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LIGURIA:IL SENSO DELL’OSPITALITA’ PER GLI AFFARI

 Antonia Briuglia


 Liguria: regione del Nord con il territorio maggiormente aggredito dal cemento.

Liguria: regione del Nord con un numero spropositato di posti barca e porticcioli turistici.

Liguria: regione del Nord con dati, sempre più preoccupanti, sull’inquinamento atmosferico e sulle malattie correlate.

Liguria: regione del Nord, multata, per la sua incapacità di raggiungere livelli accettabili di raccolta differenziata dei rifiuti.

Liguria: regione del Nord con le più grosse problematiche in tema di viabilità, non solo nei collegamenti viari tra le diverse cittadine, ma di spostamento nelle cittadine stesse.

 

Il massiccio trasporto su gomma, inoltre, non manda solo in tilt le nostre autostrade ma, là dove i caselli sono parte del territorio cittadino, anche le strade del centro abitato, dove condiziona la qualità della vita dei centri stessi e dei loro abitanti.

 

Eppure, mentre è evidente che il territorio ligure, con le sue complessità morfologiche, sia ormai saturo e le mancate soluzioni urbanistiche ne abbiano prodotto il “corto circuito”: SI CONTINUANO A PROMUOVERE NUOVE CEMENTIFICAZIONI per una popolazione che sembra essere in rapido declino.

 

Sembra la premessa di un giallo, ma è invece l’ennesima denuncia pubblicata nel libro di Preve e Sansa,”Il Partito del cemento” uscito il 4 luglio in libreria.

L’ennesima testimonianza di due valenti e documentati giornalisti che forniscono un rapporto su come la cattiva politica, sia ormai palpabile nella nostra Regione e pericolosamente, quanto comodamente, maturata negli anni.

 

LASCIAMOLI LAVORARE

 

Si costruisce a pochi metri dalle spiagge e dai fiumi, disattendendo ormai, in modo pacifico, leggi di tutela ambientale, come la Galasso

stilata per combattere squilibri e danni idrogeologici che la Liguria

ben conosce .

Si costruisce in maniera intensa e dissennata sulle colline, alterando non solo irrimediabilmente la morfologia territoriale, ma creando ulteriori problemi di viabilità, di infrastrutture, di carico insediativo, con tutto ciò che esso comporta.

 

Tutto questo per soddisfare quali richieste?

Non certo quello di prime case per i giovani. L’alterazione dei prezzi del mercato immobiliare non rende accessibile gli immobili, che spesso, hanno già in partenza caratteristiche di “seconda casa”.

Inoltre i giovani tendono a migrare dalla Liguria, in cerca di lavoro,

determinando la decrescita demografica e il relativo invecchiamento della popolazione.

Appare chiaro che si sta distruggendo un territorio per costruire seconde case.

Ma, per chi?

Per il turismo del Basso Piemonte che affolla le nostre spiagge o per quello dei maxi-yacht che frequenterà i nostri, sempre più numerosi, porticcioli?

Una cosa è certa, il modo in cui il fenomeno è aumentato, senza rallentamenti o interruzioni, ci fa capire come esso sia legato a interessi molteplici.

Interessi talmente importanti che le amministrazioni, e tutto il mondo politico sembra, da anni, ipnotizzato e appiattito sulle scelte e sulle istanze di quel ”mondo economico” che sembra avere la ricetta di quell’immancabile sviluppo, in nome del quale chiedono che li si lasci lavorare.

Un mondo economico di: banche, di gruppi immobiliari, di cooperative rosse, di Gruppi economici e industriali e noti affaristi, spesso già noti per altri “noti “ affari.

Il frutto del loro lavoro è lì, nelle nostre cittadine, sotto gli occhi di tutti, e i loro referenti sul territorio si confondono nei loro ruoli: da professionista a politico ad amministratore a costruttore.

In modo da creare una magica confusione in cui le cose vanno avanti, inesorabilmente, sulla testa dei cittadini.

Spesso chi deve curare il proprio affare, viene da lontano, si serve di Imprese di altre Regioni, con maestranze e operai da fuori regione, annullando anche quella possibilità di posti di lavoro spesso citati come alibi. 

 

LIGURIA A PORTATA DI MANO

 

Nelle nostre città, da qualche tempo, l’”affare” è a portata di mano.

I Piani Regolatori sono diventati una farsa e per eludere i Piani sovra ordinati, allungano i tempi di esecuzioni e d’attuazione con interminabili varianti che consentano: lo spostamento di fabbriche, il cambiamento di destinazione d’uso di scuole, stazioni e edifici pubblici, l’aumento dell’indice di fabbricabilità di terreni agricoli e di zone sature o la possibilità di rendere fabbricabili terreni franosi.

 I patti di non belligeranza, citati da Preve e Sansa, non sembrano essere stipulati solo per l’Imperiese ma pare che in Provincia di Savona siano, da qualche tempo, ampiamente rispettati.

