TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni VENTIDUESIMA PUNTATA DEL “CICLONE TEARDO”I PERSONAGGI
MESSI IN VETRINA DALLA PENNA DI
DEL GAUDIO Tre libri
scritti dall’ex giudice di “mani pulite” di Savona. Racchiudono
testimonianze ormai dimenticate. C’è chi è morto e chi è sempre in
auge. Storie di coerenza ed incoerenza, di tradimenti, di
solidarietà. Molti brani di quei libri raccontano verità ed episodi
da far riflettere.
Le minacce, gli avvertimenti, le lodi. Del Gaudio parla dei
suoi rapporti con Natta (Pci), di Varaldo (Dc), di Granero, Petrella e… Ricorda gli avvocati e soprattutto l’eccezionale squadra di
ottimi collaboratori senza i quali ….
Savona –
Ventiduesima puntata interamente dedicata alla testimonianza di
Michele Del Gaudio
(classe 1952, nato a Torre Annunziata) ricavata da tre libri di cui
è stato l’autore. Il primo, La toga strappata (con prefazione
di Raffaele Bertoni) finito di stampare nel giugno 1992. In
copertina la scritta “L’emarginazione di un giovane magistrato
dopo la scoperta del
primo grande intreccio di politici corrotti e tangenti”. Il
secondo (gennaio 1994) dal titolo “Il giudice di Berlino”,
con prefazione di Antonino Caponnetto. Il terzo (dicembre
1996), dal titolo “Due anni nel Palazzo” e prefazione di
Franco Astengo. Molti giovani
non hanno avuto la possibilità di leggerli, di documentarsi su un
periodo che ha “fatto storia”. Inoltre, c’è una tendenza sempre più
diffusa di non far tesoro di esperienze passate. L’Italia ha avuto
la “Liberazione”, ma c’è chi vorrebbe dimenticare. La Liguria,
Savona hanno avuto gli “anni di Teardo”, rinvangare non serve,
sapere cosa accadde è utile per non fare di ogni erba un fascio. Ad
ognuno il suo. Meriti e demeriti. Nella cattiva e nella buona sorte. Ecco perchè
“Trucioli Savonesi” vuole offrire ai lettori, l’album della memoria,
senza filtri o interpretazioni, ma attraverso il racconto, oggi
storico, di un protagonista diretto, quel giudice che firmò ordini
di cattura, sentenze, perquisizioni…. Una ricostruzione con i
personaggi più conosciuti e più “coinvolti”, con ruoli e compiti
diversi, nel “ciclone Teardo”. La penna, all’epoca, è quella di
Del Gaudio testimone e scrittore. Riportiamo, dopo il nome ed il
trattino, i passi più salienti scritti da Del Gaudio nei suoi
tre libri.
Camillo
Arcuri
(giornalista già inviato speciale a Il Giorno e poi capo
redattore al Secolo XIX di Genova) – Ho parlato con
Camillo Arcuri, verrà alla presentazione
del libro (Il Giudice di Berlino) che organizzerà il Circolo
Calamandrei.
Renzo
Bailini (giornalista
pubblicista, già corrispondente de Il Lavoro, firmatario
dell’esposto che diede avvio all’inchiesta su Teardo e soci) –
Bailini, un ex massone ed ex socialista di 30 anni che vive a
Borghetto S. Spirito…invia una lettera a Pertini…da sempre
nume tutelare dei socialisti della Riviera di Ponente. Bailini
gli scrive: <Caro Presidente, in Liguria c’è gente che fa affari
sotto il simbolo del Psi, e giù una sfilza di nomi, di indirizzi, di
cariche. Il 17 ottobre, siamo nel 1981, scrive al procuratore capo
di Savona, Camillo Boccia….il suo esposto viene smarrito.
Peccato. Contiene i nomi di Teardo, di Leo Capello,
presidente del Savona Calcio e di altri socialisti.
Nell’esposto Bailini scriveva “Sono a sua completa
disposizione per fornirle le prove di quanto affermo.”
