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Più diossina per tutti

Intanto a Savona non si sono trovati i soldi per avviare la differenziata porta a porta

Nonna Abelarda
Milena De BenedettiMilena De Benedetti alias Nonna Abelarda

Mi scuso con i truciolanti, se ho saltato un giro.

Non è che non abbia temi su cui dibattere e dibattermi, anzi, ne avrei troppi, locali e nazionali, e per ciascuno mi si affaccerebbero una serie interminabile di argomenti e considerazioni, alle dita pistolanti sulla tastiera e alle scarse meningi. La foga mi sommergerebbe, mi ingolferebbe la scrittura come un motore mal carburato.

Ecco come mi sento. E mentre tossicchio sputando benzina penso che non c’è niente di peggio che prevedere problemi e guai, accorgersi che non si viene ascoltati o comunque si è in pochi, troppo pochi a denunciarli, e poi vederli puntualmente accadere, avverarsi, uno per uno, precisi nelle cause, nell’evolversi come nelle conseguenze nefaste, e non poter farci proprio niente. Una sensazione che ultimamente in Italia credo provino in tanti, anche solo chi fa il confronto fra le informazioni in rete e quelle dei media tradizionali.

 Va be’, in qualche caso potrei avere la testimonianza, citare qualche vecchio articolo su Trucioli, qualche commento su vari blog, a conferma della mia facile preveggenza. Scarsa consolazione da Cassandra de noantri.

 In altri casi, scorrendo vecchi scritti, potrei invece constatare, amarezza ancor maggiore, che ero stata fin troppo ottimista e ingenua.

 Lascerò dunque perdere tutto quanto mi ingolfa: soprattutto la politica italiana e lo stato disastroso di ignoranza del nostro paese, quello sì, terrificante, perché i politici si possono cambiare, l’economia si può raddrizzare, ma l’ignoranza riesce a perpetuare nel tempo e peggiorare e amplificare i problemi, fa delirare le persone, ottunde le capacità di scelta e ragionamento, manda a spasso logica e buon senso, è l’humus dei peggiori regimi.

 Tornerò a dove mi ero interrotta, al dibattito Grillo – Veronesi...LEGGI...

Ci sono novità, come può constatare chiunque vada a leggerle al sito:http://www.beppegrillo.it/2008/05/una_lettera_di_2.html#comments


Il professor Veronesi

Il professor Veronesi, con un gesto signorile e conciliante, anziché querelare o minacciare Grillo per gli insulti ricevuti gli ha inviato una lettera, dicendosi offeso e rivendicando i suoi molti e giusti meriti nella ricerca contro il cancro, meriti che, peraltro, nessuno, neppure Grillo intendeva togliergli. 

Il professore ribadisce che come Grillo ha i suoi esperti contrari all’incenerimento, anche lui, a suo tempo, quando era ministro, aveva personalità scientifiche che al contrario lo rassicuravano in proposito. Peraltro, non fa i nomi e rimane sul generico.

Ah, tra l’altro, scusate se mi bullo con la mia succitata preveggenza, ma nello scorso Trucioli,  a proposito della frase incriminata dell’intervista da Fazio, “rischi zero”, protestavo:

“Persino il più accanito difensore dell’incenerimento direbbe che sono trascurabili rispetto ad altre fonti di inquinamento,”

 E neanche mi avesse letta ed ascoltata (cosa che pur nella mia megalomania non credo proprio) il professore ora parla appunto di “rischi trascurabili”. Significativa comunque, no, la correzione del tiro?

Infine chiede rispetto per le sue opinioni come lui rispetta quelle di Grillo. Al che il buon Beppe, entusiasta, propone subito un dibattito in rete fra i “suoi” esperti (Pallante, Connet, la dott.ssa Gentilini, quella di Medici per l’Ambiente che citavo l’altra volta) e i non meglio identificati esperti termo-fan di parte Veronesi.

A dimostrazione che Grillo non rifugge affatto il confronto e non è che protesti e insulti solo, ma ha anche documentazione concreta e proposte.

Vedremo se avrà risposta.

 Eccola

GENOVA (23 maggio) - «Non mi interessa, non replico alla proposta di

incontro di Beppe Grillo », così il professor Umberto Veronesi, oggi a

Genova per un convegno europeo di oncologia, ha risposto ai cronisti che lo

hanno interrogato sulla richiesta di un confronto pubblico sugli effetti

degli inceneritori sull'uomo fatta dal comico sul suo blog. Il neoletto

senatore del Pd, accusato da Beppe Grillo per le sue posizioni a favore

degli inceneritori e per i finanziamenti ricevuti dalla sua fondazione da

parte di un'azienda francese produttrice di termovalorizzatori, il 14 maggio

scorso aveva inviato una lettera a Grillo invitandolo «sospendere gli

insulti e ripristinare un clima di dibattito civile».