Anche qui, le solite facce, i soliti politici, i soliti nomi che talvolta sembrano sfiorati da qualche inchiesta, ma poi tutto rientra e tutto riprende.

La Liguria è qui, a portata di mano e il modo squallido di governarla, da destra e da sinistra, è diventato SISTEMA.

 

C’è chi lo dichiara apertamente in una sua relazione denuncia. (sono sempre Preve e Sansa a ricordarcelo).

Il P.M. Anna Canepa, della Procura Distrettuale Antimafia di Genova, il 10 luglio 2007 a Milano, a Palazzo Marino, dichiara il dato allarmante sul pericolo di commistioni e contaminazioni tra gli affari, corruzione e attività economiche in Liguria.

Denuncia il sopravanzare di gruppi imprenditoriali- politico- affaristici che abusano del potere pubblico per conseguire profitti illeciti.

Il degrado del Ponente ligure, la meridionalizzazione della Pubblica Amministrazione e la mancanza di etica porteranno sempre di più: la povertà culturale.

 

LOTTIAMO CONTRO LA POVERTA’ CULTURALE

 

La povertà culturale è, forse, il fattore più grave che possa caratterizzare un popolo, destinato a perdere il suo valore civico.

Con la povertà culturale, il cittadino accetta con rassegnazione arrendevolezza tutto ciò che può riconoscere come ingiustizia, sopruso, mancanza di regole e di etica.

Questo accade, spesso, in alcune realtà del Sud d’Italia che sentendosi parte di questo sistema, perde spesso anche la coscienza dei suoi diritti: quello della salute, del lavoro, della buona Amministrazione.

In Liguria il cittadino ha permesso che, per decenni, la sua terra e la sua aria fossero avvelenate dagli scarichi nocivi delle industrie di cui subiva il ricatto del posto di lavoro, fino a morirci.

Oggi, nell’epoca della deindustrializzazione promossa per opera di chi non ha avuto, volontà, competenza e senso di responsabilità, egli continua a essere oggetto di ricatto.

Il ricatto del falso sviluppo in nome del quale concede nuovamente la sua terra a colate ingiustificate di cemento.

Concede il suo mare all’assalto d’inutili porticcioli turistici e di portacontainer.

La povertà culturale sarà, così, la vera morte della Liguria: aggredita da un’inutile “brutta architettura” che avanza, occupando gli ultimi spazi liberi e irrispettosa di qualsiasi regola pianificatoria; minacciata dalla cementificazione del mare, destinata a piattaforme, porticcioli e torri svettanti; soffocata e uccisa da nuovi potenziamenti di centrali a carbone, termovalorizzatori e da mancati controlli sulle emissioni; ignorata bellamente dall’etica, dalla politica partecipata, dal rispetto delle regole, richieste dai cittadini che la abitano.

 

ANTONIA BRIUGLIA

 

BANDIERE SULLA COSTA SAVONESE

 

 

Qualcuno si ricorderà della canzoncina che si cantava da adolescenti, tanti anni fa, sulle bandiere bianche, rosse o nere?

Sicuramente il Sindaco di Vado l’ha voluta mettere in pratica, perlomeno riferendosi alla BANDIERA NERA.

Sul Secolo XIX del 27 giugno, in un articolo, Carlo Giacobbe dichiara di rifiutare la BANDIERA NERA, assegnata a Vado Ligure da Legambiente.

Così, mentre le BANDIERE BLU si comprano, le BANDIERE VERDI si conquistano su qualche progettino scolastico che ha per tema la differenziata e il riciclo( salvo poi non attuarli come si dovrebbe): QUELLE NERE si possono tranquillamente RIFIUTARE!!

Per questi Comuni super-certificati ISO e qualche cosa, gemellati con Comuni virtuosi; per questi Comuni denuclearizzati, non c’è spazio per la bandiera nera: non è una cosa seria, non è abbastanza tecnica, non è rispettosa dello “sviluppo”che i Sindaci, le Amministrazioni e i poteri economici, con lungimiranza, hanno deciso di progettare per noi.

Il Sindaco di Vado, definisce la consegna ”una messinscena”, dimenticando quelle più enfatiche dei suoi colleghi dei Comuni vicini, che organizzano grandi feste e discorsi dai palchi pubblici per la consegna delle Blu e delle Verdi.

Ritiene che la Bandiera Nera esasperi il conflitto sulla piattaforma Maersk e che sia “tutto meno che occasione di confronto”.

Dimentica che la sua occasione di confronto con la cittadinanza, l’ha avuta e anche in maniera seria e partecipata; non ultima in un referendum, dove i suoi cittadini si sono espressi contro la piattaforma, ma che Lui ha immediatamente ignorato.

Non partecipare alla consegna del vessillo, agli incontri e ai numerosi Convegni denuncia, promossi a vario titolo, dai Comitati presenti sul suo territorio non vuol dire cancellare l’evento e i relativi problemi: LA BANDIERA NERA RESTA!!!

 

                                                       ANTONIA BRIUGLIA