Il Pd? E´ già morto e io me vado. Non ha mezze misure
Marco Bertolotto, presidente della Provincia di Savona, un quarantenne
di Toirano, terra di grotte nell´entroterra, dove è stato sindaco per
due volte, uno che giura di essere stato un Pci-Pds-Ds e ora è uscito
dal Pd, spara a zero su metodi e persone, e si ritrova a essere il
leader del drappello di cattolici che hanno annunciato, l´altro giorno
all´Assemblea provinciale, di volersi autospendere. Portavoce,
l´assessore in provincia Carlo Scrivano, per ora l´unico. L´elenco
ufficiale dei dissidenti, pronti a essere i protagonisti della prima
micro scissione del Pd in Italia, invece, non esiste ancora, «dateci
tempo, ci siamo appena riuniti», precisa Bertolotto, sicuro di avere al
suo fianco gente come il cattolico Antonello Tabò, sindaco di Albenga,
Isabella Sorgini, della segreteria regionale, il capogruppo del Pd in
Comune, il vice sindaco di Celle. Insomma un brivido tellurico, nel Pd
savonese, una scossa che il segretario provinciale, Giovanni Lunardon,
per ora, minimizza e controlla. L´Assemblea, intanto, ha votato
all´unanimità, compreso l´autosospeso Scrivano, l´ordine del giorno.
Stabilisce due punti: 1) no a candidature calate dall´ alto per le
provinciali del 2009, 2) chiarezza sulle alleanze. Perché la bugna che è
scoppiata, parte proprio da qui: le elezioni, le candidature. Il
presidente voleva un sì al suo secondo mandato entro fine maggio, non
l´ha avuto. Dice Lunardon: «Nessuno ha espresso giudizi negativi su di
lui, ma prima valutiamo le alleanze intorno al Pd- Idv, per vincere
dobbiamo confrontarci con la sinistra e con il centro, capire la
questione socialista, pensiamo anche una lista civica di sostegno».
Sulle alleanze il clima si fa torrido, visto che Bertolotto ha chiamato
in Provincia a discutere quelli della Lega che pattugliano la città con
le ronde. Senza contare il piano regolatore da 500 milioni di euro,
soldi pubblici e privati, con la sinistra estrema alleata in sia in
Comune che Provincia, pronta a dar battaglia. E poi ci sono i dati: alle
ultime politiche il Pdl ha preso il 48 per cento, Pd con Idv il 38,
fanno 18.000 voti da recuperare. Bertolotto: «a qualcuno sembra una
questione così, da ridere, da decidere al partito? non scherziamo,
bisogna andare casa per casa, stanare gli elettori del centro destra e
ci vuole tempo e pazienza». Perché ha scelto di andar via? «Il Pd ha
sbagliato tutto, ha fatto una proposta che non ha sfondato, e allora
bisogna essere realistici, mettere subito in pista il candidato, L´ho
detto e che cosa mi hanno risposto? no, prima gli apparati, ma quando ti
prepari a elezioni non puoi far catenaccio devi attaccare, e poi c´è
l´incapacità di gente come Lunardon e Tullo, l´uomo più invisibile del
mondo». Così se n´è andato lei, «per forza, il Pd è morto, i cattolici
non c´entrano niente, il Pd perderà le provinciali e poi le comunali qui
a Savona, e Savona farà perdere le regionali». Bertolotto difende
l´incontro con la Lega: «quali ronde, è gente che la sera gira con un
telefono e avverte se c´è qualcosa che non va. La sinistra? sono stato
il primo a averla in giunta, però c´è un risultato elettorale, non
possiamo non tenerne conto». Così lui pensa a altro. Al centrodestra no,
se mai a candidarsi con una lista civica: «può essere un´idea creare un
soggetto politico vero che parli con il territorio». Ma se il Pd la
ricandidasse? «Non ci sto, loro non sono in grado di fare una proposta».
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