Dieci giorni dopo il nostro Maigret ritorna alla carica.
Fotocopia l’esposto andato smarrito e lo invia, per raccomandata con
ricevuta di ritorno al sostituto procuratore Maffeo che lo
passa al suo capo Boccia….che non chiama Bailini, non
apre le indagini, ma chiede a Leo Capello di fare una
capatina nel suo ufficio per sapere come sono arrivate alcune decine
di milioni al Savona Calcio…Capello non sembra aver
problemi a spiegare l’origine del finanziamento, il procuratore
Boccia gli crede sulla parola e decide l’archiviazione
dell’esposto. E’ il 4 novembre
1981. Il giudice Del Gaudio sbalordito e chiama a
testimoniare Renzo Bailini. “Lei ha promesso di fornire le
prove di quanto scrive, mi racconti.” Avevo un po’ di paura,
racconta Bailini, perché mi ero accorto che se avessi detto
qualcosa di non vero sarei finito in galera….Del Gaudio mi
ammonì più volte “stia attento, sta facendo grossi nomi, è sicuro?
Ha le prove?
Mario
Berrino
(già
contitolare con i fratelli del celebre Caffè Roma di Alassio e noto
pittore) – Ho affrontato il mio primo processo importante. Il
sequestro del pittore Mario Berrino. Due armadi di documenti.
Penso di essermela cavata abbastanza bene, anche se la decisione è
stata sofferta e coraggiosa. Ho assolto gli imputati ed ho ritenuto
che il sequestro non c’è mai stato. La Corte d’appello ha confermato
l’assoluzione degli imputati, anche se non è stata d’accordo sulla
simulazione del reato. La mia sentenza ha fatto scalpore. I giornali
ne hanno parlato per giorni…Ho ricevuto anche questa lettera “Non è
ancora ora di smetterla con questo martirio del buon Berrino?
Vi faremo un culo come le ceste, merdoni, a voi e ai vostri
familiari. Stronzi venduti dai comunisti. Il tubo di Ferro (Vincenzo
Ferro, all’epoca giudice del tribunale di Savona), lo stronzo di
Del Gaudio e gli altri corrotti. Vi faremo mangiare la
Isidoro allo spiedo. Passerete in otto minuti il male che avete
fatto a Berrino in otto anni. Bologna sarà niente in
confronto. Bastardi, vigliacchi, venduti, porci, pederasti!> Sarà una coincidenza, un caso, ma una lettera quasi simile, anzi col tempo diventeranno (tre), la riceve anche il giornalista Luciano Corrado che per Il Secolo XIX si occupò del “giallo Berrino”.
Camillo
Boccia
(magistrato e già procuratore capo a Savona)-
Un signore distinto che ama frequentare i club ed i politici,
censurato dal Consiglio superiore della Magistratura e trasferito d’ufficio…Il
14 novembre 1994 sono convocato a Milano per l’udienza preliminare
per una querela di cui non sapevo nulla, sporta contro di me da
Boccia….che chiese di archiviare il processo Teardo, di
cui era amico e nella stessa loggia secondo il colonnello dei
carabinieri Nicolò
Bozzo…
Aldo Capasso
(poeta) – L’altra sera siamo stati ad Altare, ove hanno assegnato la
cittadinanza onoraria al professor Aldo Capasso, poeta e
letterato di livello internazionale che abbiamo avuto l’onore di
conoscere insieme con la moglie Fiorette, poetessa della
Guadalupa. Il professore ha più di settant’anni, Fiorette
dieci-quindici di meno, ma sono innamorati. Lui la chiama “fata”.
Lei lo cura come un bambino e spesso vede per lui, ormai quasi
cieco.. Paolo Caviglia
(già parlamentare del Psi e presidente della Camera di Commericio,
oggi vice sindaco di Savona) – Un attimo prima di finir dentro anche
lui, proclama al Teatro Chiabrera: “I compagni arrestati
sono dei prigionieri politici”. Poi ci accusa di far
catturare polemiche.
