Il massiccio trasporto su gomma, inoltre, non manda
solo in tilt le nostre autostrade ma, là dove i caselli sono parte del
territorio cittadino, anche le strade del centro abitato, dove
condiziona la qualità della vita dei centri stessi e dei loro abitanti.
Eppure, mentre è evidente che il territorio ligure, con
le sue complessità morfologiche, sia ormai saturo e le mancate soluzioni
urbanistiche ne abbiano prodotto il “corto circuito”: SI CONTINUANO A
PROMUOVERE NUOVE CEMENTIFICAZIONI per una popolazione che sembra essere in
rapido declino.
Sembra la premessa di un giallo, ma è invece l’ennesima
denuncia pubblicata nel libro di Preve e Sansa,”Il Partito del cemento”
uscito il 4 luglio in libreria.
L’ennesima testimonianza di due valenti e documentati
giornalisti che forniscono un rapporto su come la cattiva politica, sia
ormai palpabile nella nostra Regione e pericolosamente, quanto comodamente,
maturata negli anni.
LASCIAMOLI LAVORARE
Si costruisce a pochi metri dalle spiagge e dai fiumi,
disattendendo ormai, in modo pacifico, leggi di tutela ambientale, come la
Galasso
stilata per combattere squilibri e danni idrogeologici
che la Liguria
ben conosce .
Si costruisce in maniera intensa e dissennata sulle
colline, alterando non solo irrimediabilmente la morfologia territoriale, ma
creando ulteriori problemi di viabilità, di infrastrutture, di carico
insediativo, con tutto ciò che esso comporta.
Tutto questo per soddisfare
quali richieste?
Non certo quello di prime case per i giovani.
L’alterazione dei prezzi del mercato immobiliare non rende accessibile gli
immobili, che spesso, hanno già in partenza caratteristiche di “seconda
casa”.
Inoltre i giovani tendono a migrare dalla Liguria, in
cerca di lavoro,
determinando la decrescita demografica e il relativo
invecchiamento della popolazione.
Appare chiaro che si sta distruggendo un territorio per
costruire seconde case.
Ma,
per chi?
Per il turismo del Basso Piemonte che affolla le nostre
spiagge o per quello dei maxi-yacht che frequenterà i nostri, sempre più
numerosi, porticcioli?
Una cosa è certa, il modo in cui il fenomeno è aumentato,
senza rallentamenti o interruzioni, ci fa capire come esso sia legato a
interessi molteplici.
Interessi talmente
importanti che le amministrazioni, e tutto il mondo politico sembra, da
anni, ipnotizzato e appiattito sulle scelte e sulle istanze di quel ”mondo
economico” che sembra avere la ricetta di quell’immancabile sviluppo, in
nome del quale chiedono che li si lasci
lavorare.
Un mondo economico di: banche, di gruppi immobiliari, di
cooperative rosse, di Gruppi economici e industriali e noti affaristi,
spesso già noti per altri “noti “ affari.
Il frutto del loro lavoro è lì, nelle nostre cittadine,
sotto gli occhi di tutti, e i loro referenti sul territorio si confondono
nei loro ruoli: da professionista a politico ad amministratore a
costruttore.
In modo da creare una magica confusione in cui le cose
vanno avanti, inesorabilmente, sulla testa dei cittadini.
Spesso chi deve curare il proprio affare, viene da
lontano, si serve di Imprese di altre Regioni, con maestranze e operai da
fuori regione, annullando anche quella possibilità di posti di lavoro spesso
citati come alibi.
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LIGURIA A PORTATA DI MANO
Nelle nostre città, da
qualche tempo, l’”affare” è a portata di mano.
I Piani Regolatori sono diventati una farsa e per
eludere i Piani sovra ordinati, allungano i tempi di esecuzioni e
d’attuazione con interminabili varianti che consentano: lo
spostamento di fabbriche, il cambiamento di destinazione d’uso di
scuole, stazioni e edifici pubblici, l’aumento dell’indice di
fabbricabilità di terreni agricoli e di zone sature o la possibilità
di rendere fabbricabili terreni franosi.
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I patti di non
belligeranza, citati da Preve e Sansa, non sembrano essere
stipulati solo per l’Imperiese ma pare che in Provincia di
Savona siano, da qualche tempo, ampiamente rispettati.
Anche qui, le solite facce, i soliti
politici, i soliti nomi che talvolta sembrano sfiorati da
qualche inchiesta, ma poi tutto rientra e tutto riprende.
La Liguria è qui, a portata di mano e il modo
squallido di governarla, da destra e da sinistra, è diventato
SISTEMA.
C’è chi lo dichiara apertamente in una sua
relazione denuncia. (sono sempre Preve e Sansa a ricordarcelo).
