|
UNA FORMIDABILE SPINTA, una sferzata di energia e di fiducia
nel futuro arrivata da un uomo che parla attraverso
ragionamenti complessi e senza mai alzare il tono della
voce. Ma ha toccato il cuore di una città che vive una
delicatissima fase di trasformazione. È stata una giornata
di gesti simbolici - citiamo per tutti: il Papa a Savona,
Benedetto XVI 193 anni dopo Pio VII, inginocchiato di nuovo
nella cripta del Santuario davanti alla Madonna di
Misericordia - e di grandi emozioni. La piazza riempita da
ventimila persone. La pioggia che ha continuato a cadere
incessante per tutta la durata della celebrazione in piazza
del Popolo - iniziata puntualissima, da cerimoniale, alle
17.45 - ma ha reso ancora più raccolto e suggestivo il clima
della messa. La commozione di tanta gente, le mani raccolte
davanti al viso, mentre il Papa affidava la città e la
diocesi alla Vergine, di fronte alla cassa lignea della
Madonna di Misericordia con il beato Botta, ai piedi
dell'altare, dopo la fine della Messa. Soprattutto, si
diceva, una formidabile spinta: papa Ratzinger ha citato la
Madonna di Misericordia, l'effigie della Vergine savonese
custodita nei Giardini Vaticani, e Pio VII, anche il disagio
dei detenuti e del personale del carcere di Sant'Agostino.
Chi pensava ad un'omelia lontana da Savona, o dove Savona
fosse solo colore o appendice, sarà rimasto sorpreso: il
Papa ha riempito il suo discorso di Savona. E non si è
trattato di puri appunti di storia: Benedetto XVI li ha
inseriti completamente nel presente. Il papa intellettuale,
teologo e filosofo, ha parlato ai Savonesi della loro città
senza per questo perdere di vista neanche per un attimo
l'universalità del suo messaggio. Ha voluto affidare ai
fedeli un impegno ben preciso, riprendendo idealmente - tra
l'altro - quanto già era emerso dai saluti iniziali del
sindaco Federico Berruti e del vescovo Vittorio Lupi: la
sfida a trovare entusiasmo, slancio, per uscire dai momenti
di difficoltà - come altre volte Savona ha fatto in passato
- per entrare in una dimensione rinnovata e piena di fiducia
e di forza.
Una grande folla, ma - complice appunto la pioggia - sempre
misurata, anche nei ripetuti applausi e incitamenti al
vescovo di Roma: "Benedetto, Benedetto!". Volevano pregare
ed ascoltare, soprattutto. Il Papa ha tracciato un parallelo
tra la festa della Trinità - che si celebrava ieri - e
l'essenza stessa di Dio, «il suo nome», ha detto: amore e
misericordia. Una misericordia che proprio a Savona la
Vergine - nel 1536, in un momento tragico per la vita della
città, caduta sotto il giogo genovese - ha voluto assumere
come proprio appellativo e come messaggio universale, da
Savona per il mondo. Per questo Benedetto XVI ha detto: «La
mia visita a Savona è anzitutto un pellegrinaggio alle
sorgenti della fede, della speranza e dell'amore». Poi lo ha
definito anche un «omaggio al mio venerato predecessore Pio
VII». Ne ha ricordato il legame indissolubile con Savona, il
sostegno che la città - anche con grandi rischi - gli
assicurò durante la prigionia e ha parlato della visita come
di un «atto di riconoscenza della Santa Sede e di tutta la
chiesa per la fede, l'amore e il coraggio con cui i vostri
concittadini sostennero il Papa». Ma anche in questo caso -
come aveva fatto con la Madonna di Misericordia - ha legato
le vicende di Pio VII all'oggi e alla fede della chiesa
universale: un insegnamento, ha detto, un esempio «di
coraggio nell'affrontare le sfide del mondo senza
compromessi». E ancora, ai giovani, ha chiesto di dare «a
questa città lo slancio e l'entusiasmo».
L'arcivescovo Domenico Calcagno - ieri tra gli illustri
accompagnatori "romani" del pontefice - quando occupava la
cattedra del beato Ottaviano era stato il più convinto
promotore di questa visita. Nei giorni scorsi aveva detto al
Secolo XIX: «Quando il Papa si muove, con lui si muovono gli
occhi di tutti. E così Savona, grazie a questa giornata,
sarà al centro del mondo». Cosìè stato.
Antonella Granero
granero@ilsecoloxix.it
Quattro ore sotto la pioggia«Ci ha salutati, è
bastato» |
lungo la
strada del santuario
Tre famiglie savonesi hanno aspettato il corteo alla
quinta cappelletta |
 |
|
HANNO SFIDATO il vento e i rovesci di
pioggia, davvero capaci di scoraggiare
anche i più temerari, pur di raggiungere
quella curva, quella Cappelletta.
L'hanno fatto perchè volevano, per
qualche attimo, anzi un attimo e basta,
rivolgere un saluto al Papa. «Che si
fermi, speriamo che si fermi, dovrebbe
fermarsi» i commenti durante l'attesa.