Il prof. Giuliano Vassalli, avvocato insigne, il 23 dicembre 1985, ha scritto a Del Gaudio: ”….Non posso nasconderLe che il caso Caviglia, arrestato, dopo qualche tempo dalla sua famigerata frase, per una imputazione generica poi caduta dopo molta lunga detenzione, mi continua a fare impressione….> Francantonio Granero
(giudice) – Erano passate
solo poche ore quando alcuni magistrati amici telefonarono a
Granero…per avvisare che da Roma
erano partite le prime bordate…Bettino Craxi
in persona aveva tuonato contro i
mandati di cattura, emessi a soli 12 giorni dalle elezioni
politiche. “Sarà difficile ai magistrati spiegare le ragioni dell’urgenza….”
E ancora: “Con i giudici poi faremo i conti”. Ed il
sottosegretario socialista alla Giustizia aggiungeva “I clamorosi
fatti di Savona
appaiono come un’azione connotata di politicismo di bottega, una
strenna elettorale in cui sono invischiati certamente personaggi
locali e forze nazionali. L’arresto di Teardo
ed i suoi è una smaccata turbativa elettorale..”
Granero
anche lui giovane, 43 anni non ancora compiuti, da 15 in
magistratura, aspetto deciso e fiuto da buon inquisitore. Granero
intuì che l’inchiesta era molto delicata…ritenne perciò
opportuno non lasciare da solo il suo collega… voleva di mostrare
che l’indagine non veniva condotta dal magistrato Tizio o
Caio, ma dall’Ufficio istruzione di Savona.
Antonio
Petrella
è stato sostituito da Francantonio Granero, anche lui onesto,
un uomo tutto d’un pezzo, dedito ai fatti più che alle parole, anche
se un po’ spigoloso di carattere…lui un uomo di azione, io di
riflessione. Tra le
intimidazioni politiche a seguito dell’inchiesta Teardo c’è
quella che Granero è
di Comunione e Liberazione e gli arresti sarebbero avvenuti il
giorno dopo un comizio di De Mita a Savona.
…Granero
concede a pochi di abbreviargli confidenzialmente il nome al più
consueto Franco. Viene considerato un duro, un uomo che gioca
a carte coperte: lo sanno bene gli imputati e gli avvocati che si
sono trovati di fronte
alle sue contestazioni puntuali, a volte sibilline, ma sempre
mirate. E lo sanno anche i cronisti che su quell’inchiesta cercano
notizie…. Del resto
Granero la società savonese, la frequenta soltanto per lavoro.
Vive a Borgio Verezzi con la moglie e due figli, un maschio e una
femmina. E’ quest’ultima, la figlia maggiore, la sola traccia
“politica” di una famiglia che conduce una vita molto ritirata: la
ragazza si era candidata in quel centro rivierasco nelle file della
Democrazia Cristiana…Granero viene considerato comunemente un
giudice non ideologizzato: quando da ambienti socialisti si cercò di
etichettarlo come appartenente a Comunione e Liberazione, smentì
categoricamente. Nessun avallo alla teoria del complotto
antisocialista sostenuto da Craxi dopo i primi arresti sta in
piedi…
Dante
Lanfranconi
(vescovo) –
Il vescovo di Savona, monsignor Lanfranconi, mi ha voluto
conoscere. E’ stato un pomeriggio da ricordare. Abbiamo suonato al
citofono, hanno aperto, e alla sommità della bellissima scala di
marmo del Vescovado c’era un sacerdote alto, giovane, imponente. Era
lui il vescovo, vestito semplicemente, con giacca e pantaloni scuri
e il collarino sacerdotale. Ci ha condotti in una bellissima sala.
