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CHIEDIAMO CON FORZA CHE USINO LA TESTA !

Antonia Briuglia


Vado Ligure come potrebbe diventare

 Ormai si sostiene ovunque che lo sviluppo, i posti di lavoro, la crescita economica di un Paese, non possa passare sopra valori irrinunciabili, come la SALUTE DEI CITTADINI, la tutela del futuro dei nostri bambini: il PROGRESSO vero e proprio.

I progetti architettonici e industriali sono accompagnati sempre più spesso dall’appellativo: ecocompatibile

 Questo “espediente”, ormai abusato anche da chi l’eco compatibilità sa di doverla sfruttare solo a termini di legge, deve poter rendere digeribile anche il progetto più aberrante e dannoso al territorio stesso.(vedi: la Piattaforma)

Insomma un disastro ma certificato

Non esiste progresso in una Nazione che rinuncia al diritto alla salute, che maschera e nasconde dati e veri pericoli per avvallare future scelte progettuali.

Che maschera o nasconde dati ambientali, per giustificare la mancanza di decisioni coraggiose, necessarie a dare un primo segnale sulla presa di coscienza di situazioni preoccupanti che oncoematologi ed epidemiologi continuano a denunciare pubblicamente con decisione.

 

A SAVONA

 

Questo sta accadendo proprio a Savona dove, come ribadito venerdì al Teatro Nuovo di Valleggia, il territorio è tra i più colpiti dall’inquinamento atmosferico a causa delle emissioni della Centrale Termoelettrica a Carbone di Vado Ligure, i cui effetti sulla popolazione sono dati ufficiali e conosciuti dal 1988.

Dati terrificanti sulla situazione epidemiologica del savonese, documentati in correlazione all’esistenza sul territorio della Centrale che inquina tutta una Provincia, ma che si pensa paradossalmente di potenziare.

Potenziare, senza che gli Enti locali, la Provincia e la Regione, abbiano elaborato e confrontato i loro dati, rilevati dalle loro centraline poste, in modo poco efficace, sul territorio.

Le polveri sottili, come le PM10, misurate inutilmente dalla Provincia solo dal 2006 e mai elaborate; le polveri ancor più sottili come le PM2,5, le più insidiose e pericolose, mai prese in considerazione e mai monitorate.

Intanto si lascia che la ” Tirreno Power” progetti, indisturbata, un’ulteriore potenziamento, tradendo un atteggiamento di collusione a dir poco criminale.



DIARIO DI UNA PANDEMIA

 

Non sono “parolone” usate per impressionare, ma chi partecipa ad incontri come quelli promossi da “Uniti per la salute” , dove la dott.ssa Gentilini, oncoematologa, ci illustra i dati relativi non solo ai tumori, ma anche a gravi patologie e malformazioni su feti e bambini, ne esce con una sensazione di rabbia e di impotenza.

Una rabbia che non può certo placarsi, con un sacrosanto esposto alla Procura della Repubblica per l’evidente mancanza di tutele sanitarie da parte degli Enti preposti a farlo; una rabbia che aumenta quando si percepisce la sudditanza delle Amministrazioni che avrebbero il diritto-dovere di ribellarsi e di impedire questa “PANDEMIA SILENZIOSA”.

Le morti per cause ambientali sono lente e le generazioni future non ci ringrazieranno certo per le scelte dissennate che stiamo compiendo.

Eppure si prosegue senza pietà, si pensa a un eventuale incenerimento di rifiuti, senza tener conto che i dati sulle diossine si legano sempre più chiaramente a patologie già presenti sulla popolazione adulta, ma ancor peggio infantile.

Scorie, ceneri, polveri agiscono in maniera esponenziale sul feto che riceve ancor prima di nascere, un terribile “bagaglio”.

Per questa emergenza sociale nel Savonese, dobbiamo tutti fare qualcosa!

 

L’allarme lanciato dalle associazioni, non di “beceri ambientalisti” e  supportate da medici di alto valore, come il dott. Franceschi, ci deve indurre a fare ognuno la propria parte.

 Dobbiamo chiedere a gran voce, che l’allarme sia recepito da un sempre maggior numero di Amministrazioni, di politici e dall’Azienda Sanitaria Locale che deve operare di conseguenza.

Non si conosce, infatti, una Ricerca Ufficiale sull’incidenza tumorale nei diversi territori della Provincia che potrebbe dare chiari elementi di riflessione.

Non si conoscono, ancor di più, i dati relativi a malformazioni congenite, a diverse patologie  presenti sulla popolazione infantile savonese.

E’ chiaro, ormai da qualche tempo, che la medicina sta lavorando perché tutto possa diventare cronico e, quindi, opportunamente trattato, ci si possa convivere tutta la vita: il cancro, il diabete, l’endometriosi, le patologie neurologiche e tiroidee e molte altre affezioni che ci siamo rassegnati ad affrontare, sono diventate male comune.

Un’inevitabile maledizione che abbiamo messo in conto, in cambio di cosa? A beneficio di chi?

Non può e non deve, invece, diventare cronica la “deficienza”, termine utilizzato in modo appropriato dall’oncoematologa, di chi sbaglia e continua a sbagliare.

Di chi impoverisce una popolazione, non solo sotto l’aspetto economico, ma soprattutto in termini di qualità della vita umana.

 

SPERANZE E UTOPIE

 

- Sarebbe un’utopia sperare che i medici della nostra ASL si    facessero contagiare dall’operato dei loro colleghi, che si battono da tempo perché la conoscenza sia alla portata di tutti?

- Sarebbe forse un’utopia sperare che tutti i medici eletti nelle varie liste elettorali e sparsi nelle Amministrazioni, tra cui alcuni Sindaci, si ricordassero di essere prima medici e poi politici, e si adoperassero per invertire il corso delle “cose”, cogliendo l’occasione per nobilitare, in modo concreto, l’aspetto deontologico della loro professione?

- Sarebbe un’utopia chiedere che le convinzioni politiche dell’individuo possano diventare una ricchezza per altri, anche quando questo è chiamato a governare e che non siano barattate con opportunismi di carriera politica?

 

Se lo Zingarelli ci indica con il termine UTOPIA ” un modello immaginario di governo o di società ideale”, spesso irrealizzabile, è pur vero che su diverse utopie è cresciuta la società ed è migliorata: la storia insegna.

                                        

                                          ANTONIA BRIUGLIA