FINIRÀ MOLTO probabilmente in tribunale
l'attacco della Casa della legalità e della cultura contro il
Comune di Celle e i suoi amministratori. Se il sindaco Remo
Zunino aveva già ipotizzato il ricorso a uno studio legale per
tutelare il buon nome della giunta, il vicesindaco Stefano Barlo
annuncia un'azione legale per conto proprio e della sua
famiglia. «Ci siamo sentiti accostare senza alcun motivo a
personaggi discussi, finiti nelle cronache nazionali. Ma noi,
quei signori, neanche li conosciamo. Non si possono calunniare e
diffamare con tanta leggerezza persone che si sono sempre
comportate correttamente e che non hanno mai avuto alcun
rapporto con costoro».
I membri dell'associazione guidata da un comitato di presidenza
costituito da Christian Abbondanza, Simonetta Castiglion e
Enrico D'Agostino, da tempo hanno nel mirino Celle e le
operazioni edilizie in corso e nei giorni scorsi avevano puntato
il dito contro la giunta Zunino e contro i due vicesindaci,
Michele Manzi (che da alcune settimane ha rassegnato le
dimissioni, ma per motivi non collegati alla questione) e
Stefano Barlo (che è subentrato a Manzi). Avevano anche accusato
la Lci di Pietro Pesce (la società che ha costruito il complesso
di largo Giolitti) di avere rapporti con il discusso finanziere
Giampiero Fiorani. Lo stesso Pesce aveva ammesso senza problemi
di aver conosciuto Fiorani, ma che i rapporti tra di loro erano
rimasti superficiali e si erano conclusi da tempo. «Poiché Pesce
aveva conosciuto Fiorani ed aveva in corso una convenzione con
il Comune di Celle - commenta Stefano Barlo -, dalle parole dei
membri dell'associazione sembra che automaticamente anche il
Comune e le nostre famiglie siano stati tutti in affari con
Fiorani. Ma stiamo scherzando?».
Oltre ai due vicesindaci, i membri della Casa della legalità e
della cultura avevano chiamato in causa anche le loro famiglie
poiché la sorella di Manzi e una cugina di Barlo gestiscono da
sempre due agenzie immobiliari. «Bisogna fare attenzione quando
si fanno certe affermazioni - spiega Stefano Barlo -: mia cugina
aveva venduto alcuni box nel 2003, addirittura un anno prima che
io diventassi consigliere comunale. Inoltre non facevano parte
del progetto contestato. Con Pesce non abbiamo mai avuto alcun
tipo di rapporto. E tantomeno con Fiorani».
Le dichiarazioni della Casa della legalità e della cultura
avevano subito sollevato un polverone di polemiche. Ora è
probabile che la parola passi ai legali: «La mia famiglia -
aggiunge Barlo - sta valutando di intraprendere un'azione legale
contro quell'associazione. Comunque siamo disgustati».
Anche Michele Manzi era rimasto sbalordito dalle affermazioni
dei membri dell'associazione: «Sinceramente sono un po' stufo di
questa storia - aveva commentato -, non ho nulla da nascondere
né da temere. Mi sono sempre comportato in modo corretto. Questa
associazione è disinformata».
G. V.
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