Ci siamo seduti ed abbiamo parlato per due ore. Un dialogo
interessantissimo, che mi ha avvicinato ancora di più a Dio, quel
Dio come forza del bene, in cui credo ormai da anni. Ci ha
addirittura servito delle bibite fresche. Fresche come le nostre
parole. Ah, se tutti i vescovi fossero come lui! L’ho sentito
pastore e cittadino, pronto ad impegnarsi nel sociale; non solo a
preparare la vita eterna, ma anche a rendere questa vita più umana.
Sensibilissimo al tema della legalità…
Filippo
Maffeo
(giudice) –
Non so se ti ho parlato di Filippo Maffeo, un ragazzo
preparato ed onesto, con cui spesso mi sono consigliato. Senza di
lui il processo Teardo non si sarebbe mai fatto. Con grande
umiltà si è sobbarcato tutto il carico di lavoro dell’ufficio ed in
particolare la gestione dei detenuti, pur di consentirci di lavorare
a tempo pieno sullo scandalo delle tangenti. Grazie Filippo.
Bruno
Marengo
(già sindaco
di Savona ed attuale sindaco di Spotorno) -
Un caro amico di Savona, Bruno Marengo.
Ho passato con lui e con la moglie Ornella l’inizio
dell’anno. Sono venuti a trovarmi a Torre ed abbiamo girato i posti
più belli del mondo; da Sorrento a Capri, Positano, Amalfi, Ravello,
gli scavi di Pompei, la villa Oplonti. E quanto ci siamo divertiti.
Sono riuscito a far prendere a Bruno il pullman senza
biglietto, a farlo infilare nell’aliscafo senza posti prenotati. Mi
è ritornata la goliardia…Bruno si è divertito molto a vedere
tante macchine con targhe settentrionali, guidate da napoletani
veraci….Bruno mi è stato sempre vicino in questi ultimi anni,
con i suoi consigli, la sua solidarietà, il suo affetto. E’ il suo
animo che mi piace tanto. Ogni volta che lo vedo o lo sento è
un’iniezione di entusiasmo. Mi ha scritto …nonostante le avversità,
le difficoltà e le amarezze che hai incontrato come uomo e come
magistrato. Hai reso evidente a tutti, con una denuncia lucida e
coraggiosa, quell’intreccio di interessi illeciti tra mondo
politico, mondo degli affari e massoneria, che ha portato alle gravi
vicende che hanno scosso la Liguria agli inizi degli anni Ottanta.
Alessandro
Natta
(già
segretario generale del Pci) – Questa estate ho conosciuto
Alessandro Natta, l’ultimo segretario del Partito comunista
italiano. E’ un uomo di purezza disarmante. Ha un senso dello Stato
e delle Istituzioni che secondo me gli uomini di governo non hanno.
Ha una preparazione storica e letteraria imponente. Abbandonata la
politica, sta studiando
dal punto di vista storico la figura di Menotti Serrati e da
quello letterario Sibilla Aleramo. Ed è una miniera di fatti
e circostanze della vita politica italiana. Ci ha raccontato di
quando Berlinguer, durante il terrorismo, propose a Moro
di far difendere l’Emilia Romagna dai militanti comunisti, più che
dalle Forze dell’Ordine. “Li ci pensiamo noi, contro i criminali
delle Brigate Rosse” disse al leader democristiano…Sempre
Berlinguer un giorno gli passò un bigliettino, in cui proponeva
Cossutta come ministro dell’Interno e lui ministro della
Cultura. Ci ha anche
detto dello stupore suo e di Berlinguer quando, nel giugno
1983, lessero sul giornale che avevamo arrestato con Teardo
anche Franco Gregorio, segretario-maggiordomo di
Pertini, allontanato nel 1981 dal Quirinale perché il suo nome
comparve negli elenchi della P2. In realtà il presidente
Pertini aveva affidato, prima dello scandalo massonico, proprio
a Gregorio il compito di organizzare alcuni incontri
riservati fra lui, Berlinguer e Natta.
