Legacoop, Granero lascia Savona
giovedì sarà nominato vicepresidente regionale
«Il movimento è solido ed è tornato protagonista ovunque». Al suo posto Mattia Rossi
IL SECOLOXIX
GIANLUIGI Granero, presidente provinciale della Legacoop, lascia Savona.
Giovedì mattina la direzione regionale ufficializzerà la sua nomina al vertice ligure. Una promozione annunciata da tempo, passata già all'approvazione delle assemblee di zona, prima quella provinciale e poi quella regionale. Il suo posto verrà preso da Mattia Rossi, carcarese, attuale vicesindaco del centro valbormidese.
Gianluigi Granero, sposato con due figli, fu nominato nel gennaio del 1999: nove anni dopo l'addio.
«Il bilancio della mia esperienza savonese è positivo: lascio un movimento più solido che ha saputo uscire dalla crisi che lo aveva investito, in tutta Italia, negli anni Ottanta. Quando fui nominato al vertice della Lega Savonese molte aziende erano in crisi: tutti insieme abbiamo svolto un buon lavoro e siamo riusciti a rilanciare la cooperazione tornata protagonista a Savona e in tutta la provincia».
Dalla prossima settimana sarà genovese.
«Svolgerò il ruolo di vicepresidente della Lega ligure e mi occuperò delle coop di consumo che in regione sono quindici. Un lavoro nuovo e impegnativo considerando che la sfida ai grandi gruppi stranieri che stanno entrando in Italia, e in Liguria in particolare, si gioca sul terreno dell'integrazione con altre realtà, nel nostro caso con Piemonte e Lombardia».
Insieme alla presidenza della Lega lascerà quasi certamente anche la poltrona all'interno della Camera di Commercio che sta vivendo una fase delicata. Giovedì le componenti di maggioranza si trovano per fare il punto della situazione: Grasso sì o Grasso no.
«Il livello di insoddisfazione all'interno della Camera è molto alto. Tre i punti da chiarire al più presto. Il primo: il ruolo della Camera. Deve essere un motore per mettere in campo iniziative importanti che possono incidere sul sistema economico dell'intera provincia.
Il secondo: i rapporti con la politica. È necessario che la politica resti fuori, che faccia un passo indietro. La Camera di Commercio deve essere un terreno di compensazione nell'interesse delle imprese. Il terzo: i rapporti con il personale. L'impressione è che la Camera non sia riuscita a fare il passo che la riforma chiedeva. Ma quando un processo non funziona chi lo guida non può scaricare su altri la responsabilità.
Il personale di Palazzo Lamba Doria è qualificato e il livello dei servizi offerti è anni luce avanti rispetto ad altre amministrazioni pubbliche. Se non usciamo al più presto da questa situazione il commissariamento può essere scontato: un'ipotesi che sarebbe una sconfitta per tutti».
La Camera di Commercio è uno degli enti che deve esprimere la terna per la nomina del nuovo presidente dell'Autorità portuale.
«Il porto è, penso senza alcun tema di smentita, uno dei pochi motori della nostra economia. Ha saputo crescere e consolidarsi seguendo un progetto che parte da lontano. Un successo che si incarna nella persona dell'attuale presidente, l'ingegnere Canavese, che non penso possa incontrare ostacoli nella riconferma».
L'economia stenta però a decollare.
«È giunto il momento di fare delle scelte sui temi in discussione: infrastrutture, Ferrania e Piaggio, extragettito, nato proprio da un'idea savonese, che poi vuol dire piattaforma Maersk. Se riusciamo a concretizzare questi progetti, e le risorse ci sono, si può aprire una fase nuova, di grande crescita».
Ma la resistenza in molti casi è forte. Come ad esempio a Vado.
«La provincia di Savona ha bisogno di lavoro. È giusto effettuare tutte le valutazioni ambientali che il caso richiede, i timori dei vadesi non devono essere sottovalutati, ma questo non significa che l'operazione sia da fermare».
Ma la Legacoop che rapporti ha con le amministrazioni comunali?
«Non abbiamo particolari critiche da muovere ma neppure possiamo dirci soddisfatti dei rapporti tenuti. E questo non per colpa loro: la legge Bassanini rallenta eccessivamente i rapporti sulle cose concrete e i tempi per le imprese diventano lunghi e inaccettabili. Ma la cosa più grave che vedo è poco entusiasmo e scarsa capacità di lasciarsi affascinare dalle sfide senza condizionamenti dalle lotte di poteri. Così si rischia solo di sprecare del tempo: se corressimo tutti per gli stessi obiettivi sarebbe decisamente meglio».
Roberto sangalli