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DA IL MENSILE "IL LETIMBRO" reperibile presso LA LIBRERIA PAOLINE, LA CURIA E LE PARROCCHIE

Incontro col giornalista Luciano Corrado, penna graffiante di "Trucioli" e "Uominiliberi", i due siti internet locali più intriganti

           
   I fustigatori on  line dei fatti  e misfatti savonesi

" Non facciamo nè pettegolezzo nè diffamazione, ma portiamo alla luce quei retroscena che spesso vengono censurati"

Interessanti, originali, satirici, divertenti, un po' irriverenti: così si presentano gli articoli di "Uomini liberi" e "Trucioli", "semi giornali on li­ne", come li definisce Luciano Corrado, ex giornalista de "Il Secolo XIX", oggi in pensione che, dietro le quinte, li dirige e li coordina, con l'apporto di altri collaboratori, alcuni dei quali anonimi. Chi è abbonato gratuitamente al blog, con regolarità, riceve notizie sui fatti attuali, correlate di commenti spesso spregiudicati e di indagini che portano alla luce vicende ed elementi ignoti.
"Uomini Liberi" e "Trucioli" sono cugini senz'altro di primo grado.
 Il primo è nato alcuni anni fa dall'iniziativa di Antonio Signorile, che si definisce "un qualunque cittadino", con molte amicizie nel mondo politico, ora completamente perse a causa dell'impegno profuso nell'e-sprimere opinioni ultracritiche su questo sito. "Avevo letto il blog di Claudio Sabelli Fioretti, giornalista e scrittore, che spiegava come si costruiva un blog e nel 2003 mi sono cimentato in questa impresa", afferma Signorile. "Più tardi è nato 'Trucioli', che ha come co-fondato­ri Patrizia Turchi e Franco Astengo, i quali poi ne sono usciti. Su questo blog tutti gli autori firmano i loro articoli". Su 'Uomini Liberi' scrivono personaggi qualificati come Sergio Giuliani, Gloria Bardi, Maria Pira e altri che rimangono nell'anonimato.
In questa intervista con Luciano Corrado, "Il Letimbro" cerca di approfondire le finalità che si propone chi scrive su questi mezzi di comunicazione on line e anche di chi li legge.

 Cominciamo da "Uomini Liberi". Quali sono le sue caratteristiche e il messaggio che vuole inviare?

"Uomini Liberi è un contenitore aggiornato di notizie, che si avvale della collaborazione di alcuni personaggi savonesi, che, in passato, hanno ricoperto ruoli istituzionali, i quali non provengono da ideologie di destra o di sinistra, ma da idee cattoliche e non hanno mai assunto posizioni integraliste. Esprimono ciò che pensano con moderazione, ma anche con la franchezza del 'diciamoci tutto', che manca negli organi di informazione locale.
Di chi riveste cariche pubbliche si parla sempre con autocensura, che ha indotto i quotidiani a dimezzare il numero delle copie vendute. 'Il Secolo XIX' vendeva diciassette mila copie al giorno, adesso ne vende circa otto-novemila.
'Uomini Liberi' non è il blog degli scoop e dei pettegolezzi, ma di approfondimento per i lettori. E' una palestra di opinioni e non di diffamazione. Chi ha comin­ciato a scrivere su 'Uomini Liberi' si è mosso con autonomia e libertà".
"Uomini Liberi" si può definire satirico o la definizione è troppo tenera?

Uomini Liberi è satirico e sarcastico".


Le visite al sito sono tante. Perché? La gente che tipo di comunicazione cerca?


"Le visite sono salite molto ultimamente. La gente vuole conoscere senza scadere nel pet­tegolezzo e noi gliene diamo la possibilità, perciò ci segue con interesse".

"Trucioli" è molto diverso da "Uomini Liberi"?"

La mia collaborazione a 'Trucioli' è cominciata l'anno scorso. Per scrivere mi avvalgo di un ar­chivio personale accumulato in trentacinque anni di attività giornalistica. Ho una documenta­zione precisa sugli eventi della città e sui personaggi che hanno svolto ruoli importanti: ci sono articoli, circa quarantamila fotografie, comunicati, sei/ settecentomila ritagli di giornali, verbali di tribunali.
 All'inizio esprimevamo solo opinioni, adesso scriviamo anche notizie ed approfondimenti. Abbiamo introdotto queste novità di fondo, cominciando con la 'Teardo Story', una ricostruzione dello scandalo Teardo, che ha coinvolto, dal 1983, molti personaggi con ruoli chiave nell'ambito amministrativo".