Natta
il 4 novembre 1991, mi ha scritto da Imperia. Caro Del Gaudio….io
ho solo cercato nella mia attività politica di fare il mio dovere,
cominciando dalla coerenza… tra le idee professate e il
comportamento. Credo che questa regola, tra le più ardue da seguire,
sia la base essenziale dall’agire correttamente e anche dello
stare in pace con la
propria coscienza.
Naturalmente nemmeno questo codice di moralità politica (ma anche
personale e civile) può mettermi al riparo dagli abbagli, dagli
errori, dai mancamenti. E di sbagli io riconosco di averne fatti
molti. Ma ciò che non mi è piaciuto e non mi piace, per ciò che
riguarda tanti della mia parte, è il passaggio dalla presunzione di
essere sempre nella verità (per provvidenzialità storica)
all’umiliante autoflagellazione per avere sbagliato sempre…Sono
stato recentemente a Genova, come relatore, assieme a Bobbio,
Taviani, in un convegno su Ferruccio Parri. Mi auguro
di incontrarla nuovamente, con la sua signora, la prossima estate al
Melogno… Un’altra
lettera di Natta del 7 giugno 1992. Caro Del Gaudio…
poi sono venute le amarezze di Milano. Ancora una volta non una
sorpresa, perché era ben chiaro che i Teardo non erano solo a
Savona, e che in un mare tanto inquinato si guastano i pesci sani,
tanto più se l’essere “diversi” e cioè corretti e seri, viene
considerato un errore e una colpa. Ho letto ieri la sua intervista
sulla Stampa, Sono d’accordo.
Non bisogna mollare, non transigere, essere coerenti con le
proprie idee….
Luigi
Pennone
(poeta) – Abbiamo conosciuto un poeta futurista, Luigi Pennone,
che è un grande declamatore di poesie; ha una memoria di ferro.
Spesso organizziamo delle serate poetiche nella nostra casetta di
Albisola. Pennone recita versi e noi e altri amici ascoltiamo
attenti. E’ un vero arricchimento. Ogni serata è dedicata a un
poeta.
Antonio
Petrella
(giudice) –
Del Gaudio affiancò per un brevissimo periodo il suo
superiore di allora, Antonio Petrella, finito sotto
procedimento disciplinare, voluto dal ministero della Giustizia e
assolto dal Consiglio superiore della Magistratura. Petrella
era stato in precedenza un po’ cattivo con il procuratore Boccia.
Nella sua ordinanza di rinvio a giudizio sulle Bombe di Savona (ne
scoppiarono 11 tra il 1974 e ’75), Petrella accusò di inerzia
la Procura della Repubblica, i servizi segreti, la polizia.
Sandro Pertini lo venne a sapere e chiese di incontrarlo.
Pertini, di quel che accade a Savona e dintorni, ha sempre
voluto sapere tutto. Per fortuna il
dirigente è Tonino Petrella, un collega onesto, preparato,
democratico nella gestione dell’ufficio, simpaticissimo; un vero
maestro e fratello maggiore. E’ sempre pronto a consigliarmi e a
sostenermi nei momenti di sconforto. Mi responsabilizza poco alla
volta. Quando arrivò
l’esposto di Bailini, ragionando con Petrella mi mise
in guardia dai rischi…quella poteva essere una calunnia se non
provata, anche se aggiunse che Teardo era un uomo politico
molto chiacchierato, un rampante, potente e senza scrupoli. Ti
potresti scottare, mi dice, ma io non ti lascio solo, ti affianco
nelle indagini, anche se le decisioni le dovrai prendere tu, magari
con il mio consiglio, se vuoi>. Che capo ufficio! Mi sembra più un
amico che un capo. E’ una persona veramente perbene…In quei giorni
di avvio dell’indagine succedono cose strane…ci sono difficile
indigini bancarie…l’unico punto di riferimento sicuro è Tonino
Petrella. …più vado avanti e più mi rendo conto che Bailini
qualcosa di vero lo aveva detto…alcuni testi, in particolare De
Dominicis e Locci sono minacciosi, vorrebbero quasi
imporre le regole del gioco….sono costretto ad arrestarli per
qualche ora, poi li libero…Sono tutti del Psi danno milioni in
contanti e li rianno in contanti.