 Intanto, a ribadire che non si fanno solo chiacchiere e che non esiste la fantomatica figura del fanatico irresponsabile emotivo ambientalista, ma solo il cittadino preoccupato che cerca pareri e informazioni, riporto i dati di cui parlavo l’altra volta e alcune precisazioni.  


il prof. Federico Valerio
Come spiega il prof. Federico Valerio (un altro di quei  “fanatici” scienziati grillisti …), l'ing. Mario Grosso e altri suoi colleghi del Politecnico di Milano, su Chemosphere, pubblicato nel 2007 ( volume 67, pagine s118-s124) in uno studio campione su inceneritori  rappresentativi dei  più moderni ed efficienti operanti in Europa (lo stato dell'arte),  hanno misurato che per ogni tonnellata di  rifiuto urbano incenerito, si rilasciano nell'ambiente circa 45 microgrammi di diossine.

Rischio “trascurabile”?  La maggior parte si trovano nelle cosiddette polveri volanti (24 microgrammi ), e vengono trattenute dagli efficienti sistemi di smaltimento fumi. E meno male.
Ma anche nei fumi più “puliti” rimangono circa
5 microgrammi per ogni tonnellata di rifiuti urbani incenerita. Direttamente nell’aria. E va be’. Ma non e’ tutto.

Infatti  rimangono le ceneri pesanti, e i fanghi prodotti dai sistemi di depurazione dei fumi. Perché mica vi illudete che sparisca, eh, la diossina che non va nell’aria! Da qualche parte dobbiamo pur metterla. E sono 11 microgrammi per tonnellata.
Quindi, o ce la ritroviamo direttamente in quello che respiriamo e mangiamo, o dobbiamo smaltirla con costi e inquinamenti aggiuntivi.

Rimane il dubbio che una parte di diossine fossero già presenti nei rifiuti, e non siano dovute all’incenerimento.
 
 Lo spagnolo dr. Abad ( Environmental Science and Technology , 2002, vol. 36, pag 92-99) ha fatto uno studio simile all’ing. Grosso sull' inceneritore di Tarragona , ma ha misurato anche le diossine già presenti, su rifiuti medi molto simili ai nostri, plastica, pannolini, giornali, scarti di cibo ecc.
Nel ’99 erano presenti all’origine solo
  3 microgrammi per tonnellata. Oggi probabilmente sarebbero ancora meno perché si è fatto ogni sforzo per ridurle all’origine, nei cibi come nei contenitori.

 Dunque è corretto chiamare “cancrovalorizzatore” un impianto che immette nell’ambiente molta più  diossina di quanta ne riceve. Non è un insulto, è scientifico.

Avrete sentito parlare di nuova generazione, di eliminazione del problema delle ceneri… E certo, si sono trovati sistemi per rendere inerti le ceneri vetrificandole, e usandole poi per asfalti e cementi.


Ma con quanti soldi e con quanta energia in più, da consumare? E parliamo ancora di “termovalorizzatori”? Oppure valorizzano solo le tasche di qualcuno?

 E poi, la famosa storia dell’emergenza. Pensate a questo esempio: immaginate vi siano centinaia di sfrattati che bivacchino per strada. Un’emergenza, no?

Per sistemarli, si sostiene che sia assolutamente necessario inserirli in un contesto di  brutti palazzoni da dieci piani, di cui non esistono ancora neppure i progetti, in una zona di parco naturale. Tempo minimo, tre anni.

A chiunque protesta o chiede vengano esaminate altre soluzioni, si risponde indignati se non lo vedono il dramma di questa povera gente all’addiaccio, e che dovrebbero vergognarsi a mettere ostacoli, e che inquina molto di più la loro presenza in piazza rispetto ai nuovi palazzi.

A chi chiede almeno di ristrutturare dei palazzi già esistenti, si dice che senza i ricavi del  progetto globale non ci sono i soldi.

A chi obietta che quella scelta è zona sismica, franosa, alluvionale, si risponde pianificando mostruose spese aggiuntive per la messa in sicurezza.

E intanto gli sfrattati sono decimati dalla polmonite.

 Ecco, con i rifiuti facciamo la stessa cosa. I nuovi inceneritori, minimo tre anni per la costruzione, non risolvono niente. Un piano organico di riduzione alla fonte e riciclaggio spinto e compostaggio del rimanente, che non richiede poi investimenti enormi o tempi molto più lunghi, risolve eccome.  Inquinando molto meno, e permettendo comunque a imprese del riciclo virtuoso di guadagnarci e creare posti di lavoro. Spingendo a ridurre i rifiuti, cosa auspicabile, anziché moltiplicarli, come un vorace inceneritore richiede. Cosa tra l’altro del tutto in conflitto anche con le normative europee che prevedono multe per chi non differenzia abbastanza e non riduce i rifiuti. La regione Liguria, sappiatelo, è già stata multata. E chi credete che paghi?

 Intanto a Savona non si sono trovati i soldi per avviare la differenziata porta a porta (che una volta a regime si ripagherebbe da sola) e ottemperare a quel famoso piano provinciale sempre sulla carta. Permettetemi di dirlo, non so di chi sia la responsabilità, se sia trascuratezza o colpa o bastoni fra le ruote o interessi di qualcuno,  e neanche voglio saperlo, ma dal punto di vista dei cittadini, è semplicemente una vergogna.

  Nonna Abelarda alias Milena De benedetti