Il P.M. Anna
Canepa, della Procura Distrettuale Antimafia di Genova, il 10
luglio 2007 a
Milano, a Palazzo Marino, dichiara
il dato allarmante sul pericolo di commistioni e contaminazioni
tra gli affari, corruzione e attività economiche in Liguria.
Denuncia il sopravanzare di gruppi
imprenditoriali- politico- affaristici che abusano del potere
pubblico per conseguire profitti illeciti.
Il degrado
del Ponente ligure, la meridionalizzazione della Pubblica
Amministrazione e la mancanza di etica porteranno sempre di più:
la povertà culturale.
LOTTIAMO CONTRO LA POVERTA’ CULTURALE
La povertà culturale è, forse, il fattore più
grave che possa caratterizzare un popolo, destinato a perdere il
suo valore civico.
Con la povertà culturale, il cittadino
accetta con rassegnazione arrendevolezza tutto ciò che può
riconoscere come ingiustizia, sopruso, mancanza di regole e di
etica.
Questo accade, spesso, in alcune realtà del
Sud d’Italia che sentendosi parte di questo sistema, perde
spesso anche la coscienza dei suoi diritti: quello della salute,
del lavoro, della buona Amministrazione.
In Liguria il cittadino ha permesso che, per
decenni, la sua terra e la sua aria fossero avvelenate dagli
scarichi nocivi delle industrie di cui subiva il ricatto del
posto di lavoro, fino a morirci.
Oggi, nell’epoca della deindustrializzazione
promossa per opera di chi non ha avuto, volontà, competenza e
senso di responsabilità, egli continua a essere oggetto di
ricatto.
Il ricatto del
falso sviluppo
in nome del quale concede nuovamente la sua terra a colate
ingiustificate di cemento.
Concede il suo mare all’assalto d’inutili
porticcioli turistici e di portacontainer.
La povertà
culturale sarà, così, la vera morte della Liguria:
aggredita
da un’inutile “brutta architettura” che
avanza, occupando gli ultimi spazi liberi e irrispettosa di
qualsiasi regola pianificatoria;
minacciata
dalla cementificazione del mare, destinata
a piattaforme, porticcioli e torri svettanti;
soffocata e uccisa da nuovi
potenziamenti di centrali a carbone, termovalorizzatori e da
mancati controlli sulle emissioni;
ignorata bellamente dall’etica,
dalla politica partecipata, dal rispetto delle regole, richieste
dai cittadini che la abitano.
ANTONIA BRIUGLIA
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BANDIERE SULLA COSTA SAVONESE
Qualcuno si ricorderà della canzoncina che si
cantava da adolescenti, tanti anni fa, sulle bandiere bianche, rosse
o nere?
Sicuramente il Sindaco di Vado l’ha voluta
mettere in pratica, perlomeno riferendosi alla BANDIERA NERA.
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Sul Secolo XIX del 27 giugno, in un
articolo, Carlo Giacobbe dichiara di rifiutare la BANDIERA
NERA, assegnata a Vado Ligure da Legambiente.
Così, mentre le BANDIERE BLU si comprano,
le BANDIERE VERDI si conquistano su qualche progettino
scolastico che ha per tema la differenziata e il riciclo(
salvo poi non attuarli come si dovrebbe): QUELLE NERE si
possono tranquillamente RIFIUTARE!!
Per questi Comuni super-certificati ISO e
qualche cosa, gemellati con Comuni virtuosi; per questi
Comuni denuclearizzati, non c’è spazio per la bandiera nera:
non è una cosa seria, non è abbastanza tecnica, non è
rispettosa dello “sviluppo”che i Sindaci, le Amministrazioni
e i poteri economici, con lungimiranza, hanno deciso di
progettare per noi.
Il Sindaco di Vado, definisce la consegna
”una messinscena”, dimenticando quelle più enfatiche dei
suoi colleghi dei Comuni vicini, che organizzano grandi
feste e discorsi dai palchi pubblici per la consegna delle
Blu e delle Verdi.
Ritiene che la Bandiera Nera esasperi il
conflitto sulla piattaforma Maersk e che sia “tutto meno che
occasione di confronto”.
Dimentica
che la sua occasione
di confronto con la cittadinanza, l’ha avuta e anche in
maniera seria e partecipata; non ultima in un referendum,
dove i suoi cittadini si sono espressi contro la
piattaforma, ma che Lui ha immediatamente ignorato.
Non partecipare alla consegna del
vessillo, agli incontri e ai numerosi Convegni denuncia,
promossi a vario titolo, dai Comitati presenti sul suo
territorio non vuol dire cancellare l’evento e i relativi
problemi: LA BANDIERA NERA RESTA!!!
ANTONIA BRIUGLIA
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