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I miei ricordi dell’ ITIS

Margherita Pira


Il giornalista Marcello Zinola

Venerdì 23 sono stati inaugurati il  museo e la mostra sui laboratori di quella che con felice espressione il giornalista Marcello Zinola, ex nero -verde , ha definito “la scuola – liceo dell’industria savonese.”

Io ho fatto parte per troppo tempo parte della “grande famiglia dell’ ITIS” per poter passare sotto silenzio il settantesimo compleanno dell’ Istituto ( ai miei tempi non occorreva altra precisazione per indicare il Galileo Ferraris ).

Sono stata catapultata giovanissima all’ ITIS.

Mi ero laureata l’anno precedente e , dopo un tranquillo inizio di carriera nella Scuola Media di Millesimo in una prima femminile, avendo nel frattempo conseguita l’abilitazione all’insegnamento, sono sta catapultata nel capoluogo proprio all’ ITIS, una scuola tutta al maschile.

Mi venne affidata una quinta e alcuni allievi ripetenti, avevano la mia stessa età.

Lo ammetto: avevo una gran paura.

Mi chiedevo “Cosa farò io così inesperta, in un istituto tutto al maschile dove sicuramente gli allievi potranno scherzare su di me a loro piacimento?”

Quando sono entrata in Istituto,ho trovato un ambiente che mi ha sorpreso.

Perfetto. Qualcosa di inimmaginabile nelle scuole di oggi.

Sembrava una caserma. Una disciplina rigidissima.

Il capoclasse al mio ingresso, ha dato l’attenti e tutti i ragazzi si sono alzati in atto di rispetto.

Non erano delle belve scatenate come mi aspettavo, ma dei giovani correttissimi, pur sempre allievi pronti a scherzare sull’insegnante, ma disponibilissimi ad imparare e a far la loro buona figura.

Qualcosa mi ha detto subito che non sarei più andata via di lì e così è stato.

Ho vinto anche il concorso per la sezione classica, ma ho rifiutato di trasferirmi.

Qui doveva svolgersi il mio iter di insegnante che credeva nel suo lavoro.

All’inizio non è stato facile.

Un po’ per la mia inesperienza e un po’ per l’assoluto antifemminismo non tanto dei ragazzi, quanto dei colleghi.

Quante volte mi sono sentita dire “Cosa vengono a fare le donne ad elettrotecnica?”

Oppure “Cosa serve la letteratura qui? Basta che i ragazzi sappiano leggere e scrivere una relazione tecnica senza troppi errori e non occorre altro.”

Ma io sapevo che non era vero.

Che nel cuore degli allievi c’era posto per un vero umanesimo.

Erano i tempi della famosa formula gramsciana dell’intellettuale = tecnico più politico. E io e tutti i miei colleghi ci credevamo.

E abbiamo vinto noi.

L’ ITIS è diventato il vero cuore pulsante dell’intellettualità savonese.

L’ ITIS, primo in tutta Savona, ha creato una compagnia teatrale e ha messo in scena uno spettacolo per allora all’avanguardia intitolato “Creiamo l’uomo nuovo”.

Abbiamo pensato davvero di poter creare l’uomo nuovo di una società  che, attraverso una vera palingenesi, riuscisse a creare qualcosa di più rispondente alle nostre esigenze di pace, di giustizia, di identità veramente umana.

Quante lotte assieme ai ragazzi! Ricordo una volta nei primi anni settanta in cui mi sono trovata a contendere un ragazzo in protesta alla polizia.

Io tiravo da una parte, il poliziotto dall’altra e il ragazzo in mezzo strillava come un’aquila “Maledetto sbirro tu mi imprigioni, mentre mio padre si fa un culo così per tirare avanti. Prof. mi liberi dallo sbirro!”

L’ho spuntata io, ma solo per l’intervento di un parlamentare socialista, di cui ho dimenticato il nome, che ha garantito per me e per il ragazzo.

 Sono tempi passati e le realtà sono cambiate.

Non si crede più nella possibilità di cambiare il mondo, o almeno di cambiarlo in meglio.

Tuttavia lo spirito dell’ ITIS è sempre quello.

Laboratori sempre all’avanguardia, una scuola che si evolve seguendo la società  e le sue esigenze , ma i vecchi laboratori con le vecchie ( a quei tempi all’avanguardia  ) attrezzature se guardi bene sono rimaste le stesse.

Ci sono, naturalmente, apparecchi di ultima generazione, ma in fondo se li cerchi bene, ci sono anche i vecchi attrezzi sempre ben curati da tecnici che li amano perché sono parte integrante dell’ ITIS.

Ecco il museo e la mostra di archeologia industriale servono proprio a questo:a ricordare che l’uomo è sempre il padrone della macchina che lui stesso ha creato e con la sua umanità, i suoi ideali e, perché no, i suoi sogni, nonostante le forze avverse, può veramente creare l’uomo nuovo.

Grazie ITIS di quello che mi hai dato e di quello che hai dato a tanti.

Te lo dice una vecchia insegnante che non ti potrà mai dimenticare perché, giustamente “Chi è stato nero – verde, lo resta per tutta la vita.”

 Margherita Pira