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 BASTA INTENDERCI,SULLA PRIVACY…

Sergio Giuliani

 

        ...che è un ottimo sistema di salvaguardia della sfera individuale, ma che va interpretata cum grano salis; altrimenti è addirittura ridicola, quando non dannosa.

Come per ogni problema sociale che continua ad interessarmi, mi pongo la questione pregiudiziale della mia età avanzata e ricordo con quale sufficienza giudicavo i “vecchi” quando brontolavano contro ogni innovazione masticando un “…e chi ha mai visto?” che respingeva in massa il buono ed il meno buon portato dei tempi nuovi. 

Forse sono troppo legato al vecchio esame di maturità,sostituito però malamente, mi pare, nei nostri giovani dal fascino di certi sports (!!!) “estremi”. Era come quando si indossavano per la prima volta le “braghe lunghe” e le si portava a spasso stancando i riflessi nelle vetrine. Era un qualcosa di naturale per crescere, vissuto senza poi tante angosce se ci si era davvero preparati: poi si complicò quando i giornali e la tv cominciarono ad interessarsene spasmodicamente, a consigliare diete, vestiario, bigini e…simpamina.

Continuo a pensare che un costruttore assiste al collaudo di un ponte con tranquillità, se sappia di aver attuato un progetto scrupoloso coi materiali indicati e prescritti dai calcoli ingegnereschi. La paura gli viene come per la diga del Vajont, quando è cosciente di aver ignorato certi chiari segnali di collasso.

La scuola non si è mai riformata davvero: progetti e specializzazioni non ne hanno intaccata la burocratica e lentissima struttura. Ci siamo ubriacati di etichette per mascherare la mediocre qualità del vino. Ma è stato facile cariare l’esame di maturità, riforma dopo riforma: commissioni sempre più fatte in casa e mai, dico mai, che si sia parlato di un albo professionale dei presidenti a cui dare poteri di monitoraggio, perché esaminando alunni si esamina anche e soprattutto l’andamento di una scuola.

Giunse Moratti con la ciliegina sulla torta:commissioni tutte di interni per non spendere in trasferte e diarie. Pochi davvero, i vecchi come me, lamentarono la fine della terzietà, condicio sine qua non per la esistenza stessa di qualsiasi esame che meriti questo nome (io e i coetanei fummo esaminati dai prof delle medie che ci avrebbero accolti ed a fine ginnasio dagli insegnanti liceali; la commissione di maturità aveva UN solo commissario interno e…non siamo morti per tutto questo. 


Renzo Piano

Margherita Hack

Giunse Fioroni e…per la privacy, via i voti finali!

Ultimo atto…si scende!

Lo so; l’esame di maturità (o di stato) è un avanzo indigerito ed indigesto, che le risoluzioni arrivano via e-mail mentre si distribuiscono le fotocopie dei quesiti, che bisogna pur sedare l’ansia delle famiglie, che l’esame non dà alcuna patente di maturità perché industrie, imprese e facoltà universitarie hanno propri e precisi sistemi di selezione in cui la scuola non è tenuta da conto!

Ma salviamo il valore dell’emulazione,fondante quanto pochi altri per i giovani. L’emulazione è alla base del buono e ben riuscito lavoro scolastico; è premiante, ma non discriminante, come ogni sport rettamente inteso e non reso nevrotico dal denaro.

 L’emulazione è “di sinistra”, perché è egualitaria, costituzionalmente, alla partenza, favorisce il libero sviluppo dell’acquisizione e della riflessione, premia, ma non elimina i “battuti”. Quando funziona come deve, li avvia ai settori di impegno più consoni e di piena soddisfazione. Migliaia sono gli architetti, ma uno solo è Renzo Piano; migliaia gli astrofisici, ma una sola è Margherita Hack!

“Istruitevi, perché avremo bisogno di tutto il vostro sapere!” (cito a memoria!) scrisse un pensatore oggi arruolato dalla destra culturale.

Quel pensatore, nato in un paese della Sardegna, vinse per meriti culturali una borsa di studio sabauda ,studiò nella freddissima Torino (una camera senza riscaldamento!) e divenne una delle punte di quella prestigiosa Università. Antonio Gramsci sarebbe inorridito davanti alla proposta di mascherare ipocritamente i voti. Avrebbe pensato che nasconda chissà quali approssimazioni, diversità capricciose di valutazione, disfunzioni, reali eccome, del sistema scolastico che si aggravano al momento della docimologia, senza per questo togliere alcun merito alla volenterosa e capace fatica degli operatori scolastici e avrebbe invitato a riprendere in mano le sorti di una scuola trasandata a dir poco, bloccata anche dal terrore di centomila licenziamenti e stanca, stanca delle cattive e malamente curiose stampa e tv.

L’emulazione è un dato fondativo del vivere civile: nulla deve esser dato per gratuito favore o nel nero di seppia. Per una buona pesca, lo sanno benissimo i miei fornacini, ci vogliono le acque chiare, pulite dal vento di tramontana e non il colloso scirocco.

Che il giovane impari a riconoscere un voto congruo ai suoi meriti, a riconoscere certi suoi limiti di capacità e di impegno e a rendere onore al collega premiato con lo stesso entusiasmo per cui si sbraccia per un goal di Cassano o applaude una prodezza di Valentino.

Così, sono certo, si cresce in democrazia e non mascherando i voti soltanto perché (e non si offendano ancora una volta i diversamente abili col dire che lo si fa per loro! Anche la miglior chiesa rifiuta il bigottismo!) non se parli e non si alluda pesantemente sotto gli ombrelloni di spiaggia.

Non serve a nulla, certo, che un anziano come me ricordi il tabellone della sua maturità con molta, molta gioia perché quei prof avevano riconosciuto equamente capacità ,valori ed impegno della classe. Ma mi sento oggetto di invidia per i giovani perché a quell’equità che verificai mi sono ancorato come a punto fermo di “valori”, concetto che oggi andrebbe urgentemente ridefinito e non rimosso come gatto fa del suo sporcare.

  Sergio  Giuliani