Sono così i savonesi, tanto cuore e
tenacia. Partiti a piedi dal centro
hanno scelto di percorrere, a decine, a
centinaia, la salita al Santuario. Meta:
se non proprio la Basilica, almeno una
Cappelletta. Bandierine nelle borse,
figli nelle carrozzine, il sorriso
dipinto sul volto, sono partiti. I
componenti delle famiglie Orsolini,
Valdora e Marzio, partiti da Lavagnola e
La Rusca, 11 in tutto, tra questi. Alla
quinta Cappelletta, hanno deciso di
fermarsi.
Sono le 16,40. Il rombo di un elicottero
scuote la stretta Valle del Letimbro.
«E' lui, arriva!» urla la signora
Orsolini. «Mo no, è un elicottero nero,
quello del papa è bianco» risponde
l'amica. Trascorrono pochi minuti da
quel volo che eccone un altro. «Con
tutta la pioggia che stiamo prendendo
speriamo almeno che il Santo padre
giunga in orario» ribattono. E invece è
un altro falso allarme. La pioggia
cresce di intensità e il vento rinforza.
I bimbi giocano. Nessuno si scoraggia.
Nessuno molla. Anzi, dal balcone spunta
una nota di vitalità: un vessillo con
sopra scritto "W IL PAPA". «L'ha scritta
mia nipote Sara» dice soddisfatta la
nonna che nel frattempo si accende una
sigaretta.
Giunge l'eco del terzo rombo e il rumore
del volteggiare di eliche. È finalmente
l'elicottero bianco del Pontefice,
Benedetto XVI. Sono le 16, 52. «Quattro
ore quasi che aspettiamo , ma non
molliamo, siamo credenti e siamo venuti
tutti apposta per premiare la nostra
Fede» commentano le tre mamme della
famiglie. «Scenderà giù con la
Papamobile? Magari passa e va via».
Trascorrono i minuti. Venti circa.
«Bisognerebbe che qualcuno andasse da
quella curva e dicesse di rallentate un
po'. Qui la papamobile deve fermarsi. Io
potrei anche pararmi davanti».
Poi i lampeggianti, una decina di auto e
Benedetto XVI che rivolge un saluto -
lampo. «Eccolo è qui, è qui. Almeno ci
salutasse. Che si fermi. Ci ha
salutato!». Nei loro occhi resta
impresso solo un breve flash. Ed è tempo
di tornare a casa. Resterà un brevissimo
"Amarcord". Ma tanto basta. Orgogliosi
di esserci, felici per un dono semplice.
Sono così i savonesi.
Natalino Famà
ginocchio
davanti alla Madonna |
la tappa nella basilica
Il Papa è arrivato in elicottero
da Genova. Accolto dalle
autorità, ha pregato nella
cripta |
 |
|
EMOZIONE, delusione,
ansietà, sorrisi. Le
autorità in grande
uniforme, i bambini
delle elementari,
gli anziani della
casa di riposo, gli
ombrelli, le
banderine bianche e
gialle, le scritte
festose. L'arrivo
del Papa al
Santuario della
Madonna di
Misericordia è stato
un evento
importante. Uno di
quelli che
passeranno alla
storia. La firma che
ha apposto nel libro
delle grandi
occasioni prima di
uscire dalla
basilica sarà
conservata nei
secoli. Duecento
anni dopo la visita
di Pio VII, ieri
pomeriggio, con una
decina di minuti di
ritardo rispetto
alla tabella di
marcia, l'elicottero
dell'Aeronautica
militare bianco,
proveniente da
Genova, con a bordo
Benedetto XVI, è
atterrato sul
piazzale antistante
la casa del beato
Botta. Insieme al
papa c'erano il
segretario di Stato,
cardinale Tarcisio
Bertone, e
l'arcivescovo di
Genova e presidente
della Cei, cardinale
Angelo Bagnasco. Un
atterraggio
preceduto da due
falsi allarmi. Prima
del suo SH3D erano
infatti atterrati un
elicottero della
polizia e un altro
grigio, minaccioso,
dell'Aeronautica.
Per il rumore e lo
spostamento d'aria
entrambi avevano
provocato un fuggi
fuggi tra le
autorità schierate,
il sindaco di
Savona, i presidenti
della Provincia e
della Regione, il
prefetto, il
ministro Scajola, il
vescovo Lupi,
l'ambasciatore
d'Italia presso la
Santa Sede, Antonio
Zanardi Landi, e il
nunzio apostolico,
Giuseppe Bertello.
Tutti
emozionatissimi.
«Nonostante la
pioggia, ci
auguriamo che il
pontefice ci porti
il sole - ha detto
il ministro Claudio
Scajola -. Dopo 200
anni questa è una
giornata
indimenticabile per
Savona e per tutta
la Liguria». «È un
evento storico - gli
ha fatto eco il
sindaco di Savona,
Federico Berruti -.