Tonino
Petrella
era già al tribunale civile e mi telefona “Michele, guarda
che ho ricevuto una telefonata minatoria. Una voce maschile mi ha
detto che, se Teardo viene arrestato prima delle elezioni, tu
e i miei figli farete una brutta fine. Sono preoccupato. Ma agisci
con giustizia>.
Maurizio
Picozzi – Guido Gatti - Emilio Gatti – Alberto Landolfi
(giudici)
–Non solo il Consiglio giudiziario di Genova e il Consiglio
Superiore della Magistratura hanno respinto la mia impugnazione per
l’assegnazione al civile, ma ho scoperto che quasi certamente la
motivazione ufficiale del rigetto è una dichiarazione rilasciata al
presidente Guido Gatti dai giudici istruttori
Picozzi ed Emilio Gatti, i quali hanno sostenuto che
non era necessario un terzo giudice all’Ufficio istruzione, perché
loro da soli ce la facevano benissimo. Ma come! Non ho mai visto dei
giudici che rifiutano un altro giudice, dicendo che il lavoro è poco
e non c’è bisogno di coprire gli organici. E poi Alberto Landolfi,
sostituto, mi aveva detto proprio in quel periodo che Picozzi
aveva scritto una lettera al Procuratore della Repubblica Russo
per invitarlo a trasmettere all’Ufficio istruzione il minor numero
di fascicoli possibili, perché lui e Gatti erano sommersi dal
lavoro. La cosa non mi quadra. Penso che dovranno rispondere alle
autorità competenti di questa loro presa di posizione. Appena starò
meglio metterò nero su bianco. Il Secolo XIX è
stato l’unico giornale
che ha attaccato duramente Guido Gatti, con articoli di
Luciano Corrado, per le sue implicazioni nel processo Teardo...
Se Guido
Gatti agisce per ripicca, non lo so, come non so se sia
ricattato da Capello, come sostiene il giornalista Luciano
Corrado del Secolo XIX, che me lo dava per certo già nella
primavera del 1985…o se invece sia inserito in un certo tipo di
logica massonica, come afferma Grandis…
Carlo
Trivelloni
(avvocato
e consigliere comunale)- Trivelloni, una delle poche figure
di galantuomo, che sta venendo fuori dall’inchiesta. Ha avuto il
coraggio di accusare
pubblicamente e giudiziariamente Teardo, ha citato nomi e
fatti. Ha stigmatizzato i rapporti amichevoli tra il procuratore
della Repubblica Boccia e il Presidente della Regione
Teardo, ora in manette. Ho saputo che qualcuno lo
chiama “il terzo giudice istruttore”. Ciò non è vero….è
un’inchiesta con continue minacce ed intimidazioni come quella che
avrei comprato un attico…con soldi….grazie al Pci….secondo la
denuncia di un massone….
Franco
Varaldo
(senatore
della Repubblica) – Franco Varaldo, oggi deceduto, era un
esponente del mondo cattolico più impegnato, vicino alle posizioni
di possibile collaborazione e apertura politica dettate da Aldo
Moro, antimassone, fortemente critico, come testimoniano i suoi
scritti raccolti in un libro e sul settimanale diocesano Il
Letimbro, contro ogni trasformazione della politica in politica
degli affari, della speculazione, del trasformismo, in
qualsiasi partito siano annidati, Dc compresa. Varaldo, nella
stagione delle bombe, venne colpito per primo. Forse l’attentato a
Varaldo, in quel 1974, aveva il significato di avvertire,
colpire, intimidire chi ieri come oggi tenta la strada del
cambiamento e della pulizia morale. Terrorismo. Mafia, poteri
occulti: ieri come oggi la santa alleanza funzionava e funziona. ..Varaldo
era un cattolico pulito, serio….A Savona, non a caso, ci fu un
convegno contro la politica di solidarietà nazionale. Varaldo,
rispetto all’entourage Dc dominante era un isolato.
