A Savona cattolici sulle barricate, il presidente della Provincia lascia: "Qui bisogna tornare all´antico e cercare gli elettori casa per casa"
 
Partito democratico, squilli di rivolta a ponente
LA REPUBBLICA

Il Pd? E´ già morto e io me vado. Non ha mezze misure Marco Bertolotto. Il presidente della Provincia di Savona, spara a zero su metodi e persone, e si ritrova a essere il leader del drappello di cattolici che hanno annunciato di volersi autospendere. L´elenco ufficiale dei dissidenti, pronti a essere i protagonisti della prima micro scissione del Pd in Italia non esiste ancora, «dateci tempo, ci siamo appena riuniti», precisa Bertolotto, sicuro di avere al suo fianco gente come il cattolico Antonello Tabò, sindaco di Albenga, Isabella Sorgini, della segreteria regionale, il capogruppo in Comune, il vice sindaco di Celle. Una delle tante scosse telluriche che stanno scuotendo il Pd. Andrea Orlando, responsabile nazionale dell´organizzazione per il Pd, non nasconde i problemi ma prova a guardare avanti. «Il partito attraversa una fase oggettivamente difficile per una somma di fattori. Veniamo da una sconfitta, ci ha colpito una vicenda come quella di Genova, si preparano alcune importanti scadenze amministrative, e il tutto accade mentre il partito è in una fase in cui il suo assetto non è ancora compiuto. Questo è il quadro, la prima cosa da fare è rafforzare la proposta politica sui temi concreti della Liguria».
Pd, la rivolta dei savonesi "Un partito nato morto"
 
Cattolici sulle barricate, il presidente della Provincia lascia
 
"Qui bisogna tornare all´antico, andare casa per casa a stanare gli elettori che hanno votato per il centrodestra, servono tempo e pazienza"
 
WANDA VALLI

Il Pd? E´ già morto e io me vado. Non ha mezze misure Marco Bertolotto, presidente della Provincia di Savona, un quarantenne di Toirano, terra di grotte nell´entroterra, dove è stato sindaco per due volte, uno che giura di essere stato un Pci-Pds-Ds e ora è uscito dal Pd, spara a zero su metodi e persone, e si ritrova a essere il leader del drappello di cattolici che hanno annunciato, l´altro giorno all´Assemblea provinciale, di volersi autospendere. Portavoce, l´assessore in provincia Carlo Scrivano, per ora l´unico. L´elenco ufficiale dei dissidenti, pronti a essere i protagonisti della prima micro scissione del Pd in Italia, invece, non esiste ancora, «dateci tempo, ci siamo appena riuniti», precisa Bertolotto, sicuro di avere al suo fianco gente come il cattolico Antonello Tabò, sindaco di Albenga, Isabella Sorgini, della segreteria regionale, il capogruppo del Pd in Comune, il vice sindaco di Celle. Insomma un brivido tellurico, nel Pd savonese, una scossa che il segretario provinciale, Giovanni Lunardon, per ora, minimizza e controlla. L´Assemblea, intanto, ha votato all´unanimità, compreso l´autosospeso Scrivano, l´ordine del giorno. Stabilisce due punti: 1) no a candidature calate dall´ alto per le provinciali del 2009, 2) chiarezza sulle alleanze. Perché la bugna che è scoppiata, parte proprio da qui: le elezioni, le candidature. Il presidente voleva un sì al suo secondo mandato entro fine maggio, non l´ha avuto. Dice Lunardon: «Nessuno ha espresso giudizi negativi su di lui, ma prima valutiamo le alleanze intorno al Pd- Idv, per vincere dobbiamo confrontarci con la sinistra e con il centro, capire la questione socialista, pensiamo anche una lista civica di sostegno». Sulle alleanze il clima si fa torrido, visto che Bertolotto ha chiamato in Provincia a discutere quelli della Lega che pattugliano la città con le ronde. Senza contare il piano regolatore da 500 milioni di euro, soldi pubblici e privati, con la sinistra estrema alleata in sia in Comune che Provincia, pronta a dar battaglia. E poi ci sono i dati: alle ultime politiche il Pdl ha preso il 48 per cento, Pd con Idv il 38, fanno 18.000 voti da recuperare. Bertolotto: «a qualcuno sembra una questione così, da ridere, da decidere al partito? non scherziamo, bisogna andare casa per casa, stanare gli elettori del centro destra e ci vuole tempo e pazienza». Perché ha scelto di andar via? «Il Pd ha sbagliato tutto, ha fatto una proposta che non ha sfondato, e allora bisogna essere realistici, mettere subito in pista il candidato, L´ho detto e che cosa mi hanno risposto? no, prima gli apparati, ma quando ti prepari a elezioni non puoi far catenaccio devi attaccare, e poi c´è l´incapacità di gente come Lunardon e Tullo, l´uomo più invisibile del mondo». Così se n´è andato lei, «per forza, il Pd è morto, i cattolici non c´entrano niente, il Pd perderà le provinciali e poi le comunali qui a Savona, e Savona farà perdere le regionali». Bertolotto difende l´incontro con la Lega: «quali ronde, è gente che la sera gira con un telefono e avverte se c´è qualcosa che non va. La sinistra? sono stato il primo a averla in giunta, però c´è un risultato elettorale, non possiamo non tenerne conto». Così lui pensa a altro. Al centrodestra no, se mai a candidarsi con una lista civica: «può essere un´idea creare un soggetto politico vero che parli con il territorio». Ma se il Pd la ricandidasse? «Non ci sto, loro non sono in grado di fare una proposta».