I PROBLEMI SOCIALI DEL FUTURO VENTOTTESIMA PUNTATA L' EVOLUZIONE TECNICO-SCIENTIFICA E LA DISABILITA' Aldo Pastore
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| - Le malattie, collegate, dal punto di vista eziologico, ad una alterazione genetica, sono oltre quaranta. Possiamo, tuttavia, affermare, con viva soddisfazione, che la continua evoluzione del progresso scientifico ha condotto, soprattutto negli ultimi anni, a scoperte di rilevantissima importanza, venendo a svelare, attraverso la mappatura del genoma umano, la causa di molte patologie congenite, a genesi sinora sconosciuta, considerate irreversibili e, quindi, incurabili. | |||
- In questo settore, l'evoluzione scientifica ha avuto storicamente origine con le geniali intuizioni di Gregor Mendel (che ha scoperto le leggi dell' ereditarietà genetica) e, successivamente, con le mirabili ricerche di Watson e Crick, le quali hanno evidenziato la struttura, a doppia elica, del nostro DNA; da allora, è iniziato un eccezionale e straordinario vortice di ricerche e rivelazioni scientifiche, annunciati, di volta in volta, continui e sostanziali progressi. Esaminiamone alcuni in dettaglio: ° Il 6 Aprile 2000, Craig Venter ed il suo gruppo (la "Celera Genomic System") hanno comunicato di aver sequenziato, per intero, il Cromosoma XXI; è stato, quindi, possibile arrivare a comprendere le dinamiche che generano la DISCROMIA XXI (MORBO DI DOWN O MONGOLISMO) ed intervenire su di esse, attraverso le tecniche dell' ingegneria genetica, da applicarsi durante la vita intrauterina del soggetto concepito. Applicando queste innovative metodologie è, oggi, possibile annullare tutte le anomalie presentate geneticamente da questi soggetti e far nascere individui indenni da questa malattia e, quindi, sani. ° Nell' anno 2002, due genetisti Franca Dagna Bricarelli e Federico Zara dell' Ospedale Galliera di Genova, in collaborazione con Fabrizio Falco dell' Ospedale Loreto Mare di Napoli, nell' ambito di un progetto realizzato con il finanziamento di Telethon, hanno dimostrato che una forma particolare di EPILESSIA, definita "MIOCLONIA INFANTILE IDIOPATICA" è da ascrivere ad un' alterazione insita nel Cromosoma XVI, anche se non è stato ancora possibile individuare, nei dettagli, l' invisibile "casa" di questo tratto di DNA; ma, anche in questo caso, il risultato raggiunto apre la strada per una vittoria definitiva sulla malattia. | ||||
![]() Craig Venter | ° Esiste una terribile patologia congenita oculare (altamente diffusa negli Stati Uniti, con circa 1,8 milioni di persone colpite), definita DEGENERAZIONE MACULARE RETINICA, la quale provoca un danno irreversibile a livello della MACUA, vale a dire la zona di retina deputata alla visione centrale, quella, cioè, che ci permette di leggere, di guidare un auto, di riconoscere un viso; è stato recentemente scoperto che questa malattia è causata dalla comparsa, nel soggetto colpito, di due distinte varianti genetiche e, più precisamente, sul CROMOSOMA I e sul CROMOSOMA X | |||
Sarà presto possibile, con uno specifico intervento chirurgico, intervenire su queste varianti e ripristinare il corretto assetto cromosomico e, quindi, far riacquistare la vista ai numerosi individui, colpiti da questa anomalia. ° Addirittura, questo splendido risultato è stato raggiunto, nei mesi scorsi, nei confronti della AMAUROSI CONGENITA DI LEBER, patologia genetica che colpisce la RETINA e provoca CECITA' o grave danneggiamento della vista, fin dai primi mesi di vita. Si è trattato di un intervento di TERAPIA GENICA, eseguito, per la prima volta nel Mondo, su tre cittadini italiani; è stato, questo, il risultato finale di uno studio, che ha visto al lavoro numerosi ricercatori, coordinati dal Children Hospital di Filadelfia, dall' Istituto Telethon di Genetica e Medicina (Tigem) e dal Dipartimento di Oftalmica della Seconda Università di Napoli. L' intervento, eseguito in anestesia generale, è consistito nell'iniezione, nello spazio sottoretina dell' occhio, di un VETTORE VIRALE (reso inoffensivo), contenente la versione sana del gene (chiamato Rpe 65) che nell' Amaurosi Congenita di Leber, risulta alterato: il gene corretto si è inserito stabilmente nella retina ed ha prodotto una SPECIFICA PROTEINA, la cui presenza diventa decisiva per acquisire il dono della vista. I risultati, pubblicati sul New England Journal of Medicine, aprono prospettive incoraggianti; i ricercatori hanno comunicato che "in tutti i pazienti sottoposti a questa prima fase dello studio non si sono riscontrati effetti tossici e, ad alcuni mesi di distanza, si sono già potuti osservare miglioramenti significativi della funzionalità visiva. I prossimi passi dello studio saranno diretti verso pazienti più piccoli (dai 3 agli 8 anni), per concentrarsi, successivamente, sui neonati"
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