Oggi si riannoda il
filo tra la nostra
città e la Roma dei
papi».
Mentre il pontefice
stringeva le mani
dei vip sotto una
pioggia fine, ma
fastidiosa - il
presidente della
Regione, Claudio
Burlando, l'ha
salutato in tedesco:
«Ihre Heiligkeit,
willkommen
(Benvenuta, Sua
Santità)» - nella
piazza del Santuario
cresceva
l'agitazione. Da
parte di monsignor
Andrea Giusto,
vicario generale,
fino all'ultimo in
mezze maniche, da
parte dei vertici
delle forze
dell'ordine - in
piazza c'erano il
questore Giovanni
Trimarchi, il vice
questore vicario
Roberto Di Guida, il
comandante
provinciale dei
carabinieri di
Savona, Giovanni
Garau, il comandante
della Polizia
stradale, Luca
Marchese, due
carabinieri in
grande uniforme
speciale - da parte
della presidente
delle Opere sociali,
Donatella Ramello.
Ma ecco la
papamobile arrivare
in piazza. Secondo
il programma,
Benedetto XVI
avrebbe dovuto
avvicinarsi agli
ospiti della casa di
riposo, ma un
addetto alla scorta
l'ha bloccato. Dopo
aver salutato la
folla, è quindi
entrato in
Santuario, dove si è
fermato inizialmente
ad adorare il
Santissimo davanti
alla cappella di
Zampieri, detto il
Domenichino.
Dopodichèè sceso
nella cripta, dove
ha rivolto una
preghiera speciale
alla Madonna, che
era stata incoronata
da Pio VII il 10
maggio del 1815, le
ha baciato i piedi e
ha deposto
sull'altare la "Rosa
d'oro". Tutta la
basilica era
addobbata con
composizioni di
gigli bianchi e rose
gialle, opera del
"Garden Club". Poco
prima il Santuario
era stato bonificato
dagli artificieri
dei carabinieri. E,
in quell'occasione,
si era verificato un
"fuoriprogramma": un
cane non aveva retto
l'emozione,
lasciando un
"ricordino"
velocemente portato
via da un
carabiniere
imbarazzato.
Mentre in Papa
pregava, facevano da
sottofondo le
melodie dei sei
cantori del "Collegium
musicum Sancti
Sebastiani
Gameraniensis",
diretto
dall'organista
Graziano
Interbartolo, ai
quali si sono unite
le 17 monache
carmelitane di
clausura che vivono
nel convento di
Santa Teresa a
Savona, compresa una
molto malata,
sdraiata su una
barella. Un stretta
di mano a tutti i
presenti, compresi
l'architetto che ha
curato
l'organizzazione
nella basilica,
Rosanna Venturino,
il corettore del
Santuario, Domenico
Venturetti, il
vescovo emerito,
monsignor Calcagno,
e la sacrestana da
oltre dieci anni,
Monica Ghizzardi.
Mentre la papamobile
portava via di corsa
Benedetto XVI verso
piazza del Popolo, i
fedeli rimasti
gioivano per la
presenza così
importante. «Sono di
Savona, ma adesso
abito a Firenze - ha
detto Giovanna
Delbuono -. Ho
lasciato tutto e
sono corsa qui per
vedere il Papa».
«Siamo molto felici
per averlo potuto
vedere così da
vicinoȏ stato il
commento di due
signore di Cimavalle,
Gania e Siredde
Lesci. «Speriamo che
la visita del Papa
possa giovare al
turismo. Certo che i
cugini francesi
avrebbero fatto di
meglio» ha criticato
Enrico Briano.
Stefania Mordeglia
mordeglia@ilsecoloxix.it
Gli anziani:
«Doveva
passare fra
di noiinvece
non si È
neppure
avvicinato» |
la delusione |
 |
|
TANTA delusione. Gli ospiti della casa di riposo affacciata sulla piazza del Santuario - una cinquantina, tra quelli della RP della Cooperarci e gli altri della RSA gestita da Il Faggio - speravano di poter stringere la mano al Pontefice. Così come gli alunni delle scuole elementari speravano in una carezza. Invece un prelato ha fermato il Pontefice, forse per non farlo bagnare dalla pioggia, mentre si stava avvicinando agli anziani. I bambini gioiosi che sventolavano le bandierine hanno dovuto accontentarsi di una benedizione fugace.
«E pensare che ci hanno fatto allineare con una certa distanza tra le file per consentire al Papa di passare fra di noi - spiega, delusa, Santin Iacopo, infermiera della residenza protetta della Cooperarci -. Siamo stati fuori oltre un'ora. Per proteggere gli anziani abbiamo usato ombrelli, nylon, coperte, cerate». Deluso Stefano Murialdi, che è stato vicino alla madre in piazza: «Non si è neanche avvicinato» mormora. Al contrario Giovanna Frumento, una degente, è felice lo stesso: «Ho provato un'emozione fortissima».
|
|
|
|
|
|
|
|