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I dati che ci hanno nascosto: montagne russe e stazioni in pendenza

LE MANI SUI BINARI A MONTE

BOCCIATA LA TRASPARENZA

Tracciato delle “meraviglie” Andora-Finale che in pochi conoscono

 

A Finale, metri 7, 75 sul livello del mare. A Borgio 32 metri di altezza,  22 a Pietra. A Loano, invece, sotto il torrente (nonostante la zona sismica), a Borghetto risalita a metri 22, 50, a Campochiesa si sale ancora a metri 30,50, per scendere a 2 metri sotto il livello del mare ad Alassio. A Bastia nuova stazione senza strade e senza scalo merci. Il “giallo” della piattaforma logistica di Albenga di 20-25 ettari. La sorte degli attuali capannoni (Orsero?) Le aree di Rio Furioso (Alassio). Chi ha interesse a nascondere la “verità”. Due sconcertanti testimonianze (in attesa di smentite) da Franco Stalla e Igi Viveri, in pubblico 

            di Luciano Corrado


Mauro Moretti e Claudio Scajola

Albenga – Il titolo è tutto un poema: <La Genova-Ventimiglia nel Paese delle meraviglie>. Era il 22 luglio scorso e l’inviato speciale del Secolo XIX,  Paolo Crecchi, era al seguito del ministro Claudio Scajola e dell’amministratore delegato delle Ferrovie, Mauro Moretti.

Gongolava il ministro, gongolavano i supporter.  Annunciavano tra flash, microfoni, telecamere, taccuini, registratori professionali, l’ultima data del totale raddoppio ferroviario a monte Andora-Finale.

Eccola: 2015. In precedenza ufficializzata nel 2010. Ma dopo 40 anni di attese e di annunci, qualche anno in più poco importa.

C’è tuttavia un fatto inedito. Il nuovo tracciato Andora – Finale è stato descritto, con dati tecnici alla mano, e finora senza smentite. Un percorso su “montagne russe” e, come spesso accade, rimasto in gran parte sconosciuto all’opinione pubblica. A conoscenza di poche centinaia di persone, di poche categorie sociali, con i loro rappresentanti.

E quante sorprese che i cittadini, tutti, dovrebbero conoscere per farsi un’idea, trarre conclusioni in base a informazioni precise, complete?

La sempre più frequente “informazione negata”, parziale, ad uso e consumo del potere di turno, sta assumendo proporzioni allarmanti sotto il profilo sociale. E in questo caso c’è in ballo un’opera che i nostri politici (quasi sempre gli stessi, spesso cambiando casacca) non hanno saputo risolvere. Timorosi dell’elettorato.

DAL MINISTRO GASPARI IN POI

Dalla prima visita del ministro dei Trasporti, Remo Gaspari a Loano (novembre 1969), sono stati pubblicati qualche migliaio di articoli, in tutte le salse sul tema ferrovia, binari a monte si, binari a monte no. Servizi giornalistici documentati, servizi spazzatura perché senza riscontri, dichiarazioni “blà blà” del politico di turno, molte promesse, molti si dice e tanti sembra. Tantissimi rinvii e date mai rispettate. Cavalcando, a volte, proteste becere o di chiara matrice elettorale.

Chi ha un proprio archivio, può esibire e leggere 2.978 pezzi. Che un giorno andrà la pena di ripercorrere per ristabilire la cronaca quantomeno corretta dei fatti. Un giornalismo documentato, insomma, sempre più povero, sempre più un’eccezione.

Ebbene Trucioli Savonesi, con la collaborazione di Franco Stalla, del W.W.F. “Gruppo attivo Ingauno”, documenta le ultime vicende con dati inconfutabili. Anzi, se qualcuno può smentirli, speriamo si faccia avanti. Non è per spirito di polemica.

 

UN TESTIMONE RACCONTA

Ha scritto e detto Franco Stalla, coltivatore di Albenga, specializzato in sperimentazione di piantine (margherite, il suo pezzo forte): <Seguo la vicenda della tratta ferroviaria dal 1992, cercando sempre di documentarmi e documentare le mie affermazioni, prese di posizione. A quel tempo le Ferrovie dello Stato presentarono un progetto di raddoppio in sede, poco costoso….efficiente e realizzabile in tempi brevi, se non brevissimi. Esiste il progetto, le relazioni tecniche dei costi, i piani finanziari di spesa e copertura. Non sto qui ad elencare i comuni che inizialmente dissero si, oppure no, o ancora cambiarono idea. Non è questo il tema centrale>.

COSA PREVEDE IL PROGETTO

Prosegue Franco Stalla: <Oggi abbiamo un progetto preliminare approvato, senza le discariche (vedi difficoltà già vissute ad Andora e nella tratta di Imperia) che sono state stralciate perché la maggiore parte di quelle previste erano già state utilizzate.