Savona non a caso rivelò le commistioni malaffare, politica,
P2, logge coperte col
caso Teardo. Anche li lasciato addormentare e finire dopo la
partenza dei giudici Granero e Del Gaudio.
Carlo
Zanelli
(sindaco) -
Non a caso O.P. di Pecorelli attaccò Pertini
e Savona, l’allora sindaco socialista Carlo Zanelli “reo” di
avere preso posizioni sulla vicenda degli attentati sulla scia di
Pertini. Zanelli fu uno dei socialisti ad esporsi maggiormente.
Lo stroncarono dicendo che voleva strumentalizzare i fatti in chiave
di candidatura politica al Senato e alla Camera, posti in seguito
occupati da elementi legati al gruppo dominante del Psi savonese di
Alberto Teardo.
Del Gaudio,
invece, ha “dimenticato” anche gli attacchi di O.P. di Pecorelli
al Secolo XIX per le cronache giudiziarie di quel periodo, ovvero
legate al lavoro svolto dal dottor Antonio Petrella, ad una
sua intervista, alle sue conclusioni. Marcello Zinola
(giornalista) – Ti allego, cara Lu, l’intervista che ho concesso a
Marcello Zinola del Secolo
XIX. In confidenza ti dico, che il vero principale motivo, che ha
portato me a Genova e Francantonio
a Roma, è l’impossibilità di far
fronte ad un carico di lavoro enorme, che ci impediva di curare
l’istruttoria della Teardo Bis. Con Guido Gatti
che ci richiamava continuamente a sbrigare i procedimenti contro
ignoti. “se ne sono accumulati troppi e la gente attende>. Si
preoccupava degli ignoti più che degli stralci delle tangenti.
Ha scritto Zinola: Del Gaudio lascia Savona dopo aver condotto altre inchieste (sequestro Berrino, Acna, stralcio del sequestro Domini Geloso) importanti. …..A Savona, dice Del Gaudio, ho dedicato cinque anni del mio lavoro e della mia vita. Senza retorica e senza falsa modestia debbo dire che mi spiace lasciare la città come luogo di lavoro. Ho imparato ad amare e conoscere i savonesi, soprattutto la gente comune, onesta, laboriosa…Lasciare un’inchiesta con 58 imputati (la Teardo Bis) non è un po’ come lasciare la spugna e dare ragione a chi sostiene che, inquisito Teardo e decapitato il Psi, tutto si sarebbe fermato?….Del Gaudio spiega che l’Ufficio Istruzione del tribunale ha assunto un carico di lavoro ordinario davvero esorbitante, sproporzionato rispetto alle forze dei magistrati e collaboratori….A ciò si aggiunga che un solo fascicolo della Teardo bis ha superato 200 mila pagine. In tale situazione i giudici istruttori si sono ridotti da tre a due…. Zinola chiede a Del Gaudio e osserva che una sola forza politica, la Sinistra indipendente, ha preso posizione sull’autotrasferimento suo e del dottor Granero. Solo i giornali hanno dato voce alla vostra decisione. Anche l’Associazione magistrati non è intervenuta…. Del Gaudio risponde, tra l’altro…..Penso che Savona abbia perso con il collega Granero, per giudizio diffuso anche extra savonese, uno dei migliori giudici a livello nazionale, perché ha saputo coniugare con grande professionalità l’attività istruttoria con l’informatica… Ancora Zinola…. Da qualche anno a questa parte (scandalo Friuli con il giudice Acquarone, le bombe di Savona con i giudici Frisani prima e Petrella poi) tutte le inchieste scomode su Savona si scontrano con la convergenza di interessi contraria alla loro realizzazione. Ma che succede a Savona? Del Gaudio risponde: E’ un quesito dirompente…. Zinola: il palazzo di giustizia che lascia e il suo contenuto, cioè la giustizia, in che condizioni si trova? Del Gaudio: <La situazione degli uffici giudiziari è precaria per carenza di mezzi, strutture, magistrati e personale ausiliario. Ci sono ritardi nell’adozione di provvedimenti, con conseguenti disagi per i cittadini. Zinola chiede: tornerebbe a Savona?