BASTA INTENDERCI,SULLA PRIVACY…
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...che è un ottimo sistema di salvaguardia della sfera individuale, ma che
va interpretata cum grano salis; altrimenti è addirittura ridicola, quando
non dannosa. Come per ogni problema sociale che continua ad interessarmi, mi pongo la questione pregiudiziale della mia età avanzata e ricordo con quale sufficienza giudicavo i “vecchi” quando brontolavano contro ogni innovazione masticando un “…e chi ha mai visto?” che respingeva in massa il buono ed il meno buon portato dei tempi nuovi. |
Forse sono troppo legato al vecchio esame di maturità,sostituito però
malamente, mi pare, nei nostri giovani dal fascino di certi sports (!!!)
“estremi”. Era come quando si indossavano per la prima volta le “braghe
lunghe” e le si portava a spasso stancando i riflessi nelle vetrine. Era un
qualcosa di naturale per crescere, vissuto senza poi tante angosce se ci si
era davvero preparati: poi si complicò quando i giornali e la tv
cominciarono ad interessarsene spasmodicamente, a consigliare diete,
vestiario, bigini e…simpamina.
Continuo a pensare che un costruttore assiste al collaudo di un ponte con
tranquillità, se sappia di aver attuato un progetto scrupoloso coi materiali
indicati e prescritti dai calcoli ingegnereschi. La paura gli viene come per
la diga del Vajont, quando è cosciente di aver ignorato certi chiari segnali
di collasso.
La scuola non si è mai riformata davvero: progetti e specializzazioni non ne
hanno intaccata la burocratica e lentissima struttura. Ci siamo ubriacati di
etichette per mascherare la mediocre qualità del vino. Ma è stato facile
cariare l’esame di maturità, riforma dopo riforma: commissioni sempre più
fatte in casa e mai, dico mai, che si sia parlato di un albo professionale
dei presidenti a cui dare poteri di monitoraggio, perché esaminando alunni
si esamina anche e soprattutto l’andamento di una scuola. Giunse Moratti con la ciliegina sulla torta:commissioni tutte di interni per non spendere in trasferte e diarie. Pochi davvero, i vecchi come me, lamentarono la fine della terzietà, condicio sine qua non per la esistenza stessa di qualsiasi esame che meriti questo nome (io e i coetanei fummo esaminati dai prof delle medie che ci avrebbero accolti ed a fine ginnasio dagli insegnanti liceali; la commissione di maturità aveva UN solo commissario interno e…non siamo morti per tutto questo. |
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Giunse Fioroni e…per la privacy, via i voti finali!
Ultimo atto…si scende!
Lo so; l’esame di maturità (o di stato) è un avanzo indigerito ed
indigesto, che le risoluzioni arrivano via e-mail mentre si
distribuiscono le fotocopie dei quesiti, che bisogna pur sedare l’ansia
delle famiglie, che l’esame non dà alcuna patente di maturità perché
industrie, imprese e facoltà universitarie hanno propri e precisi
sistemi di selezione in cui la scuola non è tenuta da conto!
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“Istruitevi, perché avremo bisogno di tutto il vostro sapere!” (cito a
memoria!) scrisse un pensatore oggi arruolato dalla destra culturale.
Quel pensatore, nato in un paese della Sardegna, vinse per meriti
culturali una borsa di studio sabauda ,studiò nella freddissima Torino
(una camera senza riscaldamento!) e divenne una delle punte di quella
prestigiosa Università. Antonio Gramsci sarebbe inorridito davanti alla
proposta di mascherare ipocritamente i voti. Avrebbe pensato che
nasconda chissà quali approssimazioni, diversità capricciose di
valutazione, disfunzioni, reali eccome, del sistema scolastico che si
aggravano al momento della docimologia, senza per questo togliere alcun
merito alla volenterosa e capace fatica degli operatori scolastici e
avrebbe invitato a riprendere in mano le sorti di una scuola trasandata
a dir poco, bloccata anche dal terrore di centomila licenziamenti e
stanca, stanca delle cattive e malamente curiose stampa e tv.
L’emulazione è un dato fondativo del vivere civile: nulla deve esser
dato per gratuito favore o nel nero di seppia. Per una buona pesca, lo
sanno benissimo i miei fornacini, ci vogliono le acque chiare, pulite
dal vento di tramontana e non il colloso scirocco.
Che il giovane impari a riconoscere un voto congruo ai suoi meriti, a
riconoscere certi suoi limiti di capacità e di impegno e a rendere onore
al collega premiato con lo stesso entusiasmo per cui si sbraccia per un
goal di Cassano o applaude una prodezza di Valentino.
Così, sono certo, si cresce in democrazia e non mascherando i voti
soltanto perché (e non si offendano ancora una volta i diversamente
abili col dire che lo si fa per loro! Anche la miglior chiesa rifiuta il
bigottismo!) non se parli e non si alluda pesantemente sotto gli
ombrelloni di spiaggia.
Non serve a nulla, certo, che un anziano come me ricordi il tabellone
della sua maturità con molta, molta gioia perché quei prof avevano
riconosciuto equamente capacità ,valori ed impegno della classe. Ma mi
sento oggetto di invidia per i giovani perché a quell’equità che
verificai mi sono ancorato come a punto fermo di “valori”, concetto che
oggi andrebbe urgentemente ridefinito e non rimosso come gatto fa del
suo sporcare.
Sergio Giuliani |