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La sorgente dei problemi

 Le cause alla sorgente non vengono mai, non dico affrontate, ma neppure sufficientemente prese in considerazione e dibattute

Nonna Abelarda

 

Milena De Benedetti
Milena De benedetti

Immaginatevi un grande fiume, molto importante nell’ecosistema e nell’economia di una regione. Immaginate che sia pieno di problemi: affluenti irregolari, alternanze di siccità e piene devastanti, letto ingombro di detriti e sponde cementificate con rischio di straripamento (scusate ma odio il termine esondazione), pesante inquinamento da scarichi autorizzati e non. Eccetera.

Immaginate che, constatato il problema, si riunisca un comitato di politici ed esperti per studiare il da farsi. Dopo il primo conciliabolo, ecco annunciare la grande decisione: ci concentreremo solo sulla foce.

E così, si pianificherebbero costosi studi, se sia meglio un sistema di filtri, di panne in superficie, una canalizzazione in mega-depuratori (da costruire) eccetera.

Nel frattempo, i guai diventerebbero sempre più gravi, crescendo a dismisura fino a diventare irreversibili e irrisolvibili, e a ogni nuova emergenza la commissione strillerebbe che occorrono più fondi, più progetti, più risorse per il problema foce.

Questo atteggiamento somiglierebbe sempre di più a quello del famoso ubriaco della barzelletta, che aveva perso la chiave di casa in giardino ma la cercava in strada sotto il lampione perché c’era più luce.

Vi pare assurdo, raccontato così? Bene, è ciò che facciamo sempre, costantemente, continuamente, praticamente con tutti i problemi che abbiamo, nessuno escluso. Le cause alla sorgente non vengono mai, non dico affrontate, ma neppure sufficientemente prese in considerazione e dibattute. Non viene il sospetto che, tentando di diminuire queste, per quanto più gravi e più difficili, le conseguenze positive ricadrebbero a cascata sui guai successivi e conseguenti. Mentre, al contrario, continuare ad agire solo su ciò che è vicino e immediato somiglia a voler bloccare il Niagara con degli ombrelli.

No: ci si concentra su questo, anche quando è sbagliato, secondario, inutile. Quando peggiora e non risolve. O addirittura, è capro espiatorio fuorviante.

Gli esempi sarebbero tanti. L’economia va male, abbiamo lavori sempre più difficili, frustranti, mal pagati, precari, non esistono quasi più merito e carriera, siamo depressi e angosciati. 

Il lavoro che uccide

Ci guardiamo intorno, cosa c’è di diverso rispetto a qualche anno fa? Tanti stranieri in giro.

Ecco lì, colpa loro, ci portano via il lavoro, hanno tutti i privilegi (!!!), la maggior parte sono dei delinquenti, non si può più girare per strada, violentano le donne, rubano in casa…

Così, in modo assolutamente gonfiato e irrazionale, irresponsabilmente alimentato dai media asserviti, dall’ignoranza dilagante e da chi ha tutto l’interesse a deviare l’attenzione di un popolo ormai alle corde, facendo esplodere altrove la loro tensione, anziché sui veri bersagli, ecco preparati come un bel pacco dono il problema rom, il problema sicurezza, il problema immigrazione clandestina…

Quest’ultimo non è che non ci sia, e che non sia grave. Solo che andrebbe affrontato a monte, in modo organico dall’unione europea, e collegato, insieme con la crisi economica che ci ha ridotto così, con i veri problemi alla sorgente: il capitalismo ormai senza freni, lo sfruttamento del terzo mondo ridotto alla disperazione, lo sfruttamento interno di chi vuole solo mano d’opera clandestina o ricattabile o da pagare una miseria, i giri economici e le connivenze dietro il traffico umano…

No, dagli allo straniero: blocchiamoli, espelliamoli, arrestiamoli, rinchiudiamoli. E’ più semplice. Con le conseguenze sempre più terribili che stiamo sperimentando nella nostra ormai quasi ex-democrazia.

Volete un altro esempio? I rifiuti.

Ora, in famiglia siamo piuttosto anticonsumisti e parsimoniosi. Nella spesa e nello scrupoloso riciclaggio.

Ebbene, nonostante questo, e nonostante i nostri consumi in generale siano diminuiti più che aumentati negli ultimi tempi, la pattumiera dell’indifferenziato è continuamente piena, continuamente da svuotare.

Cosa vuol dire questo? Vuol dire semplicemente che, negli ultimi anni, gli imballi irrinunciabili sono in generale spaventosamente aumentati, e si tratta di materiali misti, sporchi, non riciclabili in generale.

Allora, come pensiamo di ridurre le cataste di rifiuti, di non volere giustamente malefici inceneritori, se non cominciamo da lì, dalla sorgente? Chiediamo a gran voce di ridurre questo inutile e devastante spreco, spreco per il portafoglio, spreco due volte per l’ambiente (come risorse in più e come smaltimento), con leggi e regolamenti precisi. Visto che la nostra buona volontà e attenzione spesso non basta (il mio caso, se mi credete in buona fede, lo dimostra) pretendiamo, ad esempio, di eliminare certe confezioni inutili; di eliminare, dove possibile, i materiali misti non separabili e di sostituire quelli non riciclabili con altri; di avere distributori di cibi, bevande e detersivi per poter prelevare con propri contenitori riutilizzabili solo le quantità che ci servono.

Senza grossi sacrifici per nessuno, anzi, minore spesa e più comodità. In tempi non lunghi come vogliono farci credere.

Solo un’azione di massa in questo senso, riduzione alla fonte, si dice proprio (alla sorgente del fiume!) abbinata ad altre, riciclo, trattamenti non combustivi, le renderà più facili. Altrimenti, avremo sempre il nostro bel cumulo di immondizia alla foce e il comitato, indicandocela, discuterà su dove costruire il prossimo tumorificio.

  Nonna belarda alias Milena De benedetti