…. Del Gaudio: Intanto comincio a sentire una certa emarginazione tra i colleghi. Vincenzo Ferro mi attacca pubblicamente in assemblea, accusandomi di protagonismo per l’intervista concessa a Zinola…..Altro che protagonismo. Solo Giovanni Zerilli mi è vicino con le sue parole di conforto e di incoraggiamento. E una cartolina di Franco Becchino con la scritta: <Questa veduta autunnale è venata di malinconia, come la tua partenza dal nostro tribunale di Savona>. Mario Sossi - Ieri mattina verso le 10 mi arriva una telefonata del presidente del tribunale Guido Gatti per preannunciare una telefonata del procuratore generale di Genova….Non ho nemmeno il tempo di riflettere che squilla il telefono: “Sono Mario Sossi, ti telefono a nome del procuratore generale Boselli, come va il processo Teardo? Sai è candidato al parlamento e le elezioni sono a giugno, sarebbe opportuno concludere l’inchiesta in modo da consentire a Teardo di parteciparvi….”. Rimango sbigottito…Granero decide di affiancarmi, il presidente Gatti torna alla carica: “Ma quel Capello che impressione ti ha fatto? A me tutti dicono che è una brava persona”: Alberto Teardo – Teardo l’ho conosciuto l’altro giorno. Non l’ho convocato a palazzo di giustizia attraverso la polizia giudiziaria come gli altri imputati. Gli ho telefonato ed abbiamo concordato un appuntamento. Poi dicono che li voglio perseguitare! Nell’interrogatorio di Teardo mi hanno colpito due cose: tremava come una foglia, ma rispondeva alle domande con intelligenza e sicurezza. Era emozionato. Ma in pochi secondi inventava balle, che altri avrebbero partorito in due o tre ore di riflessione: ed ad un primo superficiale esame apparivano anche credibili…Anche lui è stato cortese. L’unico agitato era il suo difensore, l’avvocato Romanelli. I COLLABORATORI – L’inchiesta, l’indagine… se non ci fosse stata a Savona la combinata presenza di tante persone perbene…. Il colonnello dei carabinieri Bozzo, il generale della Guardia di Finanza, Biscaglia, il questore Sgarra. E poi la base: Travisi, Troisi, Pasquinelli, Previ, Mandati, Chiazzo, Piedalumpo, Moretti, Rimicci, Lombardelli, Corrado, Reina…Ma anche Alfonsina, Filomena, Clara, Armanda. I DIFENSORI -..-. Quello che più mi ha impressionato è Vittorio Chiusano, abbiamo passato insieme oltre 40 ore di interrogatorio a Teardo. L’ultimo è durato due giorni consecutivi, con l’intervallo per la notte. Il maresciallo Travisi, per l’emozione, non è riuscito a prendere sonno la notte prima. ..Chiusano un avvocato corretto e preparato. ..seguiva soprattutto l’accusa di associazione mafiosa…sui singoli reati, con tante prove raccolte, non interveniva… Poi Marcello Gallo, Failla, Guastavino, Signorile, Di Maggio. Quello che mi ha profondamente deluso è l’avvocato Calabria. Ad ogni arresto si presentava lui come difensore, già prima che l’imputato lo nominasse. ...arrivò al punto di passare a Capello un foglietto con annotazioni ed il nome di un legale….un’altra volta mentre Capello sta confessando la contabilità segreta del clan, scoperta in un fienile a Spotorno, l’avvocato Calabria esclama “signor giudice ma non vede che Capello si sente male, sta male….da quel giorno Capello non ha più voluto rispondere alle domande dei giudici. Luciano Corrado |