![]() Baget Bozzo |
“Berlusconi, il Pdl, G Baget Bozzo “Il giornale” 24 giugno 2008 |
E menomale che è un prete
già noto per sciocchezze a dire di certe cose! Menomale che tra lui e la
concezione democratica di Giorgio Napolitano ci corre di più che tra
Terra e Marte. E menomale che un prete (ma don Sturzo e don Dossetti
erano di ben altra stoffa!), si spera, abbia altro di che fare che
straparlar di politica.
Ma la gravità di quanto
dice deve allarmare, soprattutto quando si ha il sospetto che le
mezzefigure parlino per bocca di chi, più in alto, non può o non vuole
parlare così chiaro
E vengono in mente gli
attacchi ai sindacati, organismi riconosciuti dalla famigerata
Costituzione-che-frenerebbe-i-sacri-istinti-di-un-popolo, la decimazione
della scuola pubblica, gli ammicchi alla privatizzazione dei trasporti
pubblici, il cheeck to cheeck tra An ed il Cocer: tutta roba di appena
due mesi!
Ma soprattutto allarma
una risposta netta dalla melassa di sinistra, tutta intenta a creare
fondazioni e correnti e che rimanda all’autunno un manifestare di piazza
non si sa bene ancora contro o per che cosa.
C’è da non credere, che
esista l’ineffabile dongiannipensiero e che gliela si lasci passare così
franca. Ci sarebbe di che ricavarne tanti temi di una rinascita
istantanea di una ribellione che supera etichette e sinistrismi e
investe tutti i cittadini non soltanto elettori, ma dotati di capacità
di riflessione.
Non è nemmeno pensabile
lasciar scontrollata l’attività di un Parlamento che, probabilmente, ha
risentito di un elettorato irritato (anche giustamente!) da ritardi ed
impotenze e che, come quando ci si stizzisce, forse ha detto parole
grosse.
Un Parlamento dove
sventolavano cappi, volavano sputi e si divorava mortadella dovrebbe
essere poco raccomandabile anche per un prete: altro che sovrano
reggente della cosa pubblica, svincolato dalla tutela pesante della più
bella Carta che esista al mondo e di quella Corte Costituzionale che,
ricordano gli anziani come me, faticò molto a decollare, proprio perché
se ne capiva l’importanza e l’altissima funzione. “Gendarme” sì, ad
evitare leggi di comodo, ad libitum principis come lo furono le non mai
dimenticate,per carica offensiva, Cirami-Cirielli. |
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“Dormitat aliquando
popolus?” Se è così, ma non credo davvero, riprendiamoci, ma subito, la
democrazia, perché nelle parole del gianni si nasconde un terremoti, un
bouleversement totale della dialettica politica.
E stiamo a discutere di
“comunismo”, di Bolognina, di post89, di inciuci, di 11 tesi di Tronti
(chi si risente! Il padre del ’68!) di ripartire da…! |
Ma questo è il punto:
difendere l’ordine delle istituzioni e impedire che si gridi ad una politica
plebea (e interessata)
Un cittadino elettore su
tre elettori ha, malgrado tutto, rinnovato la fiducia, e non era facile, ad un
programma di visione corretta delle funzioni dello stato; un programma persino
troppo ligio alle regole democratiche,in tempi di problemi gravissimi ed
addensati. Di qui, da questa fiducia ben radicata si deve ripartire per
difendere a gran voce, reclamare il corretto iter della formazione delle leggi e
le regole, verificate e sicure e che “legano” soltanto le incoerenze,quando non
le mascalzonate, scritte a chiarissime lettere nella Costituzione.
Non si mini alla base il rapporto, delicato ed il più possibile indipendente, tra potere legislativo e potere giudiziario che deve trovare il suo nesso di contatto nella figura del Ministro Guardasigilli (sarà un caso che il “popolo” legiferante in proprio ha scelto per quella carica un collaboratore strettissimo del primo ministro?)
I processi si devono
sempre e comunque fare: riguardino Gesù o Barabba: l’azione del magistrato sia
ineludibile e garantita!
Non si scherzi con
sospensioni, come si è purtroppo scherzato con l’indulto!
Solo potenziando la
magistratura, fornendole personale e mezzi, se ne garantisce il funzionamento,
imprescindibile e libero in uno stato di diritto come l’Italia è, e vuol
rimanere.
L’indipendenza del
magistrato è un portato anche della chiarezza (e non del caotico sovrapporsi di
leggi e leggine elettoralistiche!) del dettato dei Codici e di un iter
procedurale chiaro e spedito. Al magistrato più che al Parlamento spetta l’uso
responsabile di ogni mezzo per acclarare la verità, ivi comprese le
intercettazioni.
A proposito del numero de
“L’espresso” (che ho smesso di leggere da vent’anni!) oggi in edicola, due sono
gli scandali e non saprei quale più grave: la “fuga” (pagata o interessata!)
delle registrazioni dalla loro sede naturale ed inviolabile al pettegolezzo
chiassoso o la statura morale degli interessati a un osceno gossip.
Particolarmente se uno di loro è,per la terza volta, a furor di quel popolo
legislatore di cui dice il prete gianni, loquace presidente del consiglio.
Come è possibile
domandarci da dove ricominciare ad esistere politicamente,sotto quale ombrello
passato o futuro? C’è solo di che agire, di chiamare a raccolta con obiettivi
costituzionali, che sono di per sé quanto di più ideologico esista!
Chiamiamoci a raccolta!
Vediamo chi ci sta. E’ tempo!
Sergio
Giuliani