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Adolescenti

Margherita Pira


             Del Gaudio  alla Ubik

Giovedì 12 sono andata ad assistere alla presentazione del libro “Adolescenti” del giudice Michele Del Gaudio. Era presente l’autore.

Sono andata per vari motivi: la fama, pur se in un altro campo, dell’autore, l’argomento trattato che, anche per motivi professionali, mi ha sempre interessato e poi perché la presentazione sulla stampa locale era stimolante.

Il pubblico era formato esattamente dalle persone che immaginavo di trovare e quindi tutto a posto.

Il giudice ha iniziato con una dichiarazione d’affetto, sempre gradita, per la nostra città e ha continuato con una rapida biografia spirituale in cui spiegava come la decisione di abbandonare la politica e la magistratura fosse stata per lui una scelta dopo la nascita del figlio e la consapevolezza di una nuova responsabilità derivante dalla accettazione di una paternità consapevole.

Molto bello. Se tutti gli uomini avessero una tale consapevolezza effettivamente i rapporti familiari funzionerebbe meglio.

Quando però l’autore è entrato nello specifico sono rimasta esterrefatta.

Mi ha colpito in particolare il tono da predicatore missionario che in tutte le occasioni mi ha sempre infastidita.

Il libro, che non ho letto e non comprerò, parlava di una esperienza didattica di collaborazione tra insegnanti, genitori e l’autore stesso svolta in modo proficuo in un liceo di Torre Annunziata.

Attraverso l’uso degli sms, della posta elettronica, di incontri e di collaborazioni orali e scritte i ragazzi, forse anche i genitori, avevano preso coscienza del valore della legalità e della giustizia.

In un ambiente degradato come quello campano non è poco.

Il giudice ha parlato anche del fenomeno del vandalismo e del bullismo così diffusi ora tra gli adolescenti e ha detto che sono troppo spesso una mal espressa richiesta di aiuto che non bisogna punire, ma comprendere.

Anche su questo si può concordare anche se ponendo dei limiti.

Ancora una cosa mi ha trovata consenziente, quando cioè l’autore ha parlato del fatto che certi docenti non hanno mai studiato né pedagogia né psicologia e, pur se hanno una conoscenza profonda della loro materia , non sono in grado di comunicarla.

Da sempre noi docenti abbiamo detto che l’antico meccanismo dei concorsi ( che ormai da almeno parecchi anni non si fanno più ) era del tutto inadatto a reclutare gli insegnanti.

Si è cercato di porre rimedio a questo con la creazione della SIS, ma non so quali ne siano i risultati 


la libreria ubik a Savona

D’accordo anche sul fatto che il mondo esterno debba entrare nella scuola con tutto il suo carico di attualità e di stimolo.

Io con altri colleghi lo dicevo già negli anni sessanta quando un’idea del genere suonava come una bestemmia.

Quando però il giudice parlava mi tornava in mente un articolo letto sulla prima pagina del quotidiano “la Repubblica” proprio giovedì 12 dal titolo “Il povero mestiere di prof a 1500 euro”.

L’articolo continuava nelle pagine interne con un altro dal titolo “prof a scuola per 1500 euro senza rispetto e dignità”

La realtà purtroppo è questa.

Non so in quale ambiente il giudice abbia svolto la sua esperienza, l’articolo si riferiva alla realtà di Brescia, quindi in un ambiente almeno teoricamente meno degradato.

Una delle proteste più sentite dei vari insegnanti intervistati era quella riferita proprio ai genitori i quali non partecipano ai colloqui e, quando lo fanno, agiscono solo per difendere i propri figli giudicati troppo al ribasso dal prof che non ne capisce il valore.

La scuola , in particolare quella superiore, ha anche il compito di dare delle competenze specifiche per i giovani che entreranno nel mondo attivo con delle funzioni di  professionalità avanzata.

Dai limiti cronologici della adolescenza, dal giudice stesso indicati circa tra gli 11 e i 18 anni, si tratta proprio di questa fascia di scuola. Non a caso l’esperimento è stato fatto un liceo scientifico.

La scuola si dibatte tra problemi reali di classi sovraffollate, di accorpamenti, di rotazioni di insegnanti nella perenne lotta per le graduatorie , di precari che non sanno se e dove potranno lavorare l’anno successivo.

A questi poveracci come si può richiedere di partecipare ad un ‘esperienza, anche lodevole, come quella del giudice Del Gaudio?

Il mestiere del prof non è una missione e non può essere intesa come tale. Io ho insegnato per quaranta anni e mi sono sempre sentita un’onesta artigiana che assolveva al suo impegno con serietà e anche con gioia (pochi lavori sono gratificanti come quello dell’insegnante), ma nulla di più.

Poi ho pensato ai genitori del nostro periodo che, lavorando in due per necessità economiche, non sempre hanno a disposizione il tempo e la calma necessari per seguire lo sviluppo intellettuale dei figli.

Non ho potuto fare a meno di pensare che il giudice si è permesso questa stupenda scelta perché, suppongo, percepisce la pensione da ex magistrato e da ex parlamentare

Ben vengano i genitori responsabili e collaborativi come il giudice Del Gaudio, giusto che il mondo irrompa vitale nelle aule chiuse delle scuole - molte anche qui a Savona lo fanno già -, altrettanto giusti gli esperimenti innovativi, ma magari pensiamo anche a quei poveri prof. e quei poveri genitori che menano una vita grama.

 Margherita Pira