino dimessi) non si riescono né a vendere, né ad
affittare. Vanno in rovina.
Non c’è
più decenza e neppure vergogna nel tentativo di sminuire la
catastrofe, le sue ragioni primarie. Ovvero la speculazione immobiliare
a senso unico. Molti, invece, gli annunci di risurrezione. Confidando
nel dimenticatoio, nella confusione, nella disinformazione imperante.
Guai a dire
“pane al pane”. Si finisce in castigo. Si dia spazio almeno ai giovani e
si lascino davvero parlare. Non per protestare contro, ma per cacciare
definitivamente chi ha fallito e la politica dagli assessorati
inflazionati. Voltare pagina, non a parole o promesse. Nei fatti
concreti. Luciano Corrado |
Hotel Villa Ida Laigueglia |
Infine, lo
sapevate che… Ecco un utile e documentato contributo di un albergatore
ligure (rimasto in trincea) alla discussione, al confronto. Lasciando da
parte ideologie, tessere, schieramenti.
di Paolo Buscaglia |
Caro Americo Pilati,
Sei proprio sicuro che i nostri ragionamenti sono poi il pensiero di
tutti gli albergatori liguri?
Io a volte ho qualche dubbio. Non so se ti ricordi, ma la prima volta che ho parlato di una simbolica torre di Pisa fuori da ogni albergo per fare presenze e lavoro mi sembrava di parlare al vento. La tua battaglia sui costi e le agevolazioni è sacrosanta, ma noi ALBERGATORI
abbiamo bisogno solo di presenze,di qualità e di redditività.
Eccoti alcuni appunti, un copia e incolla
che ho riassunto dal convegno sul turismo, di giugno, a Milano.
A settembre ricomincia la nostra battaglia.
1) I finanziamenti devono seguire e non precedere. 2) No al ministero del Turismo, troppa perdita di tempo. 3) Si al Sottosegretario al turismo come in Spagna. 4) In Italia non è mai esistito nessun piano turistico strategico. 5) Intercettare Tour Operator anche italiani. 6) Ci sono regioni in Italia che hanno 300 assessori al turismo. 7) L’Italia spende 200 milioni per i Low Cost e sono tutti concentrati ad agosto. 8) Occorre cambiare completamente questa tendenza e utilizzarli solo per destagionalizzare. 9) Trasformare il “Prodotto Turismo in Prodotto di Servizio”. 10) La domanda è certa e si da per scontata, ma non viene mai analizzata. 11) Non è vero che la cultura e la storia sono prodotti trainanti. 12) I primi 10 musei d’Italia fanno 14 milioni di visitatori, Walt Disneyland a Parigi li fa da solo. 13) Sì alle larghe intese economiche. No alle logiche politiche. 14) Nettamene più importante la promozione che la pubblicità. 15) La destagionalizzazione è possibile solo se concepita a livello nazionale. 16) Importantissimo e fondamentale un “Piano Industriale per il turismo”. 17) Nel 2020 si prevedono 150 milioni di arrivi in meno a discapito di nuove aree che aprono al turismo. 18) Il problema dell’IVA, non competitiva, è solo un aiuto non certo la soluzione. 19) Cerniera di collegamento tra pubblico e privato. 20) Expo 2015 a Milano prevede 26 milioni di visitatori da spalmare nei 6 mesi. 21) 14 miliardi da investire nelle infrastrutture da oggi al 2015. 22) Problema primario la fruibilità. 23) I grandi numeri e i grandi investimenti turistici sono presenti in aree desertiche che di cultura e di storia non hanno niente. 24) Bisogna incominciare a calcolare la qualità con i grandi numeri. 25) Solo il 5% DEGLI ALBERGHI Italiani sono in grado di ospitare la capienza di un aereo. 26) Importante gli standard qualitativi 27) L’Italia è un paese che attira molto, ma non riesce a fidelizzare. 28) Manca leadership nelle crociere. 29) Manca un porto crocieristico con standard americani. 30) Manca una struttura congressuale da 10 mila posti che esiste in molti altri paesi. 31) Influenzare il cliente e non subirlo. 32) Trasformare i nostri asset(bene) in prodotto. 33) Micropagamenti . 34) Logo Italia. 35) La meta iniziale è l’Italia, poi si dirottano tutti su Spagna e Grecia. 36) Declino netto della
pubblicità televisiva e della carta stampata. 37) Grandi risultati con i video Clip turistici brevi, ma d’impatto 38) Tutti i paesi con video pubblicitari hanno ottenuto ottimi risultati: l’Italia non esiste www.bitchannel.tv . 39) Nel 2020 è prevista la perdita di 14 punti in tutta l’Europa. Si possono recuperare solo qualitativamente e non certo qualitativamente. 40) Succederà sempre più spesso e sta già succedendo nelle aree minori. Nessuna differenza. 41) Tra turista e cittadino concepire il turista come cittadino in tutti gli effetti. 42) Dunque migliorare la
qualità della vita del cittadino si ripercuote inevitabilmente sul
turista. 43) E’ certo e dimostrato da passate esperienze che l’aumento del petrolio non ha alcuna incidenza. 44) Sulle scelte i cambiamenti climatici, anche piccoli, sono invece fondamentali. 45) Passare dalla economia dei servizi all’economia della motivazione e dello stupire. 46) Gestire le risorse umane per avere una ricaduta sul bilancio. 47) Ricambio generazionale dei 3 stelle. 48) Il 46% dei titolari ha più di 56 anni. 49) Laureati solo il 15%. 50) I collaboratori sono nettamente più istruiti 47%. 51) La formazione nata esternamente dall’azienda è solo del 6%; 94% invece quella nata all’interno dell’azienda; questo dato penalizza molto. 52) Problematiche: 62% problemi di gestione, 38% problemi di mercato. 53) Il 2007 è stato un ottimo anno per gli investimenti alberghieri. 54) Adesso è in crisi per colpa del mercato del debito che non ha più risorse. 55) Il valore immobiliare dell’albergo è sparito, esiste solo un “Fattore di Produzione e di Rendimento immediato” 56) L’Italia ha la metà del tasso di occupazione della Francia. 57) Con i fondi immobiliari alberghieri è stato comprato in Sardegna il Fortevillage resort. 58) Un’operazione colossale: comprato a 390.000 euro a camera. Numeri da capogiro, 35.000 clienti? 59) Chi compra, compra la chiave e non certo i metri della stanza: più o meno la camera deve rendere dai 15000 a 25000 euro.
Paolo Buscagliatitolare di albergo a Laigueglia |