Questa ricostruzione, giunta alla ventiseiesima puntata, sembra molto complessa oltre che dettagliata. Lei la definisce "la storia di un ciclone mai dimenticato", da cui fa emergere "nomi che non avete mai letto". Non le ha procurato almeno critiche accese?


"Quando seguii il caso Teardo, che è stato uno dei momenti più bui della storia savonese, perché ha inquinato la vita pubblica, ricevetti trentasette querele e tanti esposti, che non hanno mai avuto seguito. Adesso, sulla Teardo story, nessuno ha smentito qualunque mia affermazione".


Quale linea conduttrice segue nel costruire "Trucioli"?


"Ci muoviamo su tre filoni, che sono: le problematiche del lavoro, la legalità e la povertà. Il primo è molto importante: io sono stato testimone della chiusura di molte fabbriche e mi sono sem­pre domandato che cosa sia stato offerto al loro posto. Se la risposta è il turismo, mi chiedo perché gli alberghi siano passati, nella nostra provincia, da millesettecento a settecento, con una perdita di settemila posti di lavoro. Nessuna catena nazionale ed internazionale ha investito in un albergo situato nel nostro territorio, perché abbiamo sbaglia­to politica. Bisogna rilanciare l'agricoltura, ma la zona agricola di Ceriale diminuisce. Il piccolo artigianato non ha assorbito i posti di lavoro; s'è puntato sull'edilizia e sulle seconde case, che, a lungo termine, non forniscono certo i risultati che dà la fabbrica, che continua a produrre. Con trecentottantamila seconde case, il nostro turismo è da seconda casa, non da albergo.
 Ci interessa sviluppare il filone della legalità perché, se questa non c'è, la società fallisce. Oggi centinaia di migliaia di persone lavorano in nero, soprattutto extracomunitari e il futuro dei giovani è incerto. In queste realtà bisogna indagare in modo più approfondito di quanto facciano i giornali, i quali non descrivono ciò che accade se non quando l'ispettorato del lavoro fornisce i dati ufficiali. Della povertà tutti i media parlano, ma nessuno approfondisce e racconta come si vive con cinquecento euro al mese. Spacciandomi per un immigrato, un giorno mi sono fermato per parecchio tempo in piazza del Popolo e ho scoperto che solo tre fra tutti i presenti erano assunti regolarmente. A chi lavora nel settore dell'edilizia adesso, per aggirare le leggi, si chiede di iscriversi all'albo degli artigiani".

Lei si definisce un giornalista non di potere. Che cos'è, secondo lei, il potere? Come lo vivono i potenti e quelli che ne sono lontani? Se ne può fare a meno?

"Il potere è riuscire a esercitare un'azione concreta negli enti statali e con personaggi pubblici, cioè sbrigare una faccenda con una telefonata. E' arrivare nei gangli della vita sociale finanziaria, in quella, cioè, che conta. Il cittadino medio vede il potere come qualcosa a cui deve sottoporsi, senza il quale non ha alcunché.
La raccomandazione è attualmente la prima funzione sociale, indispensabile anche per l'assunzione in un supermercato, non solo nell'ente pubblico. Una società con giusti principi può fare a meno di un potere configurato così. L'esempio ce lo fornisce il mondo scandinavo, che non è privo di difetti, ma non ha questa mentalità".


Perché lei, che oggi è in pen­sione, dedica tempo ed energia a questa attività non retribuita?

"Sono idealista, non politicizzato; ciò mi ha sempre permesso di agire a favore dei più deboli, senza tornaconto. Provengo da una famiglia di pastori, conosco la miseria, anche se oggi sono diventato un medio-borghese.
Attraverso questi blog, con il racconto di tante realtà scomode, spero che possa veramente giungere un aiuto, e non solo una protesta, a lottare per una società più giusta".

Eliana Biagini