Il V.I.A. ministeriale prevede la prescrizione (obbligatoria) di avvicinare il più possibile la ferrovia all’Autostrada dei Fiori, per evitare i cosiddetti “reliquati”, aree intercluse.

Sessanta proprietari di case e terreni hanno fatto ricorso al Tar, promosso dal WWF, V.A.S. e AssoUtenti. Non per motivi preconcetti, né perché volgiamo essere iscritti al “partito del no”, ai massimalisti, agli ambientalisti “talebani” (si dice così?).

La motivazione ispiratrice di questa azione di tutela degli interessi collettivi è semplice. Quando è stato concesso il VIA non esistevano ancora i S.I.C., pertanto mancano le valutazioni di incidenza ed eventuali mitigazioni. Ora sono invece interessati diversi S.I.C.>.

Franco Stalla, progetto preliminare alla mano, carta canta si dice, relazioni incluse, rende note queste cifre che nessuno ha fino ad oggi pubblicato nella loro completezza, se non in forma parziale e disunita, frammentaria. Dunque di difficile comprensione.

Scrive Stalla che ha anche relazionato ad Alassio all’assemblea tenutasi nella sala convegni dei Salesiani, in occasione di “Camminamare” (come è cambiata la Liguria da La Spezia a Ventimiglia, davanti all’obiettivo del fotografo-camminatore piemontese Riccardo Carnovalini.

Il documento: <Da Finale Ligure, stazione ferroviaria a metri 7,75 sul livello del mare che sale a  metri 32, sempre sul livello del mare, sul Torrente Bottassano di Borgio, per  ridiscendere (i binari) a metri 22,10  alla fermata di Pietra Ligure. Ulteriore discesa a Loano, sotto il torrente Nimbato, a cui segue una risalita alla stazione-fermata di Borghetto S. Spirito, a metri 22,54. Continua  a salire fino a Campochiesa dove sul Rio delle Cioppe, raggiunge  metri 30,50, per ridiscendere ad Alassio a 2 metri sotto il livello del mare, promessa, si dice fatta al sindaco Melgrati, mentre il progetto mostrato indica metri 2.90 sopra il livello marino.  Infine risale a Valle Chiappa a metri 17.94 e ridiscende nuovamente alla fermata-stazione di Andora a metri 15.58.>

QUATTRO DOMANDE ALLE ASSOCIAZIONI

Prima domanda, dopo queste elencazione. Per quale ragione nessun sindaco, nessun esponente politico di destra o di sinistra, nessun rappresentante di categoria, ha ritenuto – se in possesso, come pare – di divulgare queste “altezze”, montagne russe, questo percorso miracoloso?

Secondo domanda, è un silenzio imbarazzante, è casuale (fino a prova contraria), è giustificato? Cosa ne pensano i tecnici di una linea classificata di “alta velocità”?

Terza domanda, per quale ragione associazioni culturali impegnate nel bene comune (Rotary, Lions, logge massoniche di varie obbedienze molto presenti in zona, attive su diversi fronti (scelte di sindaci, negli ospedali, nei vertici) non hanno finora ritenuto di dare il loro contributo informativo, senza per questo sposare questa o quella causa? Ma per il bene comune!

Quarta domanda, per quali motivi le varie associazioni ambientalistiche non hanno ritenuto di far fronte comune per una capillare opera informativa, senza per questo sentirsi obbligati a prendere posizioni “pro” o “contro”? 

Se il ministro dei Trasporti imperiese Scajola può dirsi soddisfatto del traguardo per un’opera destinata a cambiare il “volto” di una vasta fascia costiera (Andora-Finale), siamo proprio sicuri che siano privilegiati gli interessi collettivi? Il trasferimento, già in parte avvenuto nel ponente, ha avuto risvolti positivi assai generalizzati, ma ogni zona ha caratteristiche diverse.

Non si tratta di essere da una parte o dall’altra, si tratta di far sapere all’opinione pubblica cosa accadrà, con il nuovo tracciato ferroviario. Da che parte penderà la bilancia. Per avere un po’ di respiro (aree) dopo la cementizzazione selvaggia, capillare, della fascia costiera? Con vantaggi a pochi, svantaggi a molti, ad iniziare dall’industria del turismo alberghiero e di qualità?

Franco Stalla, ad Alassio, ha fatto altre osservazioni tutt’altro che qualunquiste o populiste. Di buon senso, direbbe l’uomo della strada. La stazione di Albenga sarà trasferita nell’Oasi dell’Abissinia di Bastia, zona isolata e priva di strade di collegamento adeguato. Oggi la stazione di Albenga è in centro, ha strade e parcheggi, vivibilità.

La nuova linea, questo l’ha ammesso anche Scajola, dovrà fare a meno del trasporto merci a causa di gallerie troppo piccole. Anche se, sempre Scajola, ha aggiunto: <Le merci scivoleranno lungo la Riviera di ponente per 15 anni prima di prendere la strada di Lione e transitare per Torino>.

Franco Stalla ha sottoposto un altro quesito-realtà: è venuto di fatto a mancare il trasporto merci con la Francia, non esiste più collegamento. Per la nuova stazione di Bastia è stato stralciato lo scalo merci perché non potranno più essere trasportati, via treno, i camion (gallerie piccole).

 


Claudio Scajola
Angelo Vaccarezza

IL VALZER DELLE DISTANZE DALL’AUTOFIORI

Franco Stalla ha reso noto che nella zona di Campochiesa, i binari passano a 70 metri dall’autostrada, mentre a Leca d’Albenga si avvicinano all’autostrada fino a 12 metri. Sul Centa la nuova ferrovia transita all’altezza di 7 metri.

Stalla ha osservato che tutte le nuove stazioni sono in pendenza.

Ho ricordato che nel tratto di Loano, la ferrovia passa sotto il torrente Nimbalto, grazie all’intervento di Scajola che il sindaco Angelo Vaccarezza ha pubblicamente ringraziato.

Resta da capire se sia ancora valida in Italia la disciplina delle zone sismiche in cui Loano rientra che “vieta”, “sconsiglia”, queste sfide alla natura, al sottosuolo (TUNNEL) per ragioni di sicurezza da rischi sismici.

Nessuno ha mai dimostrato vantaggi e svantaggi, per la popolazione, per il pendolarismo, per gli utenti delle ferrovie, dal rinunciare ad un doppio binario esistente di 11 chilometri tra Albenga e Loano.

LE 28 VALLETTE NELLA PIANA

Franco Stalla, documenti alla mano, ha ricordato ed elencato che nella piana di Albenga sono previste 28 vallette per un’ampiezza totale di 168 ettari, con un’invasione di un milione di mq., attualmente boscati.

La piana di Albenga ha un patrimonio di dieci milioni di metri quadrati destinati all’agricoltura, con il progetto ferrovia a monte si andrebbero a creare 2 milioni di mq di nuove aree, in grado di ospitare 250 nuove aziende. Qualcuno si è posto, inoltre,  il problema dell’accrescimento del cuneo salino, già grave ed attuale?

LA FERROVIA TAGLIA LA PIANURA

Sul tema è intervenuto anche Igi Viveri (fratello minore dell’ex sindaco Angioletto) che da anni studia le problematiche urbanistiche, che da anni si documenta, elabora, analizza sulla base di dati, non di supposizioni, fantasie.

Viveri ha ricordato che le vallecole-vallette individuate forse sono 6 per il materiale di risulta delle gallerie. Il resto delle discariche sarà destinato ad uso agricolo.

LE DOMANDE DI “IGI” VIVERI

Per Viveri <il fatto veramente grave dello spostamento a monte nella piana è che non esisteva alcuna necessità tecnica, né pratica a beneficio della comunità. Anzi, rappresenta un’impressionante ferita in quanto il nuovo tracciato attraversa il territorio ingauno longitudinalmente>.

Poi una serie di domande in attesa di risposta, a cominciare dai pubblici amministratori ingauni, di maggioranza e di minoranza.

Primo – Come mai si sono accorti che mancano 170-200 mila mq di terreno agricolo, la grandezza del Principato di Monaco,  e si inserisce il problema della piattaforma logistica. Sono necessità fondate o meno?

Secondo – Ad Albenga esistono 36 –40 strutture con caratteristiche logistiche. Il colosso Orsero, ad esempio, deve spostarsi? Ad Albenga abbiamo decine di capannoni, per quale motivi si concentra tutto in un’area? Perché Albenga deve realizzare una piattaforma logistica di 20-25 ettari, di cui 85 mila mq di superfici agibili, con 400-450 mila mc solo su un’area, anche se 3 di queste aree vengono indicate nella zona del Rio Furioso, sita nel Comune di Alassio. Già il nome la dice lunga.

Igi Viveri, si è chiesto ed ha chiesto: siamo sicuri che non andremo a creare problemi più grossi alla nostra città, alla nostra comunità?

Già, ma il vero miracolo lo stanno già vivendo, come ha scritto Paolo Crecchi, le aziende interessate ai lavori: <Scajola e Moretti hanno ringraziato i 450 operai impegnati nella tratta San Lorenzo al Mare- Andora, i 70 tecnici>.

La “pappa” è quasi pronta anche per Andora-Finale, con tantissime ricadute positive si preanuncia.  Nessun preconcetto, sia chiaro.

Per favore rispondano però a quella sfilza di interrogativi che dovrebbero far riflettere le persone con  la “testa sul collo”.

Trucioli Savonesi approfondirà il discorso, con la pubblicazione, dai primi di settembre, del “trasferimento a monte”, raccontato dalla cronaca dei giornali, delle riviste, delle pubblicazioni. Un servizio ai lettori, alle verità.

Luciano Corrado

ALLEGATI

SI' AL RADDOPPIO DELLA TRATTA FINALE-ANDORA

TROPPE RICHIESTE DI VARIANTI