versione stampabile

 

 

Memento

Margherita Pira


Probabilmente per me si tratta di una deformazione professionale, infatti un collega si divertiva  a dirmi “Non ci libereremo mai di quello che siamo stati e resteremo così per tutta la vita”.

Penso che sia vero. Io ho insegnato storia per quaranta anni e ora continuo ad insegnarla anche se non più ai ragazzi e la mia abitudine di proiettare il presente nel passato per comparare e trarre insegnamenti dal confronto non è passata.

Osservando, ormai dall’esterno per raggiunti limiti di età, la nostra situazione attuale, non riesco a non pensare agli anni che hanno preceduto l’avvento del fascismo in Italia e poi  del nazismo in Germania.

Governi instabili per la debolezza della politica, grandi manifestazioni di piazza e qualcuno (un pazzo se volete) che lentamente affermava il proprio potere approfittando dell’ inconsistenza dei partiti che perdevano di vista la situazione reale e si smarrivano in beghe e personalismi.

Ora a me sembra che succeda la stessa cosa.

La diffidenza verso la politica si fa strada tra la popolazione e, Bossi a parte che almeno alle esigenze del suo elettorato  è attento, ovviamente l’Uomo della Provvidenza avanza e ottiene consensi. La strepitosa e, nella pienezza del consenso inaspettata, vittoria elettorale si concretizza in un indice di gradimento ancora molto alto.

I risultati sono poi quelli che vediamo ora. Leggi ad personam, decisionismo ad oltranza, clericalismo ritrovato e vantaggi propri camuffati da bene della nazione.

Io mi chiedo: “Ma possibile che nessuno pensi ai problemi reali della popolazione?”

Prendiamo ad esempio un giovane che è appena entrato nell’età  lavorativa.

OK. Prima esigenza è ovviamente il lavoro perché senza una sicurezza economica, appare un impossibile miraggio ogni altra meta.

Che sorte l’aspetta? Ovviamente un lavoro da precario e neppure ben retribuito.

Mi raccontava in questi giorni un ragazzo da poco più di un mese laureato con 110 lode e dignità di pubblicazione in ingegneria del locomotore al politecnico di Torino di aver presentato domanda di assunzione alla prestigiosa Ferrari. Risposta: certamente, più che gradito. Stipendio? Seicento euro al mese con contratto a termine.

Cosa si può presumere che farà questo ragazzo? Esatto: non era difficile indovinare. Andrà all’estero dove ben retribuito e, forse spesato, arricchirà per altri paesi la ricerca.

Questo giovane, con tale preparazione, potrà emigrare e risolverà i suoi problemi, ma  gli altri? Si rassegneranno ad una vita da precario nella speranza che capiti qualcosa. Cosa? Questo è nelle mani del destino.

Andando avanti l’unica via possibile sarà quella della convivenza perché, spesso non per  scelta, altro non è ipotizzabile.

Figli? Si aspetta. I figli costano, gli asili nido (del resto non proprio gratuiti) hanno un numero ristretto di posti a disposizione.

La casa di proprietà è in Italia una priorità, ma i mutui sono esosi e gli affitti rischiano di assorbire almeno uno stipendio.

Allora? Ci pensa ovviamente zio B, come, sino a qualche settimana fa, lo chiamavano a Napoli. Come? Non è chiaro con quali escamotage , ma decide qualcosa e questo è sufficiente. Almeno per ora a giudicare dagli indici di consenso.

Non basta. “La battaglia della massaia romana per il suo latte quotidiano sarà persa per sempre”

Credo anche questo.

L’inflazione è al di fuori di ogni controllo. Le famiglie non riescono ad arrivare con lo stipendio a fine mese. I consumi si contraggono con le conseguenze di un calo di domanda e quindi crisi industriale.

Il turismo, risorsa ultima dell’Italia post industriale,è in calo proprio per mancanza di fondi e i più ricchi turisti stranieri ormai preferiscono mete meno care del nostro paese e meno consuete.

La situazione locale non è molto diversa. Personaggi riciclati senza che nulla di nuovo appaia all’orizzonte .

Oppositori che spesso sono tali solo perché in questo momento il potere non è nelle loro mani.

Su tutto la presenza incombente di un premier che domina incontrastato per ora ancora in ambito più o meno parlamentare.

L’altra sera mi sono recata all’ex festival dell’Unità, non più tale, e un’amica davanti alla solita frase scritta credo su  poster “Dove si bruciano i libri là si bruceranno gli uomini”  ha osservato giustamente”Adesso non è più necessario bruciare i libri. La cultura non la fanno i libri, la fa la televisione”

E’ vero, la gente impara dalla televisione di cui il leader ha il monopolio. E gli indici di gradimento vanno al Grande fratello e a programmi equivalenti.

Mi pare di aver letto su di un giornale che alle selezioni provinciali parteciperà anche il sindaco di Alassio.

Siamo a questo punto.

Io personalmente credo che ormai si sia varcato inconsapevolmente il punto di non ritorno.

Quanto meno la lezione della storia dice questo.

Comunque si tratta probabilmente di una deformazione professionale. E come tutte le deformazioni professionali dà una visione erronea della realtà

In assoluta sincerità mi auguro che sia così, tuttavia continuo a pensare che se gli esponenti politici di maggioranza ed opposizione continueranno a non riprendere con modestia e senza presunzione il contatto con i veri problemi della gente andando in mezzo alle persone comuni, per la democrazia in Italia non ci sarà più un lungo percorso.

 